Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Colombelli voleva una banca

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Colombelli voleva una banca

L’Informazione di San Marino

Colombelli voleva una banca

Dagli interrogatori
dell’ex console emerge che per la finanziaria Infrastrutture il cui capitale
sociale era stato versato grazie alle false fatturazioni, doveva fare da
apripista ad una
holding per
il project financing

Antonio Fabbri

I soldi per il versamento
del capitale sociale
finanziaria Infrastrutture
s.a. di proprietà al
50% ciascuno di Claudia
Minutillo e William Colombelli,
erano, quanto
meno per una parte, di
provenienza illecita e
provenivano da false fatturazioni.

Questo stando
a quanto affermato dallo
stesso ex console nell’interrogatorio
nell’ambito
dell’inchiesta Chalet
datato 12 marzo 2013.
Un interrogatorio che
è agli atti del fascicolo
della nuova indagine sulla
tangentopoli veneta,
la cosiddetta inchiesta
Mose.
E’ stato lo stesso Colombelli
-non indagato
nell’inchiesta Mose
ma che ha patteggiato
nell’indagine Chalet – a
riferire al Pm che lo
interrogava, Stefano Ancilotto,
che si era trattato
di una operazione studiata,
quella dell’emissione
di false fatturazioni,
proprio per incamerare
denari per il capitale
sociale da versare per la
finanziaria sammarinese.
Quanto meno in parte,
dato che l’ex console
sostiene che la sua quota
non rientrerebbe tra le
somme da ritornare alla
Mantovani, anche se di
questo gli inquirenti non
si mostrano convinti.
La finanziaria creata
con i soldi delle
fatture fasulle

fatture fasulle
Dice Colombelli rispondendo
alla domanda
del Pm: “Per quanto
riguarda i contratti
conclusi con Adria Infrastrutture
e le relative
fatture emesse, ricordo
che costituirono operazioni
inesistenti quelle
relative agli studi della
piattaforma logistica ex
Alumix. Si è trattato di
un’operazione, per fatture
inesistenti studiata
per recuperare le somme
necessarie a costituire il
capitale di Finanziaria
Infrastrutture S.A”.

Per la sua parte di versametno
di capitale sociale,
tuttavia, Colombelli
specifica al Pm:
“Per quanto riguarda la
costituzione di Finanziaria
Infrastrutture una
parte del capitale è stato
messo da me, quindi
non ritengo inesistente
l’operazione relativa
alla sua costituzione e
successiva liquidazione.
Ritengo che in relazione
a tali somme il Gruppo
Serenissima Holding non
abbia nulla da pretendere
in ordine alla quota di
liquidazione delle quote
di mia spettanza”. Quote
di spettanza di Colombelli,
circa 600mila euro,
che si trovano in Svizzera,
su un conto corrente
della moglie dell’ex
console. Gli inquirenti,
tuttavia, contestano
più volte a Colombelli
nell’interrogatorio, che
anche quei soldi siano
provenienti dalle false
fatturazioni.

Colombelli voleva una banca. Lo scopo della Infrastrutture
s.a., messa in liquidazione nel 2010, era ben più ampio di quello di avere una
semplice finanziaria. Lo spiega lo stesso Colombelli nell’interrogatorio del Pm
del marzo 2013: “Finanziaria
Infrastrutture
era nata proprio come una base holding per l’ampliamento dei
project financing, questa era l’operazione bancaria”, dice l’ex console.

Nel 2010 si liquida. All’epoca l’amministratore della
finanziaria Infrastrutture era Claudia
Minutillo
, consigliere era Colombelli
e presidente del Cda era Alberto Rigotti.
quest’ultimo
arrestato, tra l’altro,
lo scorso 4 giugno
nell’ambito di un caso di
bancarotta fraudolenta in
Italia. Nel 2010 si decise
per la liquidazione della
s.a, anche perché entro la
fine dell’anno le società
anonime si sarebbero
dovute tramutare in Spa
ed evidentemente non
sarebbe più servita allo
scopo per cui era stata
creata. Almeno negli
intenti di qualcuno.

Ma alla liquidazione
“io ero contrario – ha
detto Colombelli al Pm –
l’abbiamo messo anche
a verbale. Il Presidente
principale dell’operazione
è stato Alberto Rigotti,
che aveva a che fare
con Adria Infrastrutture,
di questo ne sono sicuro,
e quindi automaticamente
voleva… anche a
lui piaceva l’operazione
banca all’interno della
Repubblica di San Marino.
Ma non aveva nulla
a che vedere con questo.
Questa era una banca
che doveva realmente
gestire fondi per il
project financing su
operazioni italiane”,
dice l’ex console. E ci
teneva particolarmente,
tanto che aveva anche
trovato un acquirente
per la Infrastrutture. Un
acquirente arabo.

La trattativa
con l’emiro
della finanziaria Infrastrutture
presidente era
Colombelli e, secondo
quanto afferma nell’interrogatorio,
aveva pure
trovato un acquirente.
“Ero contrario per la liquidazione
anche perché
avrei rivenduto questa
società, sto trattando
oggi con un gruppo
di Asman, per quanto
riguarda l’emiro di
Asman, una banca
proprio reale all’interno
della Repubblica di San
Marino, questo era un
oggetto sociale nudo,
crudo, pulito senza
avere mai fatto un’operazione,
quindi poteva
essere tranquillamente
venduta. Ma lì ho avuto
assolutamente il blocco
assoluto da parte della
dottoressa Minutillo,
appoggiata quel giorno
da un Buson che voleva
anche partecipare al
cda, io da Presidente
l’ho lasciato chiaramente
fuori, però loro
in quel momento hanno
messo in liquidazione la
società”.

Risvolti sul TitanoFacile comprendere
come gli interrogatori
resi davanti all’autorità
italiana siano
importanti anche per
l’indagine sammarinese
aperta per riciclaggio,
appropriazione indebita
e false fatturazioni
Nei confronti di Minutillo,
Colombelli e
Baita. Interrogatori
che potrebbero essere
utili anche per l’autorità
giudiziaria sammarinese
considerate le
preziose informazioni
che se ne ricavano e,
inoltre, le ammissioni di
determinate operazioni.
Tra queste il fatto che,
quanto meno per buona
parte, la finanziaria Infrastrutture
concessa dal
Congresso di Stato, con
delibera del 27 dicembre
2005, all’ex console e a
Claudia Minutillo, ha
avuto un capitale versato
pari a 1.545.000 euro al
gennaio 2006, in tutto
– secondo gli inquirenti
italiani – o in parte –
secondo Colombelli – di
provenienza illecita in
funzione di fatture per
operazioni inesistenti
sulla base dello schema
ormai ben noto dell’inchiesta
Chalet-Mose.

 

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