Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: la piazza che spiazza, Smtv San Marino

Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: la piazza che spiazza, Smtv San Marino

L’Informazione di San Marino

La piazza  che spiazza

Antonio Fabbri

Il belletto che il governo d’abitudine
mette per mascherare
ciò che non è ma può sembrare,
è nella linea da sempre seguita
dalla Tv di Stato. Si chiama così,
di Stato, non a caso, e la direzione
si uniforma al contesto.Cose che si sanno, però faceva un bel contrasto,
giovedì sera, vedere la Rtv che trasmetteva Costanzo
che si faceva raccontare la retorica stucchevole del
piccolo stato nei consessi del mondo, in una specie di
clima di auto celebrazione stantìa. Pareva quella di
un regime al declino che ricorda i vecchi tempi. Questo
mentre in piazza di tempi c’erano quelli attuali.
Tempi nei quali ci sta dentro anche l’inevitabile
giaculatoria del sì al diritto di manifestare, però no
alle violenze e agli insulti; bene il diritto di sciopero,
ma rispetto per le istituzioni… e via con questo
ritornello. Tutto vero, anche se il senso di quanto sta
accadendo è un altro.
I mufloni che a testa bassa cercano di sfondare il
portone o i cretini che agitano il cappio sono prevedibili,
scontati, individuabili, volgari come gli urloni
dei mercati che vendono le tovaglie e fanno apprezzamenti
sboccaccitati sulle massaie che passano impettite.
Eggià, in piazza ci sono anche loro, i violenti
alla sammarinese, che sono sempre l’espressione del
disagio delle proprie tasche. Infatti chi si arrabbia di
più è solitamente chi protesta per il proprio tornaconto,
ottenuto attraverso favoritismi e prebende che non
gli arrivano più. Niente a che vedere con chi protesta
per le idee. Chi manifesta per gli ideali alti mantiene
sempre un certo rispetto per chiunque, anche per chi
non lo meriterebbe.
E mentre si punta il bersaglio su quello che si ritiene
pericoloso, si pensa così di distrarre l’attenzione dal
resto. Perché chi vuole conservare la poltrona sa che
pericoloso è il non-violento. Sa che ciò che non è
prevedibile o controllabile è la genialità. La genialità
fa paura, perché disorienta e perché di quella ci
sarebbe bisogno al governo degli stati dove ancora,
invece, prevalgono connivenze corporative interessate.
Così consegnare fiori alle forze dell’ordine è
geniale. Come lo è suonare l’inno, fuori protocollo
ma comunque da pelle d’oca, tanto da fare uscire i
consiglieri di maggioranza, persino il Reggente in
pectore, sul balcone del Palazzo ad applaudire. Geniale
è portare una corona di alloro listata di luttuoso
viola a memoria della democrazia deceduta. Geniale
è affiggere cartelli a caratteri cubitali con gli stipendi
di dirigenti che, profumatamente remunerati con i
soldi di tutti, non si assumono le responsabilità per
le quali sono lautamente pagati. Le responsabilità
dei milioni di monofase non riscossa, quelle degli
appalti non fatti o di quelli fatti e lievitati a dismisura
rispetto alle delibere iniziali. La responsabilità
di avere accettato dichiarazioni false per concedere
licenze, quelle di avere chiuso gli occhi sull’allegra
gestione delle banche, quelle di aver strappato indennità
praticamente su tutto. Poi poche balle anche da
parte dei minimizzatori: i cappi c’erano, gli ignoranti
pure, gli insulti non sono mancati, come i tentativi di
aggressione. Certo, questi sono un problema, ma c’è
sufficiente conoscenza delle persone e delle situazioni
perché le forze dell’ordine possano tranquillamente
andarli a prendere per le orecchie a casa.
Il timore reale per il Palazzo, 

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