Achille Zechini a Forli’ su politici e malaffare. La Tribuna Sammarinese

Achille Zechini a Forli’ su politici e malaffare. La Tribuna Sammarinese

La Tribuna Sammarinese

Le
dichiarazioni fatte al Siulp
avevano rotto definitivamente il rapporto con
il governo. Poi l’addio

Non solo puffi e Guardie di rocca,
Zechini a Forlì: i politici vogliono una polizia debole

 L’ex
comandante: sul Titano “la libertà è di chi sta al potere, libertà di
trasgredire le norme, mentre gli altri le devono rispettare”

Jeffrey Zani

Si è parlato solo del paragone fra gli agenti della Guardia di rocca e i puffi di Gargamella. Ma le parole dette dall’ex comandante della Gendarmeria Achille Zechini al convegno del sindacato della polizia italiana (Siulp) di Forlì del 12 novembre scorso, per le quali è stato ammonito dal governo, vanno molto più a fondo. Ancora ignaro delle polemiche che sarebbero scoppiate sul Titano, del suo addio definitivo al comando di viale Kennedy e della comparsa del suo nome nei fasciocoli legati all’operazione Criminal minds della Guardia di finanza di Rimini (non come controllore ma come controllato), l’ex comandante prende la parola al Siulp per parlare, principalmente, dell’influenza della politica di Palazzo Pubblico sulle forze di polizia di San Marino.

Voglio tornare a casa – L’esordio non è certo una dichiarazione di amore verso il Titano: «Sono tuttora in prestito nella speranza di tornare presto in Italia, quindi pensate come si possa essere messi a San Marino, se uno spera di tornare presto in polizia», ironizza Zechini. Che passa subito a descrivere la situazione delle forze dell’ordine. ‘Ammanettate’ dalla politica: «Arrivando a San Marino – spiega Zechini – c’è scritto bello grosso “benvenuti nell’antica terra della libertà”. La libertà è di chi sta al potere. Quindi libertà anche di trasgredire le norme, mentre gli altri le devono rispettare ».

‘Inganno’ nei comitati internazionali – Quindi il passaggio che tira in ballo la Guardia di rocca: «Noi abbiamo un corpo di polizia – prosegue l’ex comandante – che fa solo rappresentanza». Un corpo «che non è di cinque uomini, ma è esattamente la metà della Gendarmeria ». «Questa viene additata come polizia quando si va nei vari comitati scientifici contro la corruzione oppure nel Moneyval a dire che noi facciamo la lotta all’evasione ». Il governo dice: «“Abbiamo 40 persone che fanno questo». Ma la loro attività, in realtà, non è quella descritta: «Li vedete all’ingresso del territorio vestiti di verde e di rosso – dice Zechini – già il colore della divisa dovrebbe essere indicativo dei puffi sammarinesi, con tutto il rispetto, perché hanno 250 anni di storia». E’ «un corpo di persone che ci provano, a lavorare, ma se non gli viene consentito di farlo è difficile operare».

Dietro il nero c’è la mafia – Zechini elogia i cittadini sammarinesi, o almeno quelli che definisce «puri», cioé caratterizzati da «orgoglio e senso d’appartenenza», e indica nei primi anni ‘70 la data critica della storia recente del Titano: «Sono arrivate le fatture false, sono arrivate le strutture edili grandissime e vuote. Ogni società – racconta l’ex numero uno di viale Kennedy – deve avere una stanza e un bagno. Non provate ad avere un bisogno fisiologico in quel bagno – ironizza riferendosi alle sedi ‘fittizie’ delle società – perché lo scarico non esiste, tanto è un’etichetta che serviva. E quindi c’è stata, purtroppo, una logorazione di questo territorio, perché è brava gente, è gente in gamba». A San Marino, secondo le parole di Zechini, c’erano traffici poco chiari. Movimenti di cui oltre confine erano al corrente: «All’Italia – dice – conveniva questa realtà, conveniva una forma di evasione, di nero, si pensava che comunque il nero facesse parte dell’economia in generale, e non si è avuta la lungimiranza di capire che dietro questo nero spesso c’era il riciclaggio, e ancor più le organizzazioni criminali ». Si vedano a proposito le operazioni Vulcano e Staffa, dove «guardacaso ci stanno dentro anche i cittadini sammarinesi».

La politica e i legami con il malaffare – Nel riferimento fatto da Zechini di fronte ai colleghi del Siulp c’è anche spazio per una piccola frecciatina all’attuale coordinatore delle forze di polizia, Sabato Riccio: un persona assunta «a cinquemila euro al mese per debellare la piaga dei furti (28 in totale fra quelli andati in porto e quelli tentati nel 2011, escluso dicembre, ndr)». Poi un nuovo affondo sulle regole volute dai politici: «Essendo un piccolo territorio – analizza Zechini – è facile vedere chi entra e chi esce. Ma se poi la polizia vede troppo e magari ha anche uno strumento tecnologico, tipo le intercettazioni », oppure un «radiolocalizzatore o un Gps, per vedere dove va quel soggetto, forse scopre troppo i rapporti fra la politica e il malaffare, e quindi le forze di polizia devono avere dei poteri contenuti». Gli agenti sammarinesi, dalla Gendarmeria alla Polizia civile, senza dimenticare la Guardia di rocca, sanno fare il loro mestiere: c’è chi dice che «non ci sono professionalità e» quindi «le dobbiamo prendere dall’Italia. Qualcosa è vero, molto di più non è vero». C’è, invece, «lo sforzo delle forze di polizia di fare una proposta di riconoscimento delle proprie funzioni e capacità». Ma «la politica non l’accetta ».                

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