Andrea Di Biase – Andrea Montanari, Milano Finanza, Delta,Intesa Sanpaolo dice no al salvataggio di Delta

Andrea Di Biase – Andrea Montanari, Milano Finanza, Delta,Intesa Sanpaolo dice no al salvataggio di Delta

Mf – Milano Finanza

Intesa Sanpaolo dice no al salvataggio di Delta

Andrea Di Biase – Andrea Montanari

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Doccia fredda sul tentativo di salvataggio di Delta, la società di credito al consumo controllata dalla Cassa di Risparmio di San Marino. Dopo mesi di negoziati, quando ormai sembrava vicino un accordo, Intesa Sanpaolo avrebbe deciso di non procedere all’acquisto di una parte degli asset della società bolognese, che ora rischia di finire in liquidazione o, in alternativa, in liquidazione coatta amministrativa. Sarebbero infatti queste le strade che Bruno Inzitari, Antonio Taverna e Enzo Ortolan, i tre commissari che dal maggio 2009 guidano Delta, avrebbero prospettato alla Banca d’Italia dopo che nel fine settimana intesa Sanpaolo si è chiamata fuori dalla partita, principalmente a causa degli elevati rischi legati all’operazione, specie nel caso di un eventuale fallimento della società bolognese. Non per niente Ca’ de Sass aveva condizionato il proprio intervento (finalizzato a rilevare la rete di vendita di Delta oltre che Bentos Assicurazioni e l6Banca) non solo all’approvazione del piano di ristrutturazione finanziaria da parte delle banche creditrici ma anche alla presenza di adeguate garanzie da parte della Cassa di San Marino sulla solidità patrimoniale di ciò che sarebbe rimasto in Delta dopo la cessione degli asset.

Quella della procedura liquidatoria per Delta rimane al momento solo un’ipotesi, ma i commissari sembrano comunque intenzionati ad andare avanti per questa strada, anche perché da mesi la società è praticamente inattiva con forti impatti negativi sulla situazione patrimoniale della stessa. La soluzione della liquidazione avrebbe però un costo elevatissimo per tutti gli attori coinvolti nella partita, a cominciare dalla Cassa di Risparmio di San Marino, che rischierebbe una pesante svalutazione sia della partecipazione sia del credito verso Delta. Ma conseguenze negative ci sarebbero anche per i circa 900 dipendenti, gran parte dei quali erano destinati a essere assorbiti nel perimetro di intesa Sanpaolo, e per tutte le banche esposte nei confronti del gruppo bolognese che, in caso di liquidazione coatta della società, rischierebbero di perdere almeno il 30% del proprio credito.

I consulenti della Cassa di Risparmio di San Marino, Giuseppe Lusignani, Marco Lamandini, e Kpmg Advisory, tenteranno ora il tutto e per tutto per scongiurare l’ipotesi liquidatoria. Anche perché con le banche era stato raggiunto già un accordo di massima sulla suddivisione delle tranche della cartolirizzazione dei crediti Delta da 3,5 miliardi. In teoria dunque, proprio sulla base dell’accordo raggiunto con i creditori, un nuovo piano di salvataggio sarebbe ancora possibile, a condizione di individuare un altro soggetto interessato agli asset finora destinati a Intesa Sanpaolo o a solo una parte di essi, nell’ipotesi di procedere invece con uno spezzatino.

Molto dipenderà dall’atteggiamento che terrà ora la Banca d’Italia. Fin dall’inizio Via Nazionale ha spinto per un salvataggio di Delta in bonis, in modo tale da evitare un effetto domino sul sistema creditizio e sulla stessa Cassa di Risparmio di San Marino, tanto da aver fatto pressing affinché l’istituto guidato da Corrado Passera scendesse in campo col ruolo di cavaliere bianco. Ora però che Intesa Sanpaolo si è sfilata non è chiaro quale posizione prenderà Palazzo Koch di fronte alla richiesta dei tre commissari di avviare in tempi brevi la procedura liquidatoria.

Una variabile non trascurabile sarà l’impatto di un’eventuale liquidazione di Delta sulle sorti della Cassa di San Marino, che ha da poco deliberato un aumento di capitale finalizzato al sostegno della società bolognese, e a cascata sulla solidità finanziaria della repubblica del Titano.

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