Amazon blocca (di nuovo) le consegne verso San Marino. Durissimo Motus Liberi: “Colpa di un maldestro approccio da parte di un congressista espresso dal Pdcs”

Amazon blocca (di nuovo) le consegne verso San Marino. Durissimo Motus Liberi: “Colpa di un maldestro approccio da parte di un congressista espresso dal Pdcs”

Non c’è pace tra Amazon, il colosso mondiale dell’ecommerce, e la Repubblica di San Marino.

Negli ultimi giorni diversi utenti residenti sul Titano hanno lamentato l’impossibilità di fare arrivare pacchi alla propria abitazione. Su Facebook sono esplosi i commenti di lamentele e disapprovazione. E se a qualche utente il servizio clienti ha escluso l’introduzione di nuove restrizioni, nella pagina del sito dedicata alle limitazioni è comparsa una frase che lascia pochi dubbi: “Non è possibile effettuare ordini con consegna presso San Marino“.

 

Il caso è ben presto diventato anche politico, con il partito di maggioranza Domani Motus Liberi che dai propri canali social lancia un durissimo atto d’accusa ai propri alleati di governo, in particolare Pdcs e Rete, rei di aver ostacolato l’accordo con Amazon siglato nel giugno dello scorso anno dal Segretario all’Industria (espresso da Motus) Fabio Righi.

Il blocco delle consegne dei pacchi da parte di Amazon sul territorio sammarinese – scrive Motus – rappresenta qualcosa di più profondo rispetto all’ennesimo ostacolo operativo: i cittadini si trovano, ancora una volta e questa volta in maniera tangibile per chiunque, a dover subire le conseguenze di una politica che non vuole cambiare.
D-ML aveva compreso fin da subito che la problematica si sarebbe potuta risolvere solo presentando un progetto che potesse rappresentare un’opportunità per entrambi, Amazon e San Marino, obiettivo verso cui la Segreteria di Stato all’Industria ha sempre lavorato per evitare inutili tiri alla fune, che non avrebbero mai consentito al nostro Paese di raggiungere l’importante traguardo.

La strada tracciata era piuttosto chiara: includere l’accordo per regolamentare la consegna dei pacchi in un progetto più grande ed ambizioso, portare investimenti diretti del gruppo in territorio per supportare un percorso di transizione digitale, che coinvolgesse tanto le imprese sammarinesi – che avrebbero potuto prendere in mano i servizi IT del Paese – quanto la parte pubblica, il tutto senza dimenticare il doveroso rispetto delle normative fiscali.
Che il progetto fosse stato accolto di buon grado dalla controparte lo conferma il fatto che il n. 2 di Amazon al mondo fosse venuto personalmente in territorio per la firma del memorandum, oltre agli investimenti già avvenuti per diverse centinaia di migliaia di euro”.

Quindi Dml inizia a togliersi i sassi dalle scarpe: “Cos’è andato storto? Certamente i numerosi atteggiamenti ostativi e volti a perdere tempo, in particolare da parte di alcuni Segretari di Stato espressi dal PDCS e da RETE, oltre che da parte di alcuni uffici – il cui senso dell’operato non comprendiamo, se non legato a ragioni politiche – che avrebbero classificato questo cambiamento come un attacco diretto ad un sistema di gestione accentrata a cui non si vorrebbe rinunciare. Per questo crediamo che l’unico vero problema – perché altrimenti non ci sarebbe alcuna logica, al netto di quelle sottese che non conosciamo ma non escludiamo possano esistere – fosse il dover riconoscere ad un Segretario di Stato ed al partito politico che lo ha espresso un risultato importante per il Paese”.

Altro passaggio alla stoccata agli alleati: “Tutto questo accade, boicottaggi inclusi, mentre qualcun altro tenta di portare avanti altri progetti con finalità discutibili, di cui uno in particolare guidato dalla solita logica del guadagno facile – ma non per tutti – e che tuttavia sacrifica e mette a rischio la sovranità del Paese (distretto economico speciale), rispetto al quale il Partito ha già richiesto doverosi chiarimenti, anche in ragione della già avvenuta costituzione di nuove società operative dai profili non chiari. Un progetto peraltro portato avanti con un’incredibile spinta propulsiva proprio da parte di coloro che riguardo ad Amazon ponevano inspiegabili dubbi sulla tutela della sovranità.
La definizione del percorso con Amazon insomma pare che qualcuno non voglia possa essere attribuibile a D-ML, anche se il Partito lo ha messo a disposizione del Governo che ha approvato la firma del memorandum e che avrebbe beneficiato del risultato, che sarebbe stato della squadra”.

Attacco finale. “La conseguenza? Il blocco delle consegne come frutto di un maldestro approccio da parte di un congressista espresso dal PDCS e la compromissione dei rapporti con Amazon al punto di renderli, con ogni probabilità, irrecuperabili ed al punto da far pensare al gruppo di abbandonare il Paese e i progetti ad esso dedicati.
Ancora una volta si spinge in una direzione contraria rispetto al percorso di innovazione verso cui l’intero pianeta va, sottoponendo la nostra Repubblica a conseguenze nefaste sul piano sostanziale e reputazionale.

In ogni caso riteniamo che il progetto sia ancora attuale e che si tratti di una grande opportunità che non ci si può permettere di perdere, nell’esclusivo interesse del Paese e della sua reputazione, delle sue imprese, oltre che delle nuove generazioni”.

Infine l’appello: “Per questo motivo invitiamo il Congresso di Stato ed in particolare chi ancora si ostina ad essere espressione della politica della distruzione, a mettere da parte i colori politici e a lavorare nell’interesse del Paese, non perdendo questa irripetibile occasione. Se ciò non avverrà, ancora una volta a rimetterci sarà lo Stato: i responsabili hanno un nome e un cognome”.

 

Digià

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