20 domande ad Andrea Raschi

20 domande ad Andrea Raschi

Andrea Raschi è il basket. È un ragazzo che di talento ne ha sempre avuto parecchio, che ha assaggiato fin dall’alba della carriera le massime serie italiane e che poi ha viaggiato verso un percorso di alto livello. Dall’estate del 2019 Andrea è nel roster della Pallacanestro Titano, abbracciando completamente la Repubblica dopo le tante estati in Nazionale. Un uomo che, da quest’anno, è anche ben dentro lo staff federale col suo impiego come istruttore di minibasket.

1 – Andrea, in questo momento non è banale chiederlo: come va?

Dopo un primo periodo abbastanza sereno, le ultime settimane sono state un po’ più difficili, soprattutto da quando ho sentito e visto la situazione del mio ex compagno di squadra, Matteo Malaventura, che ha contratto il virus. Mi ha fatto davvero molta impressione. L’ho contattato e fortunatamente adesso sta meglio. Di certo è complicato essere sereni.

2 – Ti sei un po’ stancato della situazione che si è creata?

È dura stare in casa, ho sempre portato avanti una vita attiva e chiaramente, per me come per tutti, adesso lo scenario è particolare. Mi ritaglio alcuni spazi per cercare di stare in forma, ma senza la partita è tutta un’altra cosa. Il momento agonistico per un atleta è il culmine dell’attività, quello a cui si tende con il lavoro settimanale. Senza il match è obiettivamente tutto un po’ diverso. Il lavoro però mi tiene la testa impegnata e questo è sicuramente positivo.

3 – Hai a che fare con i bambini non solo perché da quest’anno sei entrato nel mondo del minibasket. Cosa si può raccontare loro di queste strane settimane in casa?

Complicato dare una risposta univoca, che valga per tutti. Quello che sta accadendo non è semplice da spiegare ai più piccoli. Di certo non bisogna farli preoccupare. A mia figlia ho semplicemente detto che per un periodo non si può uscire, né per andare dagli amici, né per andare al parco e così via.

4 – Passiamo all’attualità tecnica 2019/2020. Quanto ti dispiace non aver potuto concludere un’annata come questa che si stava facendo interessante?

La squadra ha dimostrato di avere grossi margini di miglioramento e dall’inizio dell’anno è cresciuta parecchio. Devo dire la verità: ero molto curioso di scoprire come sarebbe andata a finire nei playoff, giocarli sarebbe stato parecchio intrigante. Avevamo trovato un bellissimo equilibrio e la seconda fase della stagione si sarebbe fatta davvero interessante.

5 – Tiss’ You Care 2019/2020, qual è il tuo giudizio da veterano sui giovani della squadra?

Devo dire che mi hanno stupito molto. Alcuni erano alle primissime esperienze con una squadra senior e obiettivamente sono stati bravi, in crescita forte nell’ultimo periodo. Parlo ad esempio di Palmieri, Felici e anche di Semprini: hanno fornito un contributo costante e positivo. Anche i ragazzi da Forlì si sono espressi molto bene, sono stati tutti una piacevole sorpresa.

6 – E i colleghi senior?

Beh, ovviamente li conoscevo un po’ meglio per ragioni naturali. Con Sapo ci eravamo incontrati per la prima volta nelle giovanili del Basket Rimini, poi le nostre strade si sono divise, anche se qualche incrocio in B c’è stato. L’ho ritrovato sempre solido e concreto come me l’aspettavo. Poi c’è Dave, che conosco per i trascorsi comuni in Nazionale: è un ragazzo cresciuto molto come mentalità e leadership. Ci tiene tanto e gioca sempre per vincere, una sicurezza per il gruppo.

7 – Qual è il tuo pensiero sullo staff?

Coach Padovano e lo staff sono stati molto bravi in una situazione non facile da gestire, con allenamenti in diversi luoghi del territorio e spostamenti frequenti durante la settimana per riuscire a fare il meglio per prima squadra e Under 18. In una situazione di questo tipo preparare le partite dal punto di vista tattico non è stato semplice, ma lo staff è stato bravissimo.

8 – Tu che hai giocato in categorie ben superiori, la C Silver si è rivelata essere come te l’aspettavi o differente?

Non conoscevo la C Silver ma, di base, ogni campionato è da affrontare con grande rispetto. Questa C si è rivelata essere davvero tosta, con squadre in fascia alta che hanno messo in mostra qualità e organizzazione. Un campionato più fisico di quello che mi aspettavo.

9 – Allargo la visione. È di un paio di giorni la decisione definitiva sullo stop anche alla Serie A. Secondo te è giusto?

Sì, è stata presa la decisione più corretta. Non avrebbe avuto senso ricominciare tra qualche settimana dopo un’ipotetica pausa. È stato giusto così.

10 – Più in generale, secondo te, la reazione del mondo dello sport è stata quella corretta? Intendo questo: il basket di Serie A si è fermato adesso, le Olimpiadi sono state rinviate qualche settimana fa. Il calcio vuole ancora giocare. Non trovi che stonino queste differenze?

Sicuramente avrei uniformato le decisioni a tutti gli sport, con un’unica linea da seguire. È chiaro che gli interessi sono diversi, però…

11 – Da poco è arrivata anche l’ufficialità di un’estate senza Nazionali. San Marino sarebbe stata impegnata negli Europei in Irlanda. Come hai preso la notizia?

Mi è dispiaciuto per molti motivi. Prima di tutto perché venivamo da una stagione molto positiva, tra l’altro nella quale alcuni di noi della Nazionale stavano già giocando insieme e avevano avuto modo di affinare determinati meccanismi. Poi perché, com’è naturale che sia, questo tipo di competizione crea sempre degli stimoli bellissimi. Infine, perché, in fondo, le primavere per me cominciano a passare e questa dell’estate 2020 è stata un’occasione persa. Decisione inevitabile, intendiamoci, ma dispiace.

12 – In questi anni di Nazionale, qual è stato il momento tecnicamente più esaltante?

Ricordo molto bene l’ultimo bronzo, quello del 2016 agli Europei a Chisinau, in Moldova. Eravamo una buona squadra, ma prima della partenza qualche infortunio ci aveva un po’ stoppato, aveva messo qualche sassolino negli ingranaggi. Il piazzamento sul podio a quel punto si è rivelato ottimo, sorprendente. Dopodiché, scavando nei cassetti della memoria, ci sono tantissimi altri momenti da ricordare, a partire dall’oro del 2002 a Malta, un’edizione nella quale ero un po’ più giovane.

13 – E l’avversario più forte che ti sei trovato a dover marcare?

Mi ha sempre impressionato Jon Stefansson, guardia islandese che ha avuto un’ottima carriera ed è passato in Italia a Napoli, Roma e Treviso. Grande giocatore. Sono stati tanti quelli bravi, anno dopo anno.

14 – E invece, a livello di club, qual è stato il più grande fenomeno che ti sei trovato di fronte? Un americano o un italiano?

Ti dico subito Mike James, incontrato quando lui era ad Omegna. Giocava “con le ciabatte” e dominava, era già a quel tempo una spanna sopra tutti. Poi cito Rodney Buford, compagno di squadra a Rimini: giocatore spaziale, che ogni domenica faceva vedere di che pasta era fatto e che io in settimana marcavo in allenamento: non il compito più semplice possibile. Poi Buford, nella tappa successiva a Rimini, è stato in Nba con Iverson, tanto per far immaginare di che livello fosse ai giovani che non l’hanno mai visto.

15 – E il compagno di squadra più forte o quello al quale ti sei più affezionato?

Ne vorrei citare tanti, perché ho davvero un buon ricordo di parecchi compagni col quale ho condiviso bellissimi momenti in squadra. Dico Rivali e Chiumenti a Ravenna, innanzitutto, ma la lista è davvero lunga. A Ravenna sono stato anche capitano ed è un ruolo nel quale il rapporto umano col resto della squadra è ancora più importante.

16 – Se guardi al futuro della pallacanestro, non solo sammarinese ma in generale europea, quale pensi dovrà essere il senso di ripartenza?

Mi auguro di poter considerare quella che stiamo vivendo solo come una brutta parentesi. Speriamo di poter ricominciare a fare tutto quello che facevamo prima, naturalmente in salute.

17 – Quest’anno hai avuto a che fari con bimbi anche molto piccoli attraverso l’insegnamento del minibasket. Quali sono le sensazioni dopo questa esperienza?

È stato bellissimo. Non facile, ma bellissimo. Non mi aspettavo che richiedesse tanto impegno e abilità, ma ai bimbi bisogna dedicare giustamente tutta la concentrazione e l’attenzione possibile. A quella età il divertimento è al primo posto, ma bisogna anche iniziare ad insegnare alcune regole. Settimana dopo settimana, è stata un’avventura molto gratificante.

18 – Vuoi mandar loro un saluto?

Certo. Vorrei salutarli e dire che in qualsiasi modo spero che la loro passione per questo sport cresca sempre di più.

19 – A un bimbo che sta cominciando con la trafila delle giovanili, qual è il consiglio che ti senti di dare, da giocatore che ha vissuto una carriera di alto livello?

Il filo conduttore deve essere il divertimento. Ci devono assolutamente essere sacrificio e dedizione, ma col giusto spirito. Faticare, ma col sorriso.

20 – Infine ti chiedo un messaggio conclusivo a tutta San Marino…

È necessario rispettare le regole, solo così torneremo presto alla normalità. Non roviniamo i sacrifici di un mese. C’è gente che in queste settimane ha combattuto in prima e che rischia giornalmente la salute. Aiutiamoli rispettando le regole. La strada è quella giusta.

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