Addio a Monsignor Luigi Negri, indimenticato vescovo di San Marino-Montefeltro

Addio a Monsignor Luigi Negri, indimenticato vescovo di San Marino-Montefeltro

Se ne è andato ieri, 31 dicembre 2021, monsignor Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio ed ex vescovo della Diocesi San Marino-Montefeltro.

Aveva 80 anni e dalla settimana scorsa era ricoverato in Ospedale a Milano. Sul Titano, dove ha guidato la Diocesi da maggio 2005 a febbraio 2013,  ha lasciato un ricordo profondo, testimoniato dalle parole d’affetto che in molti gli stanno riservano in queste ore con comunicati stampa e tramite i social network.

È durante il suo incarico, nel 2011, che si concretizzò la visita a San Marino di Papa Benedetto XVI, di cui fu uno dei protagonisti.

La vita

Era nato il 26 novembre 1941, ordinato sacerdote il 28 giugno 2971 e consacrato Vescovo di San Marino-Montefeltro il 7 maggio 2005. Fece il suo ingresso in Diocesi il 22 Maggio 2005. Il 1° dicembre 2012 venne eletto Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa. Era Vescovo emerito di San Marino-Montefeltro dal 27 febbraio 2013.

Mons. Negri è stato una figura di grande spessore nella chiesa, non solo locale; nei primi  anni ’70 è, assieme a Don Luigi Giussani,  tra i protagonisti della rinascita di Comunione e Liberazione. Ha un ruolo di primo piano nell’organizzazione dei primi due grandi convegni nazionali di CL svoltisi nel 1975 e 1976. È stato Teologo e Docente universitario presso l’Università del Sacro Cuore in Storia della Filosofia. Grande studioso e saggista, si dedica con grande entusiasmo alla diffusione del magistero pontificio, con particolare riguardo al papato di Giovanni Paolo II.

Nel luglio 2005 crea a San Marino la Fondazione internazionale “Giovanni Paolo II” per il Magistero sociale della Chiesa. Si è molto impegnato per portare in visita pastorale in Diocesi Papa Benedetto XVI; la venuta di Papa Ratzinger si concretizza domenica 19 giugno 2011 quando visita la Repubblica di San Marino e, nel pomeriggio, Pennabilli.

Il primo dicembre 2012 è stato nominato arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa. Ha iniziato il suo ministero nell’Arcidiocesi il 3 marzo 2013 e lo ha concluso nel giugno del 2017.

Nel novembre 2015 era balzato agli onori della cronaca nazionale italiana per una sua presunta intercettazione ambientale in cui avrebbe espresso considerazioni in disaccordo con Papa Bergoglio.

Il ricordo della Fondazione Paneuropa

Tra coloro che hanno espresso in queste ore il proprio cordoglio per la morte di mons. Negri c’è la Fondazione Paneuropa Sammarinese che su Facebook scrive: “Ci ha appena raggiunto la notizia della morte terrena di S.E. Mons. Luigi Negri, Vescovo Emerito della nostra Diocesi di San Marino e Montefeltro. Va ricordato per il solco che ha lasciato nel mondo cattolico della nostra zona, rinato alla pubblica presenza sotto la sua guida.
Filosofo acuto e sincero, pastore attento e severo, vescovo sempre presente e pieno di profondo amore per San Marino, ben al di là di quanto abbia ricevuto in cambio. Come nostro Signore ha conosciuto l’amarezza e il tradimento, che si è gettato alle spalle continuando un apostolato retto e sincero.
Ci ha insegnato quanto valga il passaggio di Matteo, 5,37 (andatevelo a leggere). Sul piano culturale, pur provenendo storicamente da CL ha saputo riscoprire e diffondere tutte le profonde ragioni dell’Intransigenza cattolica. Non lo dimenticheremo”.
Anche Don Gabriele Mangiarotti lo ricorda in una nota.

“Certamente per me è stato infinitamente più di un amico, da quando l’ho conosciuto a Varigotti, alla quattro giorni di settembre, alla fine del primo anno di liceo. Una storia e una avventura entusiasmanti, dal primo giorno in Seminario, a Saronno e poi a Venegono, fino ai giorni a San Marino, dove mi ha chiamato a collaborare con lui nel suo nuovo incarico di Vescovo.

Con lui ho affrontato i primi anni di sacerdozio, dentro una amicizia e una cordiale collaborazione di fronte ai problemi che sorgevano in un quartiere, dove ero stato inviato come coadiutore di un parroco straordinario, in cui si intravvedevano già i cambiamenti che poi avrebbero investito la Chiesa e la società. Ricordo le assemblee parrocchiali sul tema della educazione, infuocate e chiarissime, per una proposta di un cristianesimo da protagonisti, con un confronto tenace con la cultura laicista che stava diffondendosi (era un quartiere residenziale, di nuova concezione, e il tentativo di rendere la Chiesa come punto di giudizio sulla realtà trovava accaniti oppositori, ma anche appassionati “combattenti”).

Ogni volta che gli chiedevo aiuto per le varie iniziative era un sostegno incrollabile e fedele, saggio e soprattutto realista, di quel realismo coraggioso della fede che abbiamo imparato a conoscere anche qui a San Marino.

Certamente avremo tempo per riprendere tutto quanto ci è stato donato dalla sua presenza. E quando sono arrivato qui in Diocesi, perché mi aveva chiesto di accompagnarlo in questa sua nuova responsabilità, ho visto in azione un pastore capace di entrare in dialogo e confronto con una realtà così diversa da come era abituato a condividere. Un pastore con l’«odore delle pecore», non sentimentalmente, ma nella durezza delle situazioni condivise. Una bontà – per chi lo ha conosciuto – anche sotto una scorza a volte ruvida, capace di comprendere e condividere situazioni difficili e nascoste.

Ma soprattutto un pastore per cui la fede non era un orpello del passato, ma la forza persuasiva di un presente, capace di giudizio e di efficacia. Ricordo l’entusiasmo suo quando gli ho letto quella frase straordinaria di s. Giovanni Paolo II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta».

Questa fede ci ha indicato la via per una presenza cristiana che sapesse parlare al cuore dell’uomo, incontrandolo nelle varie situazioni, indicando la strada del compimento di sé.

Ricordo l’entusiasmo con cui ha preparato la visita di Papa Benedetto, una visita che avrebbe segnato il volto cristiano della Repubblica. E credo che il suo impegno avrebbe potuto trovare, oltre ai tanti amici convinti delle sue posizioni, anche uomini e donne capaci di mettersi in discussione: forse alcuni che lo hanno ascoltato hanno poi avuto timore a rischiare un serio confronto e una collaborazione che avrebbe aperto spazi inimmaginabili di novità creativa.

Ho visto, negli anni con cui ho vissuto da vicino con lui, un uomo coraggioso, non per attitudine naturale, ma per convinzione di fede autentica. Là dove era in questione la verità dell’uomo, la fede e i principi non negoziabili, allora era una roccia. E non lo hanno fermato le sciocche considerazioni di coloro che, pur proclamandosi cristiani preferivano il compromesso con la mentalità mondana.

E se era chiaro il giudizio era ugualmente chiara l’attitudine a riprendere il cammino comune. Non considerava nemici gli avversari, e spesso cercava un confronto senza finzioni.

Mentre scrivo, però, affiorano alla mente tanti episodi di quel cammino comune per cui la vita cristiana era una avventura senza confini, tante occasioni in cui ha saputo valorizzare anche chi gli si opponeva, tanti tentativi di creare occasioni di vita. Quanti, allora giovani, ricorderanno, qui a San Marino, l’incontro con Don Benzi, il giorno prima della sua morte, nella discoteca per celebrare coi giovani un modo diverso di vivere Halloween?

Quando un amico se ne va… per grazia rimangono i momenti vissuti insieme, che non si perdono ma che col tempo rivivono per tutta la loro bellezza. E questo ce lo ha garantito il Signore ed è l’esperienza più bella della vita cristiana”.

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