Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Per il Direttore
di Rtv l’Authority di nomina politica è Ok. Per noi no.
“Non si possono fare i processi alle intenzioni, è più laico guardare ai
fatti”. Così Carlo Romeo, direttore di Smrtv, prende
le distanze da Usgi, associazione che riunisce gli operatori
dell’informazione attivi sul Titano, sulla discussa riforma dell’editoria,
licenziata la scorsa settimana dalla Commissione affari esteri. A margine della
presentazione delle iniziative per il Premio Ilaria Alpi che si terranno a San
Marino, interpellato sui punti più criticati del progetto di legge del
segretario Iro Belluzzi, il ruolo dell’authority e la registrazione degli
inviati esteri, Romeo risponde difendendo il progetto di legge.
“Accreditarsi nelle istituzioni
del Paese in cui viene inviatospiega-
per un giornalista è una
prassi normale, anzi è meglio
che lo faccia perché agevola
il suo lavoro, in tutti i Paesi i
giornalisti vengono accreditati”.
Al contrario, le critiche
mosse su questo punto alla
legge sono dettate da “un clima
sospetto”, aggiunge. “Personalmente
non faccio processi alle
intenzioni- ribadisce- se poi mi
si dimostrerà che un giornalista
non è stato accreditato perché
ritenuto scomodo allora se ne
potrà parlare”.
Anche sulla composizione ritenuta
politica dell’Authority, il
direttore si distanzia dall’Usgi:
“Se l’organismo che giudica i
giornalisti è tutto interno alla
professione- chiarisce- allora si
ha un ordine che è una corporazione
fascista”. Piuttosto, “sarà
da dimostrare che l’authority
sia composta da persone non
all’altezza- prosegue- mi riservo
di essere critico maggiore
nel momento in cui verranno
fuori i nomi”. Interpellato a
riguardo, anche il segretario di
Stato per la Cultura, Giuseppe
Maria Morganti, minimizza le
criticità sollevate dall’Usgi: “La
frontiera è aperta per gli inviati-
spiega- c’è un problema di
accesso alle istituzioni”. Mentre
non vede negativamente un
organismo esterno alla professione
che sanziona e controlla
la deontologia dei giornalisti:
“Può essere una sperimentazione”.
Commenta Antonio Fabbri (in pieno accordo con il Direttore Carlo Filippini):
Bisogna fare gli esempi come ai bambini di tre anni. E non è mica detto che
tutti capiscano. Però proviamo a spiegarla semplice semplice. In un gruppo di
cinque, tre sono più di due e sono la maggioranza. Se tre sono di nomina
politica, uno della Rtv – che si capisce vista la posizione del direttore da che
parte stia – e uno di tutte le altre testate, ne viene fuori una maggioranza di
3 barra 4 membri di emanazione politica su cinque. Dovendo giudicare la
deontologia, ne emerge che un organismo a maggioranza politica valuta i doveri
dei giornalisti. Questo è un fatto, non un’intenzione. E’ un fatto laico e un
atto di fede, semmai, sarebbe credere che un organismo così possa essere
refrattario alle influenze politiche. Ma forse “refrattario” è una parola troppo
difficile. Riprendo cercando altri termini.
Che personaggi, per quanto
qualificati ma comunque nominati
dalla politica, valutino
i giornalisti potendogli applicare
anche delle sanzioni, è un
concetto che stride.
Certo, il gruppo potrebbe
valutare in maniera obiettiva,
ma anche no. E visto che
l’organismo è in prevalenza di
emanazione politica, il dubbio
resterebbe sempre e in ogni
caso sul fatto che il giudizio
possa essere comunque deviato.
Questo perché per tutelare i
diritti – nel caso specifico la
libertà e indipendenza dell’informazione
– non ci deve essere
a priori neppure il dubbio che
possano essere violati. E questo
non lo si può fare dicendo
“vabbé, dopo vedremo”.
Sempre per fare capire anche a
chi ha tre anni.
Lo stipendio del dottor Romeo è
stato contrattato prima. Perché
era un suo diritto, certo. E in
quel caso non credo che lui si
sia sognato di dire: “Ma cosa
vuoi firmare… finito il giro
in barca, io vengo su a San
Marino, mi metto a dirigere
la televisione, non voglio fare
mica il processo alle intenzioni,
tanto lo so che mi pagherete, sia
che faccia bene sia che faccia
male”. Invece quell’accordo è
stato preso prima e oggi, anche
se riteniamo che faccia male, ci
tocca pagarlo lo stesso. D’altra
parte era un suo diritto avere
chiari fin dall’inizio remunerazione,
mansioni, responsabilità,
termini contrattuali. I diritti
fondamentali si tutelano prima
e non, eventualmente, dopo.
Ma a risolvere il tutto arriva
il Segretario all’istruzione
Morganti. Anche a lui le cose
bisogna spiegargliele semplici
semplici, sennò rischi che
ti ride in faccia, dice di aver
capito e poi fa il contrario. E ne
ha detta una delle sue parlando
di “sperimentazione”. Cioè
l’organismo che giudica la
deontologia dei giornalisti può
essere un “esperimento”. Ma
che li faccia sugli avvocati o sui
commercialisti gli esperimenti,
che poi magari non devono
sbattersi neppure troppo per
difendersi!
Insomma, qui tra uno che non
vuole i processi alle intenzioni,
soprattutto se le intenzioni
sono le sue dato che la legge
l’ha scritta lui con la Segreteria
competente, e l’altro che
vuole sperimentare, non basta
neanche spiegarle ben benino
le cose. E non è che non le capiscono,
non le vogliono capire.
Il che fa sospettare una certa
dose di malafede e di volontà
di presa in giro verso chi questo
lavoro lo fa seriamente e
ha mosso osservazioni più che
pertinenti. Una presa in giro
che è cominciata negli incontri
preliminari con impegni non
mantenuti e prosegue adesso
con frasi a effetto buttate là,
per darsi un tono. E meno male
che sia il dottor Romeo che il
Segretario Morganti dicono di
aver fatto i giornalisti… chissà
se se lo ricordano?