Afghanistan, “che pena chi invoca l’esportazione della democrazia da parte di Usa e Occidente”

Afghanistan, “che pena chi invoca l’esportazione della democrazia da parte di Usa e Occidente”

Riceviamo e pubblichiamo

La situazione in Afghanistan resta al centro del dibattito internazionale tutti i giorni sui Tg.

Sui media occidentali non si fa altro che invocare, più o meno apertamente, l’intervento diretto dell’Occidente – e in particolare degli USA – per respingere i talebani e “riportare la democrazia”.

Personalmente questa posizione mi lascia molte perplessità. Perplessità che ha raccolto magistralmente il filosofo Franco “Bifo” Berardi con una lettera aperta pubblicata su Il Manifesto in questi giorni rivolta a coloro che definisce “intellettuali del Bar Messico”, ovvero ai giornalisti e agli opinionisti italiani che sostengono che esportare la democrazia è un nostro diritto, anzi un nostro dovere!

“Colpito da tanta passione democratica – scrive Berardi – sono andato a informarmi, e ho studiato la storia passata e presente del principale esportatore della democrazia, i famosi Stati Uniti d’America. Ho scoperto che si tratta di un paese nato da un genocidio perfetto, dallo sterminio spietato degli indigeni che abitavano quella terra prima che i democratici arrivassero. Ho scoperto che si tratta di un paese che ha conquistato la prosperità grazie alla deportazione di decine di milioni di africani, e grazie allo schiavismo sistematico, abolito formalmente dopo una guerra civile, ma poi tranquillamente continuato con la carcerazione di massa e i lavori forzati dei neri. Ho scoperto che in questo paese la polizia uccide quotidianamente nelle strade persone disarmate, soprattutto se di pelle nera. Le loro vite «non contano», lo grida per le strade un movimento intero di donne e uomini.

Ho scoperto che l’11 settembre del 1973 questo paese finanziò e appoggiò un generale nazista che uccise Salvador Allende e trentamila cittadini cileni. Ho scoperto che una piccola minoranza possiede una ricchezza immensa mentre la maggioranza della popolazione, nera latina e bianca, vive in condizioni di miseria, sfruttamento e ignoranza. Ho scoperto che per ottenere un titolo di studio universitario è necessario contrarre un debito che pagherai solo accettando condizioni di lavoro precario e miserabile. Ho scoperto che le grandi aziende farmaceutiche di quel paese hanno distribuito oppiacei a milioni di poveri bianchi disperati.

Inoltre, approfondendo un poco, ho scoperto che gli orribili assassini talebani non esistevano prima che gli Stati Uniti (il faro della democrazia, appunto) finanziassero l’islamismo radicale per colpire gli occupanti sovietici. Per giustificare il finanziamento del terrore islamista in Afghanistan, Zbignew Brzezinski, uno dei più importanti intellettuali dell’impero americano disse: «Cosa pensate che sia più importante nella storia del mondo? I talebani o la caduta dell’impero sovietico? Qualche islamista un po’ troppo eccitato o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della guerra fredda?».

Ecco, ora sappiamo che Brzezinski sbagliava, su questo punto. L’Unione sovietica è implosa e scomparsa, dimenticata. Pace all’anima sua. Ma qualche islamista un po’ troppo eccitato ha finito per provocare il collasso della credibilità americana, al punto che possiamo dire che adesso è l’Occidente che scompare, anche se forse non lo farà così tranquillamente come lo fece l’Urss. Il punto è che i principali finanziatori del terrorismo islamico, e particolarmente di Al Qaeda, furono proprio loro, i difensori della democrazia, e la cosa non è poi tanto sorprendente dal momento che un altro paese dominato dall’orrore islamista, l’Arabia Saudita, strettamente allacciata al grande fratello democratico dal petrolio e dal dollaro, è il principale alleato degli Stati Uniti.

Mi è sorto allora il sospetto che questi intellettuali da bar Messico che scrivono su giornali «liberi» come la Repubblica, o Il Corriere della Sera, (e altri cosiddetti «liberi» ma padronali) non conoscano la storia. O forse la conoscono. Ma in questo caso sono costretto a dire che questo genere di «giornalismo» mi disgusta. Mi disgustano per il cinismo orrendo con cui chiamano le donne afghane a testimone della superiorità della loro democrazia. Mi disgustano per la mala fede con cui citano la liberazione dal nazismo per esaltare l’intervento armato americano. Solo cinismo e mala fede, infatti, possono far dimenticare a questi intellettuali da Bar Messico che la storia americana è una storia di orrore razzista che dura da due secoli.

Ma adesso è finita, anche se quelli che scrivono sui giornali «liberi» (ma padronali) non sono in grado di capirlo, o forse preferiscono ignorarlo. È finita perché l’America non esiste più. Quel paese, che da due secoli garantisce nel mondo la violenza razzista e imperialista, che da due secoli fomenta guerra, ora è morto. Non ha un presidente, perché Biden è annichilito dalla vergogna e nessuno può fidarsi più di lui. Non ha alleati perché gli alleati di quel paese se la stanno filando all’inglese. Non ha un popolo perché ce ne sono due e sono in guerra fra loro. Non ha un governo perché non c’è nessuna maggioranza parlamentare. Non ha un futuro perché il suo destino manifesto è quello di dilaniarsi nella disuguaglianza, nella demenza di massa, nell’ignoranza e nella violenza armata.

L’Occidente è finito, cari Merlo, Ferrara, Nierenstein, Della Loggia e compagnia bella. E anche voi, senza più la possibilità di raccontare le «magnifiche sorti» delle guerre umanitarie, siete finiti. Rendetevene conto”.

 

Mi perdonerà il filofoso Berardi se ho fatto mie queste sue parole, ma le condivido dalla prima all’ultima. E spero che il mio paese, San Marino, mantenga una posizione politica su questo tema degna della propria millenaria storia di equilibrio e libertà.

 

Luciano Moretti

 

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