Allarme CSU: ‘La crisi peggiora e non si vede una via d’uscita’

Allarme CSU: ‘La crisi peggiora e non si vede una via d’uscita’

SAN MARINO 30  GENNAIO 2015- “L’emergenza occupazionale non è finita, anzi è peggiorata e ancora non c’è un piano di  sviluppo in grado di dare una svolta al  Paese”. A sei anni di distanza dalla tempesta economica e finanziaria che si è abbattuta su San Marino, la Federazione Industria e la Federazioni Servizi della CSU riassumono i dati che hanno segnato pesantemente il mondo del lavoro.

La disoccupazione non dà segni di arretramento. Dai numeri pre-crisi attorno alle 400-500 unità,  nel 2012 i senza-lavoro hanno superato quota mille (1.332) e nell’ultimo  biennio  il numero  è drammaticamente cresciuto a 1.493  nel 2013 e a  1.596 nel 2014. Percentualmente il tasso di disoccupati negli ultimi sei anni  è schizzato da 3,62% a 9,81%. Una vera e propria escalation.

Il comparto privato è stato quello più esposto all’emorragia occupazionale e alla morìa di aziende. Nel 2008, inizio della crisi, gli occupati dei diversi settori economici (industria, edilizia, commercio, finanziario e servizi) erano 15.935. Un numero che anno dopo anno si è assottigliato, passando a 14.653 nel 20012 e a 14.533 nel 2013, per ridursi ancora a 14.360 nel 2014. Ancora più grave l’emorragia che ha interessato i lavoratori frontalieri, che nello stesso periodo sono passati  da 6.588  a 5.121 unità. Un taglio secco del 22,27%.

Anche sul fronte aziendale l’epidemia delle chiusure è andata  in crescendo. Dal 2008 al 2012  il numero delle imprese  si è assottigliato di  1.157, per arrivare a  1.383 in meno  nel 2014.

Questo terremoto economico- occupazionale trova uno specchio diretto nel numero di vertenze seguite dalla Federazione Industria e dalla Federazione Servizi della CSU. Negli ultimi 6 anni sono state 1.340 le richieste di riduzione  di personale, che hanno coinvolto 3.580 lavoratori (1.392 donne).

L’andamento dei licenziamenti è sempre rimasto costante, ossia compreso  tra i 500 e i 700  ogni anno.  Va precisato che mentre nei primi anni della crisi erano le  attività manifatturiere a  pagare i costi più alti, ora la tendenza è nettamente in crescendo nel settori dell’edilizia, del commercio e dei servizi.

Le  cifre  parlano chiaro – afferma la CSU –  la crisi  continua a mordere e dopo sei anni  l’emergenza  occupazionale  non accenna a diminuire. Secondo i piani del Governo il 2014, con gli annunciati 600 nuovi posti di lavoro,  doveva  segnare una inversione di tendenza, mentre  si invece si  registrato un peggioramento  sia sul fronte dei licenziamenti che delle chiusure aziendali. E’  evidente che il 2015 rappresenta un crinale per San Marino,  eppure ancora stiamo aspettando  un concreto piano di investimenti produttivi capaci di riaccendere i motori dell’economia  e creare  nuova occupazione”.

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