Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Conti a San Marino e in Romagna su cui operava l’immobiliare dell’imprenditore della mafia

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Conti a San Marino e in Romagna su cui operava l’immobiliare dell’imprenditore della mafia

 L’informazione di San Marino

Nuovi particolari
dell’indagine della Direzione investigativa antimafia che ha portato al
sequestro da quasi mezzo miliardo di euro

Conti a San Marino e in Romagna su
cui operava l’immobiliare dell’imprenditore della mafia

Antonio Fabbri

SAN MARINO. L’immobiliarista siciliano che gli inquirenti della Direzione
Investigativa Antimafia di Palermo ritengono funzionale agli affari di Cosa
Nostra, tanto da avergli sequestrato immobili, auto, conti e rapporti bancari
per 450milioni di euro, aveva individuato San Marino come destinazione e ponte
per mettere al sicuro l’immenso patrimonio frutto della sua attività illecita.
Nel corso degli anni il 76enne Calcedonio Di Giovanni
, nei confronti del
quale la Sezione penale misure di prevenzione del Tribunale di Trapani –
presidente Piero Grillo con giudici Franco Messina e Chiara Badalucco – ha
disposto i sequestri preventivi a scopo di confisca, nel corso degli anni ha
dovuto rispondere di una serie di accuse per i più svariati reati, sempre legati
al patrimonio accumulato, movimentato e distratto.

Nella ricostruzione dei giudici
di Trapani emerge lo storico
dei procedimenti svoltisi in
capo al Di Giovanni, ai suoi familiari,
moglie e figli, e ai suoi
uomini di fiducia. Procedimenti,
in alcuni dei quali se l’è cavata
con la prescrizione, in altri
con il patteggiamento, in altri
subendo sentenza di condanna.
Vicende giudiziarie che partono
dai primi anni novanta fino
a tempi recenti. Le contestazioni
di cui ha dovuto rispondere
vanno dalla violazione degli
obblighi contributivi, alla truffa,
da reati fiscali e false fatturazioni
fino al furto di energia
elettrica e alla bancarotta fraudolenta.
Tra i reati di cui è stato
accusato anche un episodio di
omicidio colposo, contestatogli
in seguito alla morte di una
turista rimasta folgorata nel suo
villaggio vacanze “Kartibubbo”
– nel quale è accusato di avere
investito i soldi della malavita
– che aveva impianti elettrici
non a norma.
Viste tutte queste vicissitudini
giudiziarie, a un certo punto,
per mettere al sicuro il suo
patrimonio, ha pensato bene,
attorno al 2005, di trasferire
la proprietà dei suoi immobilia soggetti e in luoghi meno
“esposti”. Ed è qui che gli è
evidentemente sorta l’idea di
San Marino.
Il trasferimento
delle disponibilità
Di Giovanni decide così di trasferire
il cospicuo patrimonio
immobiliare che deteneva attraverso
le società già protagoniste
dei fatti delittuosi di cui ha
dovuto rispondere all’autorità
giudiziaria italiana. Il trasferimento
viene fatto in capo alla
società sammarinese “Compagnia
Immobiliare del Titano
srl”, nata nel 2005. Tutto si
accompagna allo svuotamento delle società “Cormorano”,
“Numidia” e “Di Giovanni
immobiliare”, anche con operazioni
in cui il pagamento del
prezzo è chiaramente simulato
e per le quali le società non
hanno proceduto al versamento
di imposte in Italia per consistenti
importi. A testimonianza
di questo ci sarebbero anche
decine di rogiti fatti da professionisti
sammarinesi per trasferire
la proprietà di altrettanti
immobili in capo alla società
del Titano della quale, secondo
la Dia, il dominus effettivo era
proprio il Di Giovanni. Rogiti,
quindi, che per gli inquirenti
sarebbero stati effettuati su finte
vendite, considerato che non
risulta che la società sammarinese
abbia mai pagato il prezzo
degli immobili acquisiti. D’altra
parte è la stessa Antimafia
a dire che la società del Titano
era “nella piena disponibilità”
del Di Giovanni e “asservita
alle sue logiche criminali”.
A esemplificare questo la Dia
cita le persone di fiducia che
si sono avvicendate alla guida
della srl negli ultimi anni:
claudia Di Giovanni, figlia
del siciliano indagato dall’antimafia,
amministratore fino
all’11 ottobre 2012, e andrea
Pulaneo, 51enne di Campobello
di Mazara, che ad oggi
Nuovi particolari dell’indagine della Direzione investigativa antimafia che ha portato al sequestro da quasi mezzo miliardo di euro
amministra la società sammarinese.
L’episodio recente
Oltre al trasferimento di immobili
e patrimoni nella società
sammarinese, il tentativo più
recente di sottrarre le risorse
ai provvedimenti di confisca
dell’autorità italiana, vede
la cessione alla Titano real
estate limited, società inglese
omologa a quella sammarinese
della quale, peraltro, la srl è di
fatto socio unico. L’operazione
del Di Giovanni attraverso la
società sammarinese era stata
scoperta, infatti, dall’autorità
giudiziaria in un processo a carico
dell’immobiliarista accusato
di truffa proprio per queste
movimentazioni di patrimonio.
Operazioni svelate da una sentenza
del Tribunale di Marsala
datata 2009, in seguito alla
quale proprio la sammarinese
Compagnia Immobiliare del
Titano srl è dovuta intervenire
con il suo patrimonio per risarcire
il danno causato e riconosciuto
in giudizio.
A quel punto il Di Giovanni ha
escogitato un ulteriore schermo
per la distrazione del patrimonio,
costituendo, a giugno scorso,
la Titano real estate limited.
La società di diritto inglese era
stata costituita con un capitale
sociale di soli 100 euro ed èstata iscritta presso l’Ufficio
del Registro delle Imprese di
Inghilterra e Galles con sede
sociale Worcestershire.
Determinante, anche qui, il
ruolo della società sammarinese,
che di quella inglese è il socio.
Viene infatti aumentato il
capitale sociale della ltd inglese
con la cessione, mediante conferimento
da parte della Compagnia
Immobiliare del Titano
srl, con sede in via Ranco 54 a
Dogana, di un ramo d’azienda
costituito da poco meno di
cento unità immobiliari, tutte
nel comprensorio del villaggio
Kartibubbo di Campobello di
Mazara, cui viene attribuito un
valore di 11.400.000 euro.
I conti della società
sammarinese
La società sammarinese ha anche
diversi conti correnti, a San
Marino e in Italia, tanto che la
Dia di Palermo ne ha disposto
il sequestro. Un conto prettamente
sammarinese, su cui è
appoggiata la carta di credito
della Compagnia immobiliare
del Titano, si trova – ricostruiscono
gli inquirenti della Dia
– all’Istituto Bancario Sammarinese.
Poi la Srl ha un conto
corrente presso il Credito di
Romagna dove ha pure un rapporto
denominato “posizione
contabile estera”. Tre rapporti
bancari dei quali la Dia ha disposto
il sequestro assieme ad
altre cinque posizioni intestate
personalmente a Calcedonio Di
Giovanni e ai suoi familiari.

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