Alessandra Nanni di Il Resto del Carlino: Evasione, scoperti 4mila lavoratori in nero

Alessandra Nanni di Il Resto del Carlino: Evasione, scoperti 4mila lavoratori in nero

IL RESTO DEL CARLINO

Evasione, scoperti 4mila lavoratori in nero

La Finanza sequestra 10 milioni di euro di beni: denunciati per truffa zia e nipote

 

 ALESSANDRA NANNI

DIECI milioni di beni sotto sequestro, 3.700 lavoratori in nero che potrebbero lievitare fino a 10mila e un’evasione di dimensioni stellari, messa a punto con il ‘sistema’ dell’esterovestizione con San Marino. Aziende che svolgono la loro attività economica in Italia, ma con sede sil Titano per aggirare le tasse. Queste le accuse nei confronti di una 73enne di Santarcangelo e del nipote, un riminese, di 49, al termine di un’inchiesta che ha portato la Guardia di finanza di Ancona fino in riviera. In queste ore sono già stati sequestrati conti correnti e immobili, ma gli inquirenti sarebbero solo all’inizio. Al centro di tutto, la Promoteam srl, che ha i suoi uffici al Centro Gualdo di Gualdicciolo, e la sua consorella italiana, la Promo Team Italia srl, con sede a Santarcangelo, dove si trova però soltanto un piccolo ufficio.
L’INCHIESTA è partita nel 2010, quando le Fiamme Gialle marchigiane sono andate a fare una verifica fiscale a un panificio del Conero che rifornisce grandi supermercati e che faceva promuovere i suoi prodotti alla ditta di Santarcangelo. Ma quando sono andati ad approfondire, hanno scoperto che questa non aveva dipendendenti ed era sempre in perdita. Non solo, ma aveva rapporti con un’azienda sammarinese che guarda caso aveva lo stesso nome. Inevitabile che agli investigatori venisse il sospetto di trovarsi di fronte a un caso di esterovestizione. Così hanno chiesto al pubblico ministero riminese, Luca Bertuzzi, l’autorizzazione per far scattare tutte le perquisizioni necessaria ad andare fino in fondo. Ed è stato nel corso di una di queste, fatta nel garage di proprietà di uno degli indagati (il marito della donna è deceduto nel frattempo) che i finanzieri hanno trovato supporti informatici con le tracce di 10mila posizioni di altrettanti lavoratori inquatrati come promoter che lavoravano per loro. Dipendenti a tutti gli effetti, hanno concluso i militari, avendo con l’azienda un rapporto continuativo. I contributi però non erano mai stati versati, e molti dei promoter non avevano mai dichiarato una lira di quegli stipendi che venivano versati con assegni su una banca di San Marino. Fino ad oggi, le Fiamme Gialle ne hanno controllati 3.700, molti dei quali non hanno mai fatto la relativa dichiarazione dei redditi. La Finanza li ha considerati quindi tutti lavoratori in ‘nero’ e ha girato le pratiche all’Inps per la posizione contributiva, ma anche ai comandi competenti per residenza e all’Agenzia delle Entrate, per la parte relativa invece all’evasione fiscale.
SECONDO la ricostruzione fatta dagli inquirenti, attraverso la società sammarinese (l’amministratore è indagato) venivano forniti servizi di organizzazione e gestione di campagne promozionali per i grandi supermercati del centro e del nord Italia. Per i finanzieri, la fittizia collocazione della sede dell’impresa sul Titano, consentiva di eviatare il versamento dei contributi e di usufruire di una minore pressione fiscale. Cosa che consentiva all’azienda di essere molto concorrenziale sul mercato, battendo prezzi di molto inferiori alla media del settore. A Santarcangelo, invece, c’era la società ‘gemella’, creata ad hoc, dicono, per mascherare, attraverso l’emissione di fatture false, i reali rapporti tra la società ‘esterovestita’ e i committenti italiani. Molti imprenditori infatti non volevano avere a che fare con San Marino, sapendo che avrebbero rischiato una verifica fiscale decisamente più approfondita. La sede italiana, quindi, incaricava la consorella sammarinese di effettuare il lavoro, sovraffatturando per andare sempre a pareggio di tasse.
I ‘CONTI’ della Finanza parlano di 3.700 lavoratori italiani (ma si sospetta che siano molti di più) che hanno percepito compensi per 14 milioni di euro, sottraendoli all’imposizione fiscale e contributiva. Le ritenute non operate e non versare ammontano a 3,8 milioni di euro, e la base imponibile sottratta è di circa 4 milioni. I militari hanno quantificato inoltre in 36 milioni di euro il recupero a tassazione, e 32 milioni di costi non deducibili,. L’iva evasa è stata quantificata infine in oltre 7 milioni di euro. Di qui la richiesta di un sequestro per equivalente di beni per 10 milioni, che ha fatto scattare i sigilli a immobili e conti correnti. Gli inquirenti italiani hanno già inviato un decreto di sequestro anche a San Marino, per cercare altri ‘tesori’.

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