Antonio Fabbri – L’informazione: Bonifico Bcs da 1,2 milioni: Giannini, Gumina, Gemma e Carli rinviati a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione: Bonifico Bcs da 1,2 milioni: Giannini, Gumina, Gemma e Carli rinviati a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Bonifico Bcs da 1,2 milioni: Giannini, Gumina, Gemma e Carli rinviati a giudizio / Ex direttore di Bcsm, ex capo della vigilanza e i due ex commissari, sono accusati di interesse privato in atti d’ufficio per quel denaro trasferito, a favore dell’ex console Colombelli, quando la banca era commissariata e in regime di blocco dei pagamenti

Sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio l’ex direttore di Banca Centrale, Mario Giannini, l’ex responsabile della vigilanza di Bcsm, Antonio Gumina, e i due ex commissari liquidatori di Banca Commerciale Sammarinese, Otello Carli e Sergio Gemma.

La vicenda è quella del famigerato bonifico da quasi 1,2 milioni di euro effettuato mentre la banca era commissariata e in regime di blocco dei pagamenti. La notizia che i quattro erano indagati è emersa ad agosto scorso (l’informazione del 12 agosto 2015). E’ dell’inizio di questa settimana, invece, il provvedimento, firmato dai commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, che dispone la citazione in giudizio dei quattro. 

Il fatto
Il caso è quello arcinoto del bonifico
destinato alla Finanziaria
Infrastrutture s.a, di Claudia
Minutillo, ex segretaria del governatore
del veneto Giancarlo
Galan, già entrata nelle indagini
Chalet-Mose, e di William
Colombelli, pure lui implicato
nel caso veneto ed entrambi, a
tutt’oggi, sotto inchiesta anche
sul Titano per riciclaggio.
Che in quel bonifico, concesso
ed effettuato in pieno blocco dei
pagamenti, ci fosse qualcosa di
strano, nelle sedi politiche e sui
giornali è stato rilevato molte
volte, soprattutto perché quei
soldi erano partiti dalla banca in
violazione dell’articolo 82 delle
legge sulle imprese e i servizi
bancari e finanziari, la cosiddetta
Lisf. Quella norma, appunto, che
prevede il blocco dei pagamenti.
Secondo l’accusa la responsabilità
dei quattro, ciascuno nell’ambito
del proprio ruolo, è quella di aver dato via libera al bonifico
allo scopo di favorire William
Colombelli, allora console
a disposizione di San Marino,
beneficiario della Finanziaria
Infrastrutture s.a., della quale
l’ex console era azionista al 50%
assieme a Claudia Minutillo, che
deteneva l’altra metà delle azioni
della finanziaria. Per l’accusa in
particolare fu Gumina, d’accordo
con Giannini, ad indurre ed autorizzare
i commissari straordinari
Gemma e Carli a dare corso
al bonifico di 1.184.480,42 euro,
richiesto dal liquidatore della
Finanziaria Infrastrutture. Al
bonifico venne dato corso il 15
dicembre 2011.

Da dove venivano e
che fine hanno fatto quei soldi

Per capire che fine abbia fatto quel denaro, occorre ricostruire
da dove fosse partito.
Che quei soldi arrivassero da
fatture fasulle, lo dice lo stesso
William Colombelli nell’interrogatorio
dell’indagine italiana
sul caso Chalet-Mose. Dice
l’ex console rispondendo alla
domanda del Pm sui fondi che
crearono il capitale sociale della
finanziaria: “Si è trattato di
un’operazione, per fatture inesistenti
studiata per recuperare le
somme necessarie a costituire
il capitale di Finanziaria Infrastrutture
S.a.”
Per la sua parte di versamento
di capitale sociale, tuttavia, Colombelli
specifica al Pm: “Per
quanto riguarda la costituzione
di Finanziaria Infrastrutture,
una parte del capitale è stato
messo da me, quindi non ritengo
inesistente l’operazione relativa
alla sua costituzione e successiva
liquidazione”. In realtà i
Pm italiani sono di altro avviso,
sostenendo che anche quei soldi
provenienti da false fatture, altro
non siano che fondi neri destinati
a tangenti per le grandi
opere in Veneto. Sta di fatto che
il 50% dei denari della Finanziaria
Infrastrutture – relativi
alle quote di spettanza di Colombelli,
poco meno di 600mila
euro – dopo il bonifico effettuato
in regime di blocco dei pagamenti,
fu trasferito in Svizzera
su un conto corrente della
moglie dell’ex Console. L’altra
metà, invece, è sotto sequestro
da parte dell’autorità giudiziaria
sammarinese nell’ambito di
altro procedimento.

L’interrogatorio di Gumina
Sono ormai pubbliche, perché
nel fascicolo della tangentopoli
sammarinese il cui processo aprirà lunedì 19 ottobre le dichiarazioni rilasciate su questo
caso da Antonio Gumina.
Nell’interrogatorio davanti ai
magistrati, ha sostenuto che,
in pieno regime di blocco dei
pagamenti di Bcs, quei soldi
furono trasferiti, su sollecitazione
dell’allora Segretario
alle Finanze, Pasquale Valentini.
Il Segretario di Stato ha
già replicato specificando che,
in quell’occasione nella quale
aveva parlato con il direttore di
Bcsm Giannini, si era limitato
a “chiedere informazioni”, viste
le sollecitazioni del liquidatore
della Finanziaria Infrastrutture.

La posizione di Giannini
La posizione più imbarazzante
appare quella dell’ex direttore
di Bcsm, Mario Giannini. Fino
al 12 giugno 2015 saldamente
alla testa di Banca Centrale in
qualità appunto di direttore e, a
distanza di pochi mesi, finito a
giudizio in due vicende dai contorni
quanto meno dubbi sulle
quali, con i processi, si valuterà
la rilevanza penale. Il primo
caso per il quale si trova a giudizio
è quello del trasferimento
dei 6 miliardi di dollari dal
Giappone. Denari di un ungherese
con precedenti che dovevano
finire ad Asset Banca. Alla
fine non se ne fece nulla, ma da
Bcsm non venne fatta l’obbligatoria
segnalazione all’Agenzia
di Informazione Finanziaria. Il
secondo episodio per cui l’ex direttore
è a giudizio è, appunto,
questo del bonifico da 1,2 milioni.
Far finta di nulla su queste vicende,
anche sul piano delle valutazioni
politiche, risulta sempre
più difficile.
La data del processo da fissare

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