San Marino. Rinviati a giudizio il commissario della legge Buriani e l’ex Segretario Celli

San Marino. Rinviati a giudizio il commissario della legge Buriani e l’ex Segretario Celli

L’ex Segretario di Stato alle Finanze Simone Celli e il commissario della legge Alberto Buriani sono stati rinviati a giudizio nell’ambito di una indagine partita dagli atti e da una denuncia della commissione di inchiesta su Banca Cis

Provvedimento firmato dai due Commissari della legge Elisa Beccari e Francesco Santoni

A Buriani, secondo quanto riportato da San Marino RTV, viene contestato l’abuso di autorità e la rivelazione di segreto istruttorio speciale. In concorso con Celli, viene inoltre contestato il misfatto tentato di concussione. Entrambi sono stati inoltre rinviati a giudizio per falsa testimonianza.

“Nel pomeriggio di ieri, mi è stato notificato un decreto di rinvio a giudizio – spiega lo stesso Simone Celli in una lettera -. in seguito ad una denuncia effettuata dalla Commissione Consigliare di Inchiesta, sulla base della sola ed esclusiva parola della sig.ra Catia Tomasetti. Preciso che il citato decreto di rinvio a giudizio, per stessa ammissione dei giudici inquirenti, allo stato dei fatti è privo di efficacia, in quanto è sub iudice l’operato degli stessi magistrati che hanno disposto il giudizio, essendo pendente nei loro confronti una istanza di ricusazione. Rilevo peraltro come sia venuto a conoscenza della maggior parte delle accuse a me addebitate, solamente con la notifica del documento citato. Tengo a precisare che i fatti che mi vengono addebitati non riguardano in alcun modo i miei trascorsi politici, ma si riferiscono a circostanze che avrei, secondo le tesi dell’accusa, posto in essere quando non ricoprivo più alcuna carica pubblica. Sono certo di poter dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti contestati nel processo, anche se mi duole constatare che, se fossero state rispettate le norme che disciplinano il processo penale, avrei potuto fornire un decisivo contributo al chiarimento della mia posizione già in questa fase preliminare. Gli inquirenti invece hanno ritenuto di non ascoltare la mia versione dei fatti, basando così il loro provvedimento sulla parola della mia accusatrice. Constato in ultimo, che sono diversi i giudici inquirenti che si sono alternati nella conduzione dell’istruttoria, i quali fino ad oggi hanno mantenuto il massimo riserbo. La recente mutata compagine dei titolari delle indagini, ha purtroppo coinciso con la divulgazione indebita di atti che mi riguardano. Credo nella giustizia, e confido che l’esito del processo consentirà finalmente di far coincidere la verità processuale con la realtà dei fatti accaduti, anche attraverso tutte quelle garanzie difensive che fino ad oggi mi sono state precluse per imperscrutabili ragioni”.

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