SUL SAGRATO DELLA PIEVE

SUL  SAGRATO DELLA  PIEVE

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Sul sagrato
della Pieve
 
Il 19 settembre, alle ore 16,30 circa, sul sagrato della Pieve, il prof. Federico Bigi annuncia al paese che si è costituita una nuova maggioranza politica.
La nuova maggioranza è formata da 31 consiglieri: 23 del PDCS (Partito Democratico Cristiano Sammarinese); 2 del PSDS (Partito Socialista Democratico Sammarinese); 5 del PSIS (Partito Socialista Indipendente Sammarinese); 1 indipendente di sinistra. Ciò a seguito di una spaccatura del PSS (Partito Socialista Sammarinese) e della fuoruscita di un consigliere dal gruppo consiliare del PCS (Partito Comunista Sammarinese).
PCS e PSS avevano, fino ad allora, governato la Repubblica a partire dal dopoguerra con maggioranze a volte risicate a volte ampie, tuttavia sempre stabili. Nelle ultime elezioni politiche (1955) i due partiti avevano raggiunto 35 seggi, sia pure in un clima infiammato dalla denuncia, da parte del PDCS e del PSDS, di una scorrettezza nel fissare la data delle elezioni e di brogli nel loro svolgimento.
A metà legislatura si verificarono degli spostamenti nei gruppi consiliari che, nel giro di un anno circa, diedero luogo alla nuova maggioranza.
I cambiamenti di governo che avvengono in questo modo, cioè non a seguito di nuove elezioni o di nuove alleanze fra partiti, generano sempre polemiche e tensioni. In questo caso la tensione è altissima.
Lì, sul sagrato della Pieve, le orecchie di tutti prestano ascolto a Bigi, ma gli occhi – pure quelli di Bigi – corrono laggiù in fondo alla piazza dove forse c’è un tafferuglio o qualcuno sta urlando qualcosa.
Quello stesso 19 settembre avrebbe dovuto aver luogo, alle ore 15, una seduta del Consiglio.
    I 31 consiglieri, secondo gli ultimi accordi presi nella notte, avevano raggiunto alla spicciolata la casa dell’avv. Forcellini, uno dei loro, già alle 13,30 per concordare gli interventi e recarsi poi assieme a Palazzo.
Nelle stesse ore il Pianello, la piazza antistante il Palazzo Pubblico, era andato riempiendosi di sostenitori del governo in carica.
I 31 erano ancora in Casa Forcellini quando arrivò loro la notizia che la seduta del Consiglio era stata annullata.
Poco prima delle 15 sulle porte del Palazzo era comparso un manifesto con cui la Reggenza annunciava di aver ricevuto n. 34 lettere di dimissioni di consiglieri del PCS e del PSS, per cui il Consiglio doveva ritenersi sciolto. A breve sarebbe stata fissata la data delle elezioni politiche.
I 31, nonostante il comunicato della Reggenza, decisero di presentarsi regolarmente a Palazzo. Fendendo la folla minacciosa degli avversari – scrive Casali nel suo diario – guadagnarono la loggetta, decisi a raggiungere comunque la Sala del Consiglio. Ma si trovarono i portoni sbarrati. Solo la piccola porticina era aperta. Aperta, ma con l’accesso impedito da gendarmi, vigili, uomini della milizia.
Al comando di questi uomini c’era il Capitano dei Carabinieri Ettore Sozzi, Comandante della Gendarmeria ed Ispettore della Polizia Urbana. Dopo una ventina di minuti, i 31 avevano dovuto desistere per evitare il peggio. Qua e là, sul Pianello, stavano scoppiando dei tafferugli fra i sostenitori dei diversi schieramenti.
    I 31, una volta ritornati in Casa Forcellini, si erano dati una prima struttura organizzativa nominando un Comitato Esecutivo nelle persone di Federico Bigi, Alvaro Casali, Pietro Giancecchi e Zaccaria Giovanni Savoretti, e avevano stilato il proclama letto poi da Bigi davanti alla Pieve.

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