Antonio Fabbri – L’informazione: Criminal Minds Rsm: Vitalucci imputato, Bianchini parte lesa

Antonio Fabbri – L’informazione: Criminal Minds Rsm: Vitalucci imputato, Bianchini parte lesa

L’informazione di San Marino

Criminal Minds Rsm: Vitalucci imputato, Bianchini parte lesa

L’ex patron di Karnak: “Ero io che dovevo avere dei soldi, ma ribaltarono la frittata e li pretendevano da me”. Processo aggiornato all’8 aprile

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Il filone sammarinese della vicenda denominata dalla procura di Rimini Criminal Minds, vede a San Marino un altro atto. Dopo che a novembre scorso era arrivata la condanna da parte dei giudice Gilberto Felici a carico di Riccardo Ricciardi e Bruno Platone a due anni di prigionia per estorsione ai danni dell’imprenditore Claudio Vitalucci, adesso è quest’ultimo sul banco degli imputati a dover rispondere a sua volta di estorsione ai danni di Marco Bianchini, ex patron di Karnak e parte lesa in questo processo. Una vicenda infinita tra personaggi legati ai clan, marpioni, raggiri, accuse reciproche ed estorsioni. Oltre a tanti soldi.
Le fasi preliminari
Nelle fasi preliminari del dibattimento
di ieri davanti al giudice
Roberto Battaglino, Marco
Bianchini, presente in aula, si
è costituito tramite gli avvocati
Cristina Ercolani e Giovanni
Maio. Imputati di estorsione, invece,
Claudio Vitalucci – difeso
dagli avvocati Martina Mazza e
Luca Maori – e quelli che erano
stati definiti nell’indagine i suoi
“guardaspalle”, Matteo Amici,
difeso dall’avvocato Elia Fabbri,
e Roberto Fonti, difeso dall’avvocato
d’ufficio Daniele Cherubini.
Nella fase preliminare
sono state presentate istanze per
deposito di documentazione – in
particolare intercettazioni e interrogatori
del parallelo procedimento
italiano – e per l’audizione
di testi, alcuni dei quali già
convocati per l’udienza di ieri,
ma che non si sono presentati. Il
pro-fiscale, Giovanni Belluzzi,
si è opposto all’acquisizione di
ulteriore documentazione, sottolineando
che, comunque, alcuni
atti della procura italiana sono
già acquisiti al fascicolo che,
secondo il Pf, è già sufficientemente
istruito per procedere.
Il pro-fiscale Belluzzi ha anche
chiesto il rigetto di un’altra
eccezione, quella del ne bis in
idem
avanzata dalle difese. “Va
respinta
– ha detto – sulla base
di consolidata giurisprudenza
di questo tribunale che rileva
come la convenzione sul ne
bis in idem internazionale
(il
divieto di celebrare due processi
per i medesimi fatti seppure
in due stati diversi, ndr.) non è
stata mai ratificata dall’Italia
”,
ha rilevato.

Decisione sulle
questioni preliminari

Il giudice Roberto Battaglino,
sul punto del ne bis in idem,
condividendo quanto sottolineato
dal pro-fiscale, ha rigettato
l’eccezione. Ha precisato,
tuttavia, che sia relativamente
al risarcimento del danno, al
fine di evitare duplicazioni di
condanne risarcitorie, sia sul ne
bis in idem
, in fase di decisione
terrà conto “con la formula più
opportuna
” anche di quanto
deciso in Italia.
La deposizione dei testimoni
Presente come testimone in aula
l’ex Comandante della gendarmeria
Achille Zechini, che seguì
da vicino il caso e, per un certo
periodo, finì sotto indagine, poi
prosciolto. Ha deposto anche la
vittima, Marco Bianchi, cercando
di ricostruire l’episodio del
Grand Hotel Primavera.
Dalla deposizione di Bianchini
è emerso un fatto nuovo: fu
Ricciardi, da un po’ non più
suo collaboratore, a chiamarlo
al Primavera. “Non so perché
andai
– ha detto Bianchini – ma
mi tirò fuori la storia che era
ammalato di tumore, che era
a San Marino e se lo andavo a
trovare. Quando fui sul posto
c’era Vitalucci
”, assieme agli
altri coimputati e all’albanese,
a giudizio nel filone italiano.
Vitalucci e gli altri mi fecero
vedere un foglio dove c’era
scritta la cifra di 3 milioni.
Riteneva che io glieli dovesse
dare. Io per contro ritenevo che
fosse lui a dover versare a me
quanto dovuto
”.
In ballo un finanziamento che
Bianchini fece tramite Fingestus
e che ritiene Vitalucci non
abbia mai pagato. L’imprenditore
anconetano, invece, sosteneva
di essere lui a dover avere
del denaro, perché il capannone
che aveva dato in garanzia aveva
un valore superiore rispetto
a quanto stimato dalla controparte.
Ribaltarono la frittata. Ero io
a dover avere dei soldi, e sostennero,
invece, che li dovessi
dare
”, ha detto dal canto suo
Bianchini.
In quell’occasione al Primavera,
ci furono le minacce e si
arrivò agli strattoni, finché non
intervenne la Gendarmeria.
Dopo Bianchini è stato sentito
anche Vitalucci.
Il processo è
stato aggiornato al prossimo 8
aprile per le conclusioni.
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