San Marino. Riciclaggio milionario. Condannato il “re del vino”, Antonio Fabbri

San Marino. Riciclaggio milionario. Condannato il “re del vino”, Antonio Fabbri

Antonio Fabbri Riciclaggio milionario. Condannato il “re del vino”

L’accusa era riciclaggio di una ingente somma di denaro di svariati milioni di euro. Denaro ritenuto dall’accusa provento di fatture per operazioni inesistenti, truffa allo Stato e frode ai danni dell’Unione Europea. Reati che, nell’ambito dell’operazione denominata “Baccus” erano stati contestati al “Re del vino”, Vincenzo Secondo Melandri, noto imprenditore ravennate dell’azienda vitivinicola “Alla grotta”. Una indagine che fece emergere anche contatti con la malavita foggiana, tanto che se ne occupò, e se ne occupa tuttora in un altro filone di indagine, la Direzione investigativa antimafia di Bari. Così ieri Vincenzo Secondo Melandri è stato condannato a 4 anni e mezzo di prigionia, due anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, multa di mille euro e confisca del denaro posto sotto sequestro più gli interessi. Denaro investito in una polizza assicurativa della Compagnia sammarinese di assicurazioni. Sette milioni di euro, originariamente, che ad oggi dovrebbero ammontare a circa 9 milioni. Assolto, invece, il coimputato Luigi Cantatore, che era titolare di una delle società accusate di avere emesso false fatturazioni  a favore dell’azienda di Melandri. Assolto con formula dubitativa perché non sufficientemente provato che abbia concorso nel reato fino al dicembre 2013, quando il denaro venne posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria sammarinese. Ieri le conclusioni del processo.

La procura fiscale Il Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini ha esordito affermando che “il riciclaggio o l’autoriciclaggio, come prospettati originariamente dalle verifiche dell’Aif, hanno trovato conferma nell’istruttoria e nel dibattimento. Sono stati riscontrati i fatti legati all’attività di Melandri, sia in riferimento all’azienda vinicola “Alla grotta”, sia alla associazione a delinquere e alle fatture di vendita fittizia di mosto a ditte che si creavano di anno in anno. Ditte che mutavano ma avevano sempre la stessa sede e che hanno avuto come unica attività l’emissione di queste fatture per operazioni inesistenti. Documenti che Melandri ha utilizzato, anche se è stata dichiarata la prescrizione per fatti più risalenti, ma che hanno visto la condanna in riferimento aglli anni più recenti” ha detto il Pf rihiamando anche i risvolti dell’indagine italiana che hanno portato a scoprire i collegamenti con la malavita foggiana. Quella gestita da Luigi Cantatore “era invece una impresa filtro, utilizzata per rende più complesso sistema fraudolento”, ha rilevato il Pf. La Procura fiscale ha richiamato anche quanto accaduto di recente, compresa la nuova indagine che ha visto Melandri finire sotto custodia cautelare. “A dimostrazione – ha detto il Pf Cesarini – che tutta l’attività del Melandri è connotata dall’evasione Iva e truffa allo stato, reati perseguibili anche a San Marino”. L’accusa ha ricostruito versamenti in contanti, passaggi di assegni e bonifici e, prima, l’utilizzo di libretti al portatore. “Tutte le somme pervenute sono legate a questa attività fraudolenta dell’imputato”. Movimentazioni di denaro che hanno superato, nella ricostruzione del Pf, i 10 milioni di euro oltre alla somma rimasta a San Marino, investita in una polizza assicurativa, per un importo iniziale di 6.832.907 euro che oggi, calcolati gli interessi maturati, avrebbe raggiunto i 9 milioni circa. L’accusa ha quindi chiesto l’assoluzione di Cantatore con formula dubitativa, perché non è provato che la sua attività in concorso con Melandri sia proseguita fino al 2013, non potendosi così configurare l’autoriciclaggio entrato in vigore proprio in quell’anno. Diversa la posizione di Melandri per il quale il Pf aveva chiesto 5 anni  di prigionia,multa a giorni 30 pari a euro 6000 interdizione per 2 anni dai pubblici uffici.

Le difese L’avvocato Musci, domiciliato presso l’avvocato Lara Conti, ha chiesto l’assoluzione con formula piena per il proprio assistito affermando come sia dimostrato che i rapporti tra i rapporti tra la società del suo assistito, Cantatore, e la vinicola di Melandri, si fermarono prima del 2008, non legati, quindi, ai versamenti fatti sul Titano. Di qui la richiesta di assoluzione con formula piena. Quanto a Melandri, l’avvocato Antonio Vincenzi ha contestato la ricostruzione del Procuratore del fisco affermando che “sulla alla truffa aggravata la Cassazione ha attestato che il fatto non sussiste, e quanto alle false fatturazioni, il reato è stato dichiarato prescritto. Pertanto il denaro posto sotto sequestro va restituito”, ha detto il legale che poi ha aggiunto: “Non c’è nessun collegamento tra i fatti di Bari e il denaro depositato a San Marino. Anche a questa polizza costituita nel 2011 è stata data giustificazione, essendo stata sottoscritta a favore dei figli”, ha detto il legale.

Ha esplicitato ulteriormente la posizione difensiva l’avvocato Maria Selva. “Nessuno, nei processi italiani e nelle indagini, ha mai sostenuto che l’azienda vinicola ‘Alla grotta’ fosse un fatturificio. Melandri era un imprenditore di standing elevatissimo nell’ambiente vitivinicolo. I rapporti di fornitura non potevano essere fittizi. E’ doveroso ricostruire la vita imprenditoriale di Melandri anche per rendersi conto che tutti i denari transitati sul conto corrente presso il CIS sono frutto dell’attività imprenditoriale di Melandri e non ricollegabili alle condotte misfattive dell’imputato”, ha detto l’avvocato Maria Selva. Ha quindi sostenuto che il riciclaggio è un reato istantaneo, contestando invece i precedenti citati dall’accusa quanto al profilo dell’occultamento di denaro illecito e citando anche alcune recenti sentenze. L’avvocato Selva ha quindi ricostruito le movimentazioni facendo risalire il momento consumativo del reato al periodo precedente all’entrata in vigore dell’autoriciclaggio. Quindi la richiesta di assoluzione per il proprio assistito. Il giudice Roberto  Battaglino ha tuttavia ritenuto di accogliere sostanzialmente le richieste della Procura fiscale. Probabile l’appello.

 

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