Agenzia Dire. Speciale elezioni, intervista ai candidati. Andrea Zafferani

Agenzia Dire. Speciale elezioni, intervista ai candidati. Andrea Zafferani

Andrea Zafferani
(C10): “Noi siamo il cambiamento”

“Obiettivo ballottaggio: non è il caso che Bene
comune governi”

SAN MARINO – Hanno il pallino
dell’onestà, la faccia pulita e puntano a “rottamare” non le persone,
ma un intero sistema politico. Sono i candidati di Civico 10, movimento formato
per lo più da under 35, che si presenta alle elezioni dell’11 novembre nella
coalizione Cittadinanza attiva, insieme a Sinistra unita.
Il co-fondatore della lista, Andrea Zafferani, non ha ancora 30 anni, ma non è una
matricola della politica. Nel suo curriculum spiccano cinque anni di Consiglio
grande e generale, tra i seggi di Alleanza popolare, secondo alleato del Patto,
e per un semestre ha ricoperto la più alta carica dello Stato, la Reggenza. Eppure,
proprio dalla politica tradizionale, quella dei partiti, ha deciso di prendere
le distanze. In un’intervista a Dire, spiega il perché e come vuole che la
politica torni ad essere.

Andrea
Zafferani, si è spogliato dai panni di militante di un partito per indossare quelli
di civico. Cosa risponde a chi l’accusa di opportunismo e di seguire la moda
dell’antipolitica?
L’accusa di opportunismo si commenta da sola, per chi,
come me, ha lasciato una corazzata con una certa probabilità di essere di nuovo
al governo, per inseguire un’avventura entusiasmante, ma tutta da scoprire. Chi
è opportunista rimane nella corazzata, dove ha più spazio per ottenere vantaggi
personali. Da un altro punto di vista, ritengo che nei partiti si sia persa una
certa capacità di fare politica seria, concentrata sulle difficoltà del Paese.
Ormai i partiti sono molto più interessati a gestire il potere che a curarsi
davvero di come risolvere i problemi. Diversamente, per fortuna, su questo oggi
c’è una rinascita dell’interesse dei cittadini. La soluzione è stata quindi
quella di far nascere un movimento civico dove si può ancora pensare alle
soluzioni e ai programmi, piuttosto che a chi va al governo e a chi prende la
poltrona.
Non crede quindi nel cambiamento della politica attraverso il rinnovamento
nei partiti?
La ricetta non può essere solo quella. Se guardiamo alle ultime elezioni,
in Consiglio grande e generale il rinnovamento c’è stato, ma sempre tra le
ultime file. I posti di comando vanno sempre ai più eletti, che non cambiano.
Non è un problema di persone ma di dinamiche. Lo dimostra l’esito della
Commissione d’inchiesta. Non è preoccupante solo il fatto che tre persone
abbiano assunto comportamenti discutibili, ma che il sistema emerso non sarebbe
rimasto in piedi senza una diffusa omertà all’interno delle forze politiche.
Nei “partitoni” ci sono purtroppo ormai delle dinamiche che non sono
cambiate. Non ho visto in Consiglio qualcuno dissociarsi da quanto emerso nella
Commissione antimafia.
In conclusione, credo che il sistema di potere creato in questi anni porti a
concentrare tutte le energie alla preservazione della struttura del partito,
piuttosto che a quello che fa il partito, in termini di progettualità, risposte
e moralità. Si è arrivati a un punto in cui è difficile, all’interno di quegli
schemi, tornare a fare politica per trovare soluzioni ai problemi collettivi,
come la disoccupazione, la chiusura delle aziende, le difficoltà delle
famiglie.
Quali le priorità per la vostra coalizione?
La coalizione si è mossa sulle emergenze, dunque economia, giustizia,
trasparenza e lavoro. Su tutte, c’è il problema del reperimento delle risorse
interne, perché non vogliamo alcun tipo di debito estero. Quindi la priorità
delle priorità è eliminare il debito pubblico che, come dimostra il Fmi, si sta
velocemente espandendo verso i 400 milioni di euro. E poi trovare le risorse
per ripartire. Molti programmi promettono interventi, ma trascurano di dire
dove si trovano i soldi per farli, perché non piacciono a nessuno gli annunci
sui tagli e sulle nuove entrate nel breve periodo. Ma per rilanciare l’economia
bisogna fare opere, riprogettare la rete delle tlc, servono incentivi alle
imprese, un’agenzia per lo sviluppo ecc. Come si fa tutto questo se non si
hanno i soldi? Oggi bisogna compiere qualche piccolo sacrificio per reperire
risorse. Se le usiamo bene, li possiamo anche eliminare tra qualche anno. Così
proponiamo una patrimoniale che non tocca la prima casa e ne è esente la
maggior parte della popolazione. Viene toccato invece chi ha investito nel
settore immobiliare, pagherà quello che deve pagare, e raccoglieremo dai 10 ai
15 milioni di euro. Certo, bisogna declinare la proposta in modo ragionevole.
Poi parliamo di lotta all’evasione fiscale, che in questo Paese è notevole ma
viene sottovalutata. Nel 2006 avevamo il 30% delle famiglie che viveva, secondo
i dati, con meno di 6.500 euro all’anno, impossibile a San Marino. Per non
parlare della percentuale dei professionisti che nel 2009 ha dichiarato meno di
5 mila euro. Questa è una stortura: correggendola, si trovano risorse. Allo
stesso modo, l’imposizione fiscale per le persone fisiche è, in media, del 5%,
se l’alziamo di un punto e mezzo non muore nessuno. Sono cifre basse e
raccogliamo così 8 milioni di euro l’anno.
San Marino è oggi in una situazione tale per cui, facendo piccoli sacrifici, si
raccoglie molto, abbiamo stimato tra 80 e i 100 milioni l’anno. Però poi
occorre usare bene quei soldi, non per ingrossare la Pa come fatto in passato,
ma per rilanciare l’economia. Noi alla popolazione diciamo le cose come stanno.
Forse non piace, ma l’alternativa è chiedere un prestito fuori, come vuole fare
Bene comune. Crediamo possa essere molto pericoloso. Abbiamo visto cosa è
successo a Paesi che si sono indebitati, a un certo punto vengono a batter
cassa e altro che piccoli sacrifici, ma tagli drastici alla sanità, alla scuola
e alla Pa.
Siete la principale novità del panorama politico attuale. Cosa vi distingue
dai partiti tradizionali e dalla “vecchia politica”?
Ci distingue l’onestà di dire quello che ci serve davvero e la faccia
pulita per poterlo fare, perché non abbiamo avuto precedenti responsabilità
nella gestione del Paese e possiamo proporci come cambiamento. Le stesse cose
che diciamo noi, non le possono dire
la Dc o il Psd. Quindi ci distinguono una proposta onesta e
la faccia pulita. Non abbiamo nessuna commistione con il vecchio sistema.
Qualcuno può aver fatto qualche errore politico, nessuno è infallibile. Ma
altro conto è usare il potere per fare clientelismo, per affari personali o
addirittura per tirar dentro la
mafia. Su questo la nostra è l’unica coalizione
inattaccabile.
E’ vero che siete voi a dettare la linea a Su? Qual è il rapporto con
l’alleato di coalizione?
Nell’analisi del programma di coalizione Sinistra unita ha avuto un
atteggiamento intelligente, si è resa conto che doveva fare un ragionamento non
ideologico, ragionare sulle soluzioni possibili per il Paese, anche se qualcuna
non proprio di sinistra. E’ stato un approccio saggio. Certe resistenze ci
sono, ma mi ha sorpreso la facilità con cui siano riusciti a ragionare su
soluzioni non facili per la sinistra: per esempio la flex security sul lavoro,
i tagli alla Pa, gli strumenti per sostenere le imprese. C10 aveva un programma
già ben strutturato, Su ha chiesto di inserire alcune sue tesi, così il
programma finale è soddisfacente, intelligente e non ideologico. Il rapporto
personale con l’alleato è molto buono, più o meno abbiamo lo stesso modo di
pensare rispetto alle necessità del Paese.

A che risultato
puntate? Ad essere “secondi”?
Di sondaggi ne stanno uscendo di tutti i colori. Noi non abbiamo la smania
di dire vinceremo, perderemo, arriveremo primi o terzi. Abbiamo la smania di
far capire che ci vuole un approccio nuovo. I cittadini devono iniziare a
votare chi costruisce progetti ragionati e ragionevoli, non solo chi fa
promesse. Siamo una coalizione molto più povera di mezzi delle altre,
raggiungere l’elettorato per noi è un po’ più difficile. Intanto speriamo ci
sia un ballottaggio e che nessuno vinca al primo turno. Al ballottaggio
speriamo di esserci o comunque di consolidarci come alternativa al vecchio
sistema. Noi abbiamo una proposta seria e potremmo tranquillamente essere una
forza di governo. Se non lo saremo, faremo opposizione. L’importante è che si consolidi
l’idea di una politica programmaticamente chiara. L’importante è che
consiglieri che ci saranno, di Civico e della coalizione, puntino a far nascere
e sedimentare sempre di più questa consapevolezza. Anche rivolgendosi a quei
consiglieri che inevitabilmente si troveranno in difficoltà nella coalizione
che vincerà le elezioni. Alcuni non hanno l’approccio dei loro partiti, sono
persone serie che vorrebbero fare qualcosa per il Paese. Sono convinto che, in
un contesto dove ci sarà un certo consociativismo tra i partitoni, quelle
persone si troveranno in difficoltà. Speriamo che quei consiglieri non
interessati solo alla poltrona possano trovare in noi una sponda e una via
d’uscita.
In una recente intervista Celli ha espresso apprezzamento per la vostra
coalizione. Crede possibile un apparentamento in caso di ballottaggio?
Né C10, né la coalizione hanno deciso che tipo di scelta fare in un
eventuale ballottaggio, in cui Cittadinanza attiva non fosse presente. Noi
puntiamo a far passare il nostro messaggio: programmi seri e persone credibili
per realizzarlo. E speriamo su questo di ricevere la forza dai cittadini. Se
poi ci sarà il ballottaggio e noi non ci saremo, valuteremo cosa fare. A titolo
personale dico che si dovrà analizzare attentamente il livello di discontinuità
e rinnovamento della squadra di governo che le coalizioni proporranno. Certo,
tornando alle parole di Celli, confermo che con i giovani di Intesa per il
Paese c’è un buon rapporto a livello personale.
Come replica all’ex compagno di avventura Masi che ha definito Bene comune
l’unica coalizione credibile?
Bene comune rappresenta la continuità di 4 anni di governo la cui colpa non
è quella di avere causato la crisi, ma di non averla affrontata. All’interno
della coalizione ci sono dei colossi che hanno governato il Paese per 20 anni.
Sicuramente hanno esperienza di governo e la gente dovrà decidere se è stata
un’esperienza positiva. Noi pensiamo che sia meglio che i colossi lascino il
campo ad altri. Bene comune è la continuità e non è il caso di dargli la
possibilità di continuare a governare.

24 ottobre 2012

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