‘Adoro San Marino’, un camorrista

‘Adoro San Marino’, un camorrista

Giuseppe Maria Morganti di La Tribuna Sammarinese: Sui social network si analizzano i motivi della proliferazione di atti connessi con la malavita organizzata / “Quel mondo lì non deve più governare” / I tre poteri malavitosi, mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno approfittato del segreto bancario, ma anche dell’assenza dello Stato e delle sue istituzioni

I segnali della presenza di infiltrazioni malavitose si sono manifestati in più occasioni, alcuni, come ha rivelato l’inchiesta della Dia di Napoli, sono strettamente connessi con l’inchiesta ‘Staffa’: le intimidazioni ai creditori, i colpi di pistola (Impresit), la presenza dei casalesi, l’acquisto di immobili al confine di Gualdicciolo, sono fatti che trovano, finalmente in modo univoco, rispondenza dai verbali delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Non dobbiamo però dimenticare che altri segnali, altrettanto inquietanti sono emersi ed esulano da questa vicenda come la presenza del clan Lo Piccolo e quella degli Alvaro. Fatti che sono stati denunciati dai giornali, ma sui quali le istituzioni del Paese si sono chiuse reagendo contro le testate giornalistiche, piuttosto che cogliendo l’occasione per approfondire le indagini. “Il mondo politico, almeno da un decennio, – dice il tam tam di voci su Facebook – se sapeva del malaffare è stato complice, se non sapeva è incapace”. E di conseguenza vengono ricordate le affermazioni che vari Segretari di Stato nelle varie epoche hanno sempre ribadito e che si riassumono in quella pronunciata nel febbraio 2010: “Questo
non è il Paese né della mafia, né della camorra, né della ‘ndrangheta
.

Leggi la ordinanza
cautelare
del gip di Napoli Isabella Iaselli, con intercettazioni


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