Anche sul piano casa la sinistra riminese va contro se stessa e contro i cittadini

Anche sul piano casa la sinistra riminese va contro se stessa e contro i cittadini

Il Presidente Fabbri ed il Sindaco Ravaioli, volendo seguire Errani sul terreno della polemica politica, si dimenticano di cosa ha fatto la sinistra a Rimini e Provincia in materia urbanistica, e si oppongono a maggiori vantaggi per i cittadini.

Dapprima si accusa il Governo di non fare nulla per affrontare la crisi, poi quando interviene in maniera non banale ma sostanziale si grida allo scandalo.

Se la crisi internazionale c’è ed è pericolosa, bisogna saper cogliere alcuni bisogni e trasformare la crisi in opportunità. Il Piano Casa del Governo, nelle sue linee guida, prevede alcune cose molto precise che sfido a non condividere:

– in primo luogo 5/6.000 case di edilizia popolare per i giovani e le famiglie più in difficoltà, mediante uno stanziamento di 550 milioni di Euro da dividere tra fondi diretti (350) e trasferimenti alle Regioni (250);
– vendita delle case ‘popolari’ agli inquilini a condizioni di favore creando 1.000.000 di nuovi proprietari;
– imposte ridotte del 20% in generale e del 60% per la prima casa;
– eliminazione di carte bollate e la sostituzione del permesso di costruzione con una perizia giurata di un tecnico.

Oltre a tutto questo vi è anche la previsione, che dovrà essere formalizzata dalle singole Regioni, di un aumento del 20% delle cubature esistenti e la possibilità di un aumento del 30% in caso di demolizione e ricostruzione di immobili vecchi.

Tra l’altro quest’ultima norma se ampliata agli alberghi, magari tramite la sensibilizzazione del Sottosegretario Mantovani, titolare della delega al piano casa e ‘bellariese di adozione’, potrebbe risolvere anche molti problemi relativi alle nostre strutture fuori mercato.

Il Governo Berlusconi, in un momento pur difficile come questo tenta di aiutare i cittadini e le imprese, mentre gli Amministratori riminesi famosi nel mondo per la riminizzazione del territorio, si oppongono e si indignano.

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