Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Mazzocchi, il teste ritratta la ritrattazione. L’imputato: ‘sono innocente, mai favorito Podeschi’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Mazzocchi, il teste ritratta la ritrattazione. L’imputato: ‘sono innocente, mai favorito Podeschi’

L’informazione di San Marino

Descritte le prassi del carcere, i comportamenti inusuali e le “pressioni dei difensori” sul direttore “che disse di essere un po’ più teneri

Caso Mazzocchi, il teste ritratta la ritrattazione

L’imputato: “sono innocente, mai favorito Podeschi”

Raschi: “Sì, ho visto il passaggio di un apparecchio nero”. Il gendarme imputato: “Mai favorito Podeschi. Chiedo indulgenza dopo 64 giorni di carcere duro nei quali sono passato da guardia a terrorista”

Antonio Fabbri

Il processo al gendarme Mirco Mazzocchi, accusato di favoreggiamento, si apre con la ritrattazione della ritrattazione.

Claudio Raschi, all’epoca dei fatti contestati in carcere assieme a Podeschi, la volta scorsa aveva ritrattato le dichiarazioni rese agli inquirenti in fase istruttoria. Il 3 marzo scorso aveva affermato, contraddicendo la prima versione dell’8 agosto 2014 resa agli inquirenti, di non aver visto nulla passare, da parte di Mazzocchi, a Claudio Podeschi attraverso le sbarre. Ieri Raschi ha ritratto di nuovo richiamandosi alle prime dichiarazioni rese agli inquirenti, con qualche precisazione non secondaria.

Nella mattinata sono stati ascoltati anche altri tre testimoni e, al termine dell’udienza, lo stesso Mazzocchi che ha ribadito le dichiarazioni fatte finora dicendo di non aver consegnato nulla a Podeschi se non un caricatore per rasoio.

Il primo colpo di scena
Il primo colpo d scena arriva in
apertura di udienza quando il
giudice Gilberto Felici comunica
alle parti – il procuratore
del Fisco Giovanni Belluzzi
che ieri ha sostituito Roberto
Cesarini impossibilitato a partecipare
all’udienza, l’Avvocatura
dello Stato e i difensori Maria
Selva e Fabio di Pasquale – che
il testimone Claudio Raschi ha
chiesto di rendere nuove dichiarazioni.
Dopo essere stato messo
a conoscenza delle sue prime
affermazioni agli inquirenti e
della ritrattazione della scorsa
udienza, Raschi torna di nuovo
sulle sue parole. “Io quelle lì le
ho viste – dice – Voglio rettificare
la testimonianza resa in dibattimento
il 3 marzo. In realtà
ho visto Mazzocchi e Podeschi
che si passavano delle radiotrasmittenti.
Ho visto anche che
Podeschi gliele ridava circa
un’ora e mezzo dopo”. Queste
le sue prime parole, poi meglio
specificate. “Eravamo su in
cella. Io e Podeschi eravamo
oltre la grata, Mazzocchi sul
pianerottolo”, ha detto Raschi.
Poi ha aggiunto che dell’apparecchio
consegnato “si vedeva
il sopra, un oggetto scuro. Ho
visto il movimento della mano
che passava l’oggetto”. Ha
detto Raschi, di fatto sottolineando
di aver visto il passaggio
di qualcosa di nero, ma di non
poter essere certo se si trattasse
di una radiotrasmittente. “Dico
che era un oggetto scuro.
Faccio fatica a dire se poteva
essere un rasoio. Dopo ho sentito
Podeschi parlare”. Raschi
ha anche affermato che dalla
saletta del refettorio, dalla grata che dà sul cortile, ha sentito parlare
ha sentito parlare Podeschi
con Baruca: “Chiedeva se
stava bene o se stava male. E’
stata una cosa veloce”. Inoltre
Raschi ha specificato il senso
della dichiarazione che aveva
reso in istruttoria sul fatto che
i due parlavano tra loro “senza
che i gendarmi intervenissero”.
Ieri ha affermato che intendeva
dire che si stupiva del fatto che
“nessuno li rimproverasse”.
Mi sentivo “scrollato”
Il giudice Gilberto Felici ha
cercato di scandagliare anche
il perché delle ritrattazioni di
Raschi.
“Mi sono sentito intimorito”,
ha detto di nuovo. Cioè la
soggezione era la motivazione
della prima ritrattazione e, poi,
anche della seconda. Quindi ha
dichiarato: “voglio lasciare la
prima cosa che ho detto, perché
è quella vera”. Dopo la prima
deposizione in udienza Raschi
ha detto di essere tornato dal
suo avvocato che lo ha invitato
a “dire la verità”. “Non sono
stato avvicinato da nessuno per
rendere questa testimonianza
in un senso o nell’altro”, ha
poi aggiunto. “Ma perché alla
prima udienza di marzo ha
ritrattato?”, ha chiesto allora
il giudice. “Alla prima udienza
pubblica mi sentivo ‘scrollato’,
confuso, intimorito. Mi sono recato
dall’avvocato che mi ha di
nuovo detto di dire la verità”.

Gli altri testimoni
Sono stati ascoltati nella mattinata
altri tre testimoni. Il sovrintendente
della Polizia civile,
Peter Marino Guerra, che la
sera del primo agosto 2014 ha
raccolto le prime dichiarazioni
di Stefano Bollini, titolare del
London pub i cui walkie talkie
di servizio hanno captato una
conversazione nella quale si
sentiva la voce di Podeschi e
di un altro interlocutore. Guerra,
ricevuta la segnalazione di
Bollini, lo fermò e prese subito
contatti con chi nel corpo si
occupava dell’indagine giudiziaria.
Ascoltato anche Gianni Guidi,
un milite che fa servizio
ausiliario presso il carcere. Di
fatto ha affermato che compito dei militi è quello di seguire
le indicazioni e gli ordini dei
gendarmi e vengono delegati di
sorvegliare i detenuti durante
l’ora d’aria. “E’ capitato di
rado che portassi il caffè ai detenuti
– ha detto Guidi guardando
i filmati delle telecamere a
circuito chiuso – non è normale
– ha aggiunto sempre visionando
i filmati – entrare e uscire
dalla cella del detenuto”.
La testimonianza di Giancarlo
Serra, vicebrigadiere della gendarmeria,
ha sollevato un particolare
interessante: “I rasoi,
anche quelli elettrici, sono tenuti
in un armadietto nelle aree
dei secondini. Sono le guardie
che danno il rasoio al detenuto
la mattina che lo riconsegna
fatta la barba o quando esce
per l’ora d’aria. Il rasoio viene
caricato dalle guardie che lo
consegnano carico al detenuto”.
“E’ usuale che entriate nelle
celle?”, ha chiesto il giudice.
“Non è usuale”, ha risposto il
teste.

L’audizione di Mazzocchi
A conclusione del dibattimento
Mazzocchi ha reso le sue dichiarazioni
e si è sottoposto alle
domande del giudice e delle
parti. Prima gli sono state lette
le sue dichiarazioni rese durante
gli interrogatori cui è stato
sottoposto dagli inquirenti durante
l’indagine. Interrogatori
nei quali ha sempre sostenuto la
propria innocenza e il passaggio
di un caricabatterie per rasoio,
anziché di ricetrasmittenti.
“Effettivamente le immagini
sono brutte. La mia è stata
gentilezza. Non ho mai avuto
rapporti e favori da Podeschi”.
Questa una delle dichiarazioni
rese da Mazzocchi durante
l’istruttoria. Ieri il gendarme
ha aggiunto altre affermazioni:
“Voglio chiedere indulgenza
da parte sua nel mio caso – ha
detto rivolgendosi al giudice
– 64 giorni di reclusione ed isolamento
duro mi hanno molto segnato. Non vedere la mia
famiglia e i miei figli, restare in
cella per 22 ore su 24, chiuso
anche lo spioncino per ricircolo
dell’aria. E’ stata una detenzione
dura. Ho perso 64 giorni
di vita con la mia famiglia. Io
non ho fatto niente di quello
che mi viene contestato. Non ho
mai passato delle radio. Solo
un alimentatore per caricabatterie
che mi è stato chiesto
quella sera. Non ho fatto niente
di quello di cui sono accusato.
Dopo 19 anni di servizio,
sono passato in un attimo da
guardia a terrorista; non sono
stato trattato come un cittadino
normale. Io non ho mai passato
una radio a nessuno. Mai. La
detenzione e le sue modalità mi
hanno profondamente segnato
– ha aggiunto – pertanto forse
anche la mia lucidità e la mia
memoria ne risentono”.

Il passaggio del caricatore
con il filo e la chiavetta usb

Nelle sue dichiarazioni Mazzocchi
ha spiegato quanto si
vede nei filmati, proiettati in
aula, delle telecamere a circuito
chiuso. Il gendarme, accusato
di favoreggiamento, ha ribadito
che non si trattava di radiotrasmittenti,
ma di un caricatore
per rasoio con il filo arrotolato
e raccolto con un elastico. Ha
escluso che, nonostante avesse
un filo di 30-40 centimetri, potesse
essere pericoloso per atti
di autolesionismo, ritenendo il
cavo troppo corto. “A volte –
ha detto – è capitato anche in
altre occasioni che consegnassimo
il caricatore ai detenuti
per il tempo necessario alla
ricarica”. Rilevato anche come
dalle telecamere si veda Mazzocchi
che, dopo essere stato
alla grata ed aver parlato con
Podeschi, si sia recato nella sua
auto. Secondo l’accusa per riporre
la radiolina che Podeschi
gli aveva riconsegnato. Diversa
la versione di Mazzocchi che
afferma di essere andato nella
sua auto per prendere una chiavetta
usb con dei film da vedere
quella sera.

Perché nessuno ha redarguito
Podeschi mentre parlava?

“Io stavo ripristinando un file
del brogliaccio di due anni del
detenuto Raschi, cancellato per
sbaglio dal direttore del carcere
Cavuoto. Quando ho portato
il caffè a Podeschi non mi sono
accorto che muoveva la testa o
che parlava. Da parte mia non
c’è mai stata nessuna volontà
di favorirlo in nessun modo”.
Mazzocchi ha anche dato la sua
versione sui ripetuti ingressi
della cella di Biljana Baruca.
“Non le andava bene mai
niente. Diceva che la frutta era
avariata. Non riteneva giusto
questo trattamento, non dignitoso
per la persona. Addirittura
diceva che il prosciutto aveva
lacrime di sangue. Sono andato nella sua cella perché su un
tavolino teneva la frutta, che
sosteneva essere andata a male,
per farmela vedere. Si lamentava
di tutto. In un altra occasione
per il telecomando e un’altra
per le sigarette. Era più
lamentosa che cortese. Però si
è sempre comportata bene”.
E queste lamentele da parte
dei detenuti passavano agli
avvocati, che poi si lagnavano
a loro volta con il direttore del
carcere. Tanto che “avevamo
ricevuto da Cavuoto indicazione
di essere un po’ più ‘teneri’
per possibili ricorsi alla Corte
Europea e lamentele dei difensori.
Effettivamente all’ inizio
eravamo tutti più distaccati.
Per le lamentele pressanti dei
detenuti con i loro avvocati il
direttore del carcere ci disse di
essere con i detenuti più attenti
alle loro richieste”.

La concessione edilizia
Gli inquirenti hanno scandagliato
anche i possibili collegamenti
di Mazzocchi con Podeschi.
“Non ne ho mai avuti”, ha
ribadito Mazzocchi “Podeschi
non ha avuto alcun ruolo nella
concessione edilizia della mia
abitazione. Ho dovuto dare un
indirizzo industriale alla mia
casa”, ha ammesso Mazzocchi.
Un escamotage che gli è stato
proposto dal suo geometra
“Augusto Valentini, che mi ha
suggerito il modo per costruire
su un terreno industriale di
mia proprietà”. Mazzocchi ha
aggiunto di non avere alcun debito
di riconoscenza verso Podeschi
o Baruca. “No, assolutamente”,
ha detto perentorio. Ha
poi dichiarato di avere inviato
a Podeschi una lettera, quando
questi era Segretario di Stato
alla Sanità, perché seppe che
c’era un posto vacante all’Iss.
Una lettera con la quale dava la
propria disponibilità a ricoprire
quel posto avendone requisiti,
“ma non ho mai ottenuto risposta”,
ha aggiunto Mazzocchi.
Il processo, conclusa la fase dibattimentale,
è stato aggiornato
ad altra data a breve termine
che verrà comunicata dal giudice
Felici, per procedere alle
conclusioni e alla sentenza.

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