Antonio Fabbri – L’informazione: Crac editrice La voce rogatoria sul Titano per le indagini su Giovanni Celli

Antonio Fabbri – L’informazione: Crac editrice La voce rogatoria sul Titano per le indagini su Giovanni Celli

L’informazione di San Marino

Crac editrice La voce rogatoria sul Titano per le indagini su Giovanni Celli

Antonio Fabbri

Crac dell’Editrice La Voce srl e indagini per fatti di bancarotta fraudolenta contestati a Giovanni Celli, rogatoria a San Marino. Che il patron del giornale romagnolo fosse indagato era emerso nel maggio dello scorso anno. Ora arriva anche la
rogatoria a San Marino
dato che, secondo la Procura
di Rimini, Giovanni
Celli avrebbe trasferito
cospicue somme di denaro
sul Titano.
L’indagine della
procura
Celli è sotto indagine
da parte del Tribunale
di Rimini perché,
come amministratore
dell’“Editrice La Voce
srl”, società dichiarata
fallita il 2 luglio dello
scorso anno, è accusato
di aver posto in essere
una sistematica, generalizzata
e diffusa distrazione
di fondi. Sempre
secondo l’accusa avrebbe trasferito denaro per un
ammontare complessivo
di oltre 9.900.000 euro,
senza alcuna plausibile
motivazione economico-aziendale.
Fondi che,
secondo la ricostruzione
della magistratura
italiana, sono finiti a una
serie di società, ritenute
tutte a lui riconducibili:
la cooperativa “La Mia
Terra s.c.r.l.” , “La casa
soc. coop s.r.l.”, “Spi
s.r.l.”, “Coop Borgo Blu
Re”, “Acta Europa srl”,
“Caffe Italiano s.r.l.”,
“Cooper Edilborgo Blu”,
“Bella Stampa s.r.l.”
.
Ma non finisce qui.
Celli è anche accusato,
come era già emerso nei
mesi scorsi, di essersi
appropriato dei contributi
pubblici per l’editoria
ottenuti dallo Stato
italiano negli anni dal
2010 al 2013.

Per l’accusa i fondi,
destinati all’editoria
ed erogati da parte del
Governo tramite laPresidenza del Consiglio
dei Ministri – Dipartimento
per l’informazione
e l’editoria – non
sarebbero stati destinati
alle finalità per le quali
erano stati stanziati, ma
trasferiti alla società
“La Mia Terra s.c.r.l”
di cui Celli è amministratore.
Gli inquirenti
calcolano un importo di
almeno 3.591.100 euro di
contributi ottenuti, ma
destinati ad altro. Tanto
che anche gli ex dipendenti
de “La Voce” sono
in causa per non essere
stati pagati.

A febbraio la protesta
dei dipendenti

Parallelamente alle
indagini penali è in
corso anche la procedura
fallimentare. Lo scorso
febbraio, in occasione
della prima udienza
dell’editrice del quotidiano
romagnolo -oggi
pubblicato da una newco
subentrata all’editrice
fallita– un gruppo di dipendenti ha manifestato
davanti al tribunale
di Rimini rivendicando
le 15 mensilità arretrate
mai percepite.

Perché l’indagine anche a San Marino. Secondo la Procura di Rimini che sta indagando, Giovanni Celli avrebbe trasferito cospicue somme di denaro – provento appunto dei fatti di bancarotta fraudolenta e della distrazione delle provvidenze pubbliche che dovevano essere destinate alla realizzazione del prodotto editoriale – presso istituti bancari e società finanziarie sammarinesi. Trasferimento a favore dello stesso Celli o di società a lui collegate, secondo gli inquirenti. Di qui la richiesta di assistenza giudiziaria, la rogatoria insomma. In funzione di questa sono state disposte, dunque, indagini bancarie e patrimoniali anche sul Titano. Oltre alle verifiche nelle banche e nelle finanziarie, sono stati disposti accertamenti presso l’ufficio Industria e presso la cancelleria commerciale, per accertare se Giovanni Celli sia titolare di imprese individuali o se ricopra cariche in società o altre persone giuridiche.

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