Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Carisp-Sopaf a una svolta. Dieci avvisi di garanzia agli ex vertici. Si procede per Amministrazione infedele

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Carisp-Sopaf a una svolta. Dieci avvisi di garanzia agli ex vertici. Si procede per Amministrazione infedele

 L’informazione di San Marino

Caso Carisp-Sopaf
a una svolta. dieci avvisi di garanzia agli ex vertici. Si procede per
Amministrazione infedele

Antonio Fabbri

 L’inchiesta sammarinese si divide in due
tronconi. Nel primo si sta procedendo per amministrazione infedele nei confronti
degli ex vertici di Cassa, raggiunti nei giorni scorsi dalla comunicazione
giudiziari / Nel secondo troncone delle indagini sulla vicenda Delta si indaga
per corruzione nell’ambito di quella che la politica aveva già etichettato come
“tangente
Sopaf”
/ Rogatoria in Lussemburgo sui passaggi di denaro

L’indagine giudiziaria su Cassa di Risparmio si divide in due tronconi.
Uno nel quale si sta procedendo per amministrazione infedele, l’altro, ancora
secretato, nel quale si sta verificando se in quella transazione che riguardava
la compravendita di azioni Sopaf con quello che ormai è stato verificato come
uno strano “sovrapprezzo”, vi siano stati atti corruttivi. Ne era convinta la
politica che non esitò, all’epoca, a parlare proprio di “tangente
Sopaf”.

Aperta inizialmente contro ignoti, dunque, l’indagine ha avuto una sua
evoluzione e il fascicolo oggi prende due strade.

L’amministrazione
infedele
Sono state recapitate
in questi giorni agli ex
membri del consiglio
di amministrazione di
Cassa, le comunicazioni
giudiziarie, così si chiama
l’avviso di garanzia a
San Marino, che informa
dell’indagine aperta sul
loro conto per amministrazione
infedele. A fi-
nire sotto indagine sono
in dieci, ex membri degli
organismi di vertice
di Cassa. Nell’indagine,
condotta dal Commissario
della Legge Laura di
Bona, che ha in carico il
fascicolo dalla sua genesi,
viene contestata l’amministrazione
infedele.
Secondo le ricostruzioni
compiute e la perizia che
è stata depositata in tribunale
ad aprile scorso,
le azioni furono pagate ad
un prezzo sproporzionato
rispetto al loro valore e ci
fu anche un discusso accordo
di consulenza.

La perizia

Firmata dal professor Stefano
Marasca la perizia
richiesta dal Commissario
della Legge era chiamata
a verificare la congruità
dell’accordo del 31 luglio
2009, con il quale Cassa
acquisì le quote di Sopaf,
e del collegato contratto
di advisory, cioè di consulenza.
Nella sostanza la perizia
fa emergere due elementi.
Il primo è il sovrapprezzo
delle quote di Sopaf pagato
dalla Cassa. Le quote
della società milanese, secondo
la stima del perito,
potevano valere tra i 19 e
i 22 milioni. Per rilevarle
la Cassa di Risparmio ne
pagò, invece, più del doppio:
circa 55milioni. Una
cifra sproporzionata. Già
qui, dunque, viene riscontrata
dal perito la prima
anomalia. Sulla vicenda
della consulenza da 15
milioni, poi, la sproporzione
sarebbe ugualmente
evidente. Anche perché la
consulenza si è sostanziata
in tre o quattro contatti
e qualche e-mail tra Sopaf
e Cassa. Niente di più,
tanto che Carisp ha sospeso
i pagamenti della consulenza
che di fatto non è
mai stata compiutamente
fornita.

L’accordo sulle controversie

La contestazione di amministrazione
infedele
sulla quale si sta indagando
prende le mosse
anche dal fatto che non
si trattò solo del famoso
contratto di vendita, ma
erano previsti, all’interno
dell’intesa, anche accordi
transattivi. Si prevedeva,
cioè, che con la conclusione
della cessione ciascuno
avrebbe reciprocamente
rinunciato alle azioni civili
e penali, tacitando in
tal modo le controversie
giudiziarie. Questo, però,
non solo a vantaggio degli
enti, ma anche dei singoli
membri degli organismi
di vertice di Cassa. Ed è
da qui che emerge l’ipotesi
contestata di amministrazione
infedele, dato
che, secondo l’accusa che
si sta verificando, per assicurarsi
il vantaggio di evitare
azioni civili o penali
anche personali, i membri
degli organismi di vertice
avrebbero autorizzato
operazioni che, dal punto
di vista economico, erano
svantaggiose per Carisp
ed hanno causato una
sofferenza alle casse della
banca per oltre 75milioni
di euro, non giustificata,
stando alla perizia, in
quella entità.

L’indagine
per corruzione

Il fascicolo ha dunque
preso due strade e, quella
ancora secretata, è volta a
verificare l’ipotesi di corruzione.
Il magistrato dovrà
valutare, cioè, se per il
pagamento di quel sovrapprezzo
delle azioni Sopaf
e per quella consulenza, il
cosiddetto accordo di advisory
cioè, vi siano state
delle pressioni mosse da
atti corruttivi. Per capirlo,capirlo,
a quanto si sa finora,
sarebbero stati già compiuti
degli atti istruttori
per verificare i flussi di
denaro. A questo sarebbero
mirate le rogatorie alla
procura di Milano, che
proprio grazie a San Marino
ha aperto l’indagine
che ha portato all’arresto
dei Magnoni della Sopaf.
Altra rogatoria è stata indirizzata
in Lussemburgo,
dove sarebbe finita buona
parte dei denari pagati da
Cassa.

La genesi dell’inchiesta

Quali siano i dettagli di
questa altra parte dell’indagine,
al momento non è
dato sapere, ma potrebbe
essere intuibile se si valuta
la genesi del fascicolo.
L’indagine si originò il 6
agosto 2010, quando Sinistra
unita depositò un
esposto firmato dai consiglieri
e consegnato in
tribunale dal capogruppo
Ivan Foschi, per chiedere
che si indagasse sul
famoso incontro di Palazzo
Begni. Un esposto
per rendere così possibile
l’acquisizione tramite rogatoria
delle registrazioni
su nastro che erano state
consegnate alla procura di
Forlì dallo stesso Fantini,
dove era in piedi, come
noto, l’inchiesta Varano.
In quel nastro si sentivanosentivano
le voci degli allora dei
segretari di Stato Gabriele
Gatti e Antonella Mularoni
e dell’Ad di Carisp,
Mario Fantini nel famoso
incontro a palazzo Begni,
sede della Segreteria agli
Esteri, avvenuto nell’inverno
2008. Quel nastro
fu poi fatto ascoltare dal
Psd in una serata pubblica
e a quello di S.u. si
aggiunse anche un altro
esposto dello stesso Psd assieme a Ddc e Psrs.

La sovrapposizione della
commissione d’inchiesta

In questo quadro di indagini
si sovrappone la
Commissione di inchiesta,
deliberata dal Consiglio e
già avviata, appunto sul
caso Carisp-Delta-Sopaf.
Al di là dei propositi di
non ingerenza, infatti, la
politica da un lato, nella
vicenda del conto Mazzini,
ha affermato di voler
valutare le responsabilità
politiche una volta concluse
le indagini penali,
dall’altro non ha usato lo
stesso metro per il caso
Carisp. Così adesso, sulla
medesima vicenda, stanno
indagando sia il tribunale,
sia la Commissione parlamentare
di inchiesta. A
quanto si sa, sarebbe stato
ascoltato nei giorni scorsi
dalla Commissione, il magistrato
titolare delle indagini,
presumibilmente
anche per armonizzare il
lavoro delle due inchieste
ed evitare sovrapposizioni
ad esempio per l’audizione
dei testimoni o degli
indagati. L’auspicio, visto
che ormai l’organismo politico
si è insediato, è che
l’attività della Commissione
non si sovrapponga
e non vada ad interferire
con quella del tribunale.

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