A San Marino riforme e poi elezioni anticipate? Ma i problemi restano

A San Marino riforme e poi elezioni anticipate? Ma i problemi restano

Lo sfogo del Segretario al Turismo Pedini Amati contro il collega Canti e parte dell’amministrazione pubblica è diventato ormai celebre.

Nei 24 minuti di diretta social, accanto alle accuse e alle espressioni folkloristiche, c’è un passaggio in cui Pedini Amati delinea un possibile scenario politico: “Ho l’impressione – ha detto – che qui si voglia portare a casa la riforma previdenziale, la riforma del lavoro e poi tutti a casa“. Quindi crisi di governo ed elezioni anticipate.

In effetti il quadro politico sammarinese da qualche tempo è particolarmente in fermento, complice anche il logoramento di alcuni rapporti personali all’interno della maggioranza.

Ad esempio nelle scorse settimane è stata lanciata la “reunion” socialista, a cui stanno lavorando Ps, Psd, Md ed Elego. Il progetto, anche se è lontano dal concludersi, ha da subito ricevuto la benedizione della Democrazia Cristiana, con il Segretario Gian Carlo Venturini che alla festa dell’Amicizia ha fatto intendere un ritorno al vecchio schema politico Dc-Partito Socialista. Un asse magari allargato all’area Berti (fuori o dentro la Dc?) nel così detto NPR 2.0.

Poi c’è Domani Motus Liberi che nell’ultimo congresso di partito di giugno ha avviato una fase di consultazione con tutte le forze politiche. Non solo: la forza di Fabio Righi continua a subire batoste in maggioranza, l’ultima per la Reggenza di questo semestre, e pare essersi messa in un ruolo di opposizione dentro la maggioranza occupandosi semplicemente dei temi cari e della “loro” Segreteria.

Proprio da Motus potrebbe innescarsi l’effetto domino decisivo, se prevalesse la linea di non svolgere più il ruolo del “Calimero” dentro la maggioranza e staccarsi per provare a diventare protagonista di un nuovo progetto politico.

Poi c’è il movimento Rete che in questa prima legislatura da forza di governo ha vissuto molte scelte difficili, a partire da quella di governare con il Pdcs, scontentando una (buona?) parte del proprio elettorato. In particolare la gestione della Sanità di San Marino si è rivelata una sfida ciclopica, che la pandemia ha ulteriormente intricato. Disorganizzazione di alcuni settori dell’Iss a partire dalla medicina di base, lotte di potere tra i vertici e infine la riforma delle pensioni saranno criticità difficili da gestire nella futura campagna elettorale.

Accanto a tutto ciò non è semplice comprendere quale sia il progetto politico che Rete intende perseguire per il futuro, considerato anche che sembra escludere qualunque dialogo con l’attuale opposizione.

Opposizione che, dal canto suo, sembra scontare ancora il peso del fallimento della precedente legislatura. Repubblica Futura dà l’impressione di essere ancora politicamente isolata, almeno pubblicamente, mentre Libera potrebbe avere nella riaggregazione socialista il nemico pubblico numero 1.

 

In questo quadro la situazione economica pubblica continua a peggiorare. Aumento del costo energetico e autonomia sulla produzione, downgrade Fitch, debito pubblico da rinegoziare a fine 2023,  sostenibilità del bilancio la sanità, cartolarizzazione degli Npl delle banche sono alcune delle criticità più forti per il bilancio pubblico.

Criticità che hanno bisogno di stabilità e concretezza per essere affrontate. E soprattutto coraggio. Perché per stabilizzare le casse pubbliche, e di conseguenza tutto il Paese, fare scelte impopolari, mettere in discussione qualche posizione privilegiata, intervenire sulle tasche dei cittadini, in ultima analisi perdere dei voti.

E non pare intravedersi in questo momento alcuna disponibilità della politica a fare questo.

Per questo, più che parlare di alleanze ed alchimie varie, occorre lavorare per un salto di qualità della classe politica sammarinese.

 

Davide Giardi

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