San Marino . Le 5 reggenze di Domenico Maria Belzoppi

San Marino . Le 5 reggenze di Domenico Maria Belzoppi

Le 5 reggenze di Domenico Maria Belzoppi

Una vita eroica, dall’affiliazione alla Giovine Italia alla massima carica dello Stato ricoperta per ben 5 volte

A cura di Davide Pezzi

DAVIDE PEZZI (a cura di) “Ben venga il rifugiato; questa Terra ospitale vi riceve. Sono preparate le razioni per i vostri soldati, sono ricevuti i vostri feriti e si curano; voi ci dovete contraccambiare risparmiando a questa Terra mali e disastri”. Con queste parole il Reggente Domenico Maria Belzoppi rispose, nel 1849, alla richiesta di rifugio e ospitalità di Garibaldi.
Fino al prossimo 20 gennaio, presso la Pinacoteca San Francesco, è visitabile una interessante Mostra dedicata allo scampo di Garibaldi a San Marino. Le vicende della fuga dell’eroe dei due mondi sul Titano sono note a tutti i sammarinesi; meno nota forse è la figura del Reggente Belzoppi, che ebbe un ruolo storico non secondario e a cui San Marino ha dedicato una Piazza a Borgo Maggiore. Domenico Maria Belzoppi nasce a Borgo Maggiore il 14 novembre 1796; il padre è un merciaio e la madre proviene da una facoltosa famiglia di Urbania. Dopo avere iniziato gli studi in patria sotto la guida dello zio, don Ignazio Belzoppi, si iscrive al Seminario di Rimini, per poi trasferirsi a Forlì, dove stringe amicizia con il figlio di Pietro Maroncelli, che finirà poi in prigione con Silvio Pellico. 

I due giovani, accomunati da interessi culturali e politici, frequentano insieme gli ambienti della carboneria. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Perugia nel 1821, torna a San Marino dove continua lo studio delle lettere, senza però mai trascurare quelli di economia e diritto, interessandosi anche di politica e di diplomazia. Spinto dai suoi interessi politici, e dalle amicizie che aveva stretto con diversi liberali del tempo fonda in Repubblica una affiliazione della Giovine Italia, assieme a Giuseppe Bergonzi. Nel 1831 molti saranno gli esuli ospitati sul Titano tra gli iscritti all’associazione mazziniana in Italia, in seguito all’insurrezione nei ducati e nello Stato Pontificio. Nell’agosto del 1834 gli viene affidato un delicato incarico dai cospiratori di Rimini: deve recarsi in Toscana per organizzare un nuovo moto insurrezionale, con esponenti del governo francese. Il Belzoppi, accompagnato dal fedele colono Matteo Tamagnini, parte a cavallo portando con sé documenti di notevole importanza, ma presso il Monte Carpegna viene fermato dai Carabinieri di Rimini che, in seguito a una soffiata del pittore Riminese Luigi Pedrizzi, in carcere a Roma, già da alcuni giorni lo stanno aspettando. Belzoppi cerca di mangiare i documenti più compromettenti, ma viene arrestato e condotto prima nel forte di San Leo, poi nelle carceri di Rimini e Forlì, dove rimane per sei mesi. Nel marzo del 1835, grazie alle insistenze degli ambasciatori di Francia e di Svezia, oltre che ovviamente del governo sammarinese, viene liberato e torna in patria dove viene accolto dalla popolazione come un eroe. In Repubblica riprende la sua attività legale, proseguendo anche nella sua attività di sostegno ai liberali italiani e a coloro che cercano scampo sul Titano.

Nel 1838 viene eletto consigliere dopo la morte del padre, e in ottobre diventa Reggente per la prima volta, riuscendo a ottenere alcuni miglioramenti al momento di rinnovare i trattati per i sali e tabacchi col Governo Pontificio. Nel 1840 gli viene conferito il patriziato sammarinese, e nel 1842 diventa Reggente per la seconda volta. Da esperto giurista promuove una riforma delle leggi penali sammarinesi, in particolare delle norme riguardanti le successioni, dimostrando così che un popolo diventa prospero e felice solo quando è sorretto da leggi e da istituzioni conformi alle norme della ragione e dei tempi. Durante la sua Reggenza vengono aggregati al Patriziato Sammarinese molti personaggi dello Stato Pontificio, per salvarli dalla galera in quanto cospiratori e rei di volere la libertà d’Italia. In conseguenza viene fatta una legge sull’asilo da darsi agli stranieri inquisiti per reati politici, ossia a coloro che essendo sotto processo vengono a rifugiarsi in Repubblica per non subire il carcere preventivo. Dall’ottobre del 1845 all’aprile del 1846, Belzoppi è Reggente per la terza volta, e insieme a Bartolomeo Borghesi e Giambattista Bonelli si adopera per salvare e trovare asilo in Toscana per molti congiurati dei falliti moti di Rimini del 1845. Il momento più alto dell’attività liberale di Belzoppi si ha certamente nel luglio 1849, quando – Reggente per la quarta volta – accoglie e soccorre Giuseppe Garibaldi, la moglie Anita e i suoi uomini, chiedendo in cambio di evitare che San Marino sia coinvolto in scontri armati. Non ci dilungheremo su questo episodio, che troverà adeguato spazio prossimamente su questa rubrica, ma sottolineiamo solo il capolavoro di diplomazia del Belzoppi nella difficile trattativa coi generali delle truppe imperiali austriache. Durante la sua quarta Reggenza Belzoppi trova anche il modo di far riordinare il Collegio-Convitto Belluzzi e di riformare la pubblica istruzione. Negli anni seguenti San Marino continua a supportare i rifugiati e ad appoggiare le rivolte, pur in un clima di crescente sospetto da parte dello Stato Pontificio e dell’Austria. I due paesi progettano un’occupazione armata della Repubblica, ed è grazie a Belzoppi e Borghesi, che riescono ad accaparrarsi la protezione e l’appoggio della Francia di Napoleone III, che il tentativo non riesce.

In questo difficile momento Belzoppi diventa Reggente per la quinta volta nel 1853, ma i tempi stanno cambiando, e alcuni giovani esaltati a San Marino, sammarinesi e fuggiaschi di fuori confine, cominciano ad accusare di oscurantismo proprio coloro che tanto avevano fatto durante i moti della Giovine Italia, arrivando anche a dubitare della sua onestà quando, nell’anno della carestia, riesce a fare provviste di cereali all’estero, con la garanzia di tutti i Consiglieri. Gli obiettivi sono le cosiddette cinque “B”: Belzoppi, Bonelli, Borghesi, Belluzzi, Braschi. Il primo della lista è Belzoppi, ma il primo ad essere colpito è il Segretario di Stato Giambattista Bonelli, ucciso a Borgo Maggiore con una fucilata alle spalle nel 1853.

Stanco e amareggiato Belzoppi si ritira in volontario esilio in un casolare presso Verucchio. Nei 10 anni del suo esilio tornerà a San Marino una sola volta, per difendersi davanti al Consiglio da altre accuse infamanti che girano sul suo conto. Benché accolto in patria con grandi onori, rifiuta di tornarvi e muore a Verucchio nel 1860 chiedendo che le sue spoglie tornino a San Marino, dove viene sepolto presso la cappella gentilizia presso la Chiesa di Santa Maria in Valdragone.

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