Antonio Fabbri: Insufficienza di prove sul dolo, Marino Leo Poggiali assolto in appello

Antonio Fabbri: Insufficienza di prove sul dolo, Marino Leo Poggiali assolto in appello

L’informazione di San Marino

L’ex presidente Dc in primo grado era stato condannato a 4 anni. Confermata la confisca di 2,3 milioni

Insufficienza di prove sul dolo, Marino Leo Poggiali assolto in appello 

Sul suo capo intanto pende un altro rinvio a giudizio dell’agosto scorso. Ancora da fissare l’udienza di primo grado per un caso di riciclaggio di 10,3 milioni

Antonio Fabbri

Riformando la sentenza di primo grado, il giudice delle appellazioni David Brunelli, ha assolto dal reato di riciclaggio l’ex presidente della Dc, Marino Leo Poggiali, per insufficienza di prove in ordine al dolo. Secondo Brunelli, dunque, non è provato che Poggiali fosse consapevole di riciclare. Nel resto la sentenza è stata confermata a carico di Benito Marellacchi, il pensionato romano cui era intestato il conto, condannato a due anni. Confermata anche la confisca dei denari che erano già sotto sequestro, circa 2,3 milioni di euro, segno che anche il giudice di appello ha riconosciuto la provenienza illecita del denaro. Il processo ha ricostruito i passaggi compiuti per trasferire il denaro ed occultarne la provenienza illecita. Ma secondo il giudice Brunelli, non ha sufficientemente provato il dolo in capo al Poggiali. Il suo avvocato Gian Nicola
Berti, seppure interpellato, non ha voluto rilasciare a noi dichiarazioni. Le ha rilasciate a Rtv. “Ci aspettavamo questa sentenza già in primo grado- ha detto l’avvocato Berti alla Tv di stato – Visto che fu proprio grazie alla segnalazione di Poggiali che emersero le anomalie e poi il caso del denaro illecito attorno al quale ha ruotato tutto”. Non pare tuttavia che la decisione del giudice Brunelli sia basata proprio su questo assunto, ma per capirlo nello specifico occorrerà attendere di vedere le motivazioni della sentenza.

Intanto lo stesso Poggiali sempre alla Rtv ha dichiarato “Una liberazione per me e la mia famiglia”.

Quale era il fatto contestato Stando a quanto ricostruito nel processo tutto era scaturito dall’attività di Gianluca Cesari e Francesco Scardaccione, avvocati, che recuperavano soldi da curatele fallimentari per conto della previdenza italiana. Tuttavia, invece di versarli all’Inps,
se ne appropriavano facendoli confluire in una società con lo stesso acronimo. I soldi erano finiti sul Titano in un rapporto presso la EuroCommercialBank, curato da Poggiali e intestato a Martellacchi, ma in realtà movimentato da Scardaccione.
I soldi, poi, venivano movimentati verso una società di diritto inglese. 

Nei confronti di Scardaccione era stata dichiarato il difetto di giurisdizione che comunque aveva fatto appello, dichiarato inammissibile da
Brunelli per riavere i soldi confiscati. Poggiali, quindi, assolto per insufficienza di prove in ordine al dolo, unica condanna confermata quella del pensionato prestanome Benito Martellacchi, che al processo non si è mai presentato.

L’altro procedimento Intanto su Poggiali pende un altro rinvio a giudizio – la data del processo di primo grado è ancora da fissare – per il riciclaggio di 10,3 milioni di euro di cui deve rispondere assieme a Flavio Montini, 59enne bresciano fratello dell’autore del reato presupposto. Sui conti presso la EuroCommercialBank sono transitati i denari ritenuti dall’accusa di provenienza illecita perché frutto di frode fiscale,
appropriazione indebita e bancarotta. Bisognerà vedere, a questo punto, quanto peseranno a livello di precedente giudiziario, le ultime decisioni del giudice Brunelli, che potrebbero rivelarsi determinanti a favore di Poggiali anche in questa vicenda ancora pendente.

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