Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Criminal Minds e Vulcano si intrecciano con i personaggi che bazzicavano in Fingestus

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Criminal Minds e Vulcano si intrecciano con i personaggi che bazzicavano in Fingestus

 L’informazione di San Marino

In apertura del processo eccezione dei difensori che hanno sostenuto la
prescrizione processuale. Rigettata dal giudice, si va avanti

Criminal Minds e Vulcano si intrecciano con i personaggi che
bazzicavano in Fingestus

Rivelazioni calde nella deposizione
di Claudio Vitalucci, l’imprenditore anconetano vittima di estorsione da parte
dei due imputati, Riccardo Ricciardi e Bruno Platone

Antonio Fabbri

Un intreccio di personaggi che ruotavano attorno a Fingestus
i cui nomi sono entrati già in altre inchieste sulla criminalità organizzata.
Oltre a quelli degli stessi imputati, Riccardo
Ricciardi
e Bruno
Platone
, spuntano anche nomi come quelli di Ernesto e Luigi Luciano, che
bazzicavano pure attorno a Fincapital
e sono già finiti nell’inchiesta Vulcano.
Poi c’è il nome di e Giovanni Pascarella, oggi deceduto, soggetto già implicato
nello scontro tra i napoletani e i calabresi per la supremazia nella gestione
delle bische in Romagna. Scontro che portò all’agguato di viale Ceccarini e al
ferimento di Giovanni Lentini da parte proprio del figlio di Pascarella,
Salvatore. Fu lui a premere il grilletto, ferendo Lentini che poi si rifugiò sul
Titano. Era il 2005, dieci anni fa, la l’onda lunga di quei fatti arriva fino ad
oggi.
Tutto un quadro di personaggi, insomma, che fa comprendere come –
per quanto accaduto attorno alla Fingestus e, come ormai noto, anche attorno a
Fincapital – ci fosse una stanzialità di personaggi della criminalità
organizzata sul Titano.

Particolari che sono emersi anche ieri con la testimonianza della parte
lesa, l’imprenditore Claudio
Vitalucci
, nel processo per la branca sammarinese dell’inchiesta Criminal
Minds
, che ha visto la sua prima udienza davanti al giudice Gilberto Felici.

Le eccezioni preliminari
Il processo si è aperto con le eccezioni
preliminari. L’avvocato
Lara Conti, che difende Bruno
Platone presente in aula, ha
formulato la richiesta di prescrizione
processuale. Secondo l’avvocato
Conti, infatti, calcolate
anche le ferie giudiziarie e le varie
vicissitudini del fascicolo, il
termine utile per le indagini era
già decorso fin dal primo marzo
2012. Alla richiesta dell’avvocato
Conti si è associato il legale
di ufficio, Giuseppe Ragini, che
difende Riccardo Riccardi, ieri
assente. C’era ad assistere, invece il suo legale italiano, Piero
Ippoliti.
Non dello stesso avviso dei difensori,
per contro, l’avvocato di
parte civile, Antonio Masiello,
che patrocina Vitalucci. Per Masiello
la contestazione dell’aggravante
avrebbe fatto alzare di
un grado la pena prevista, e questo
ha allungato anche il termine
di prescrizione. Poi Masiello
ha aggiunto che la decorrenza
dei termini partirebbe a suo
avviso dalla riassegnazione del
fascicolo al secondo inquirente,
dopo che gli atti erano finiti prima
in Appello e poi rimessi in
istruttoria. Concorde con questa
posizione il Pro Fiscale, Giovanni
Belluzzi, che ha evidenziato
come fosse corretto il conteggio
effettuato dall’avvocato Masiello.
Il giudice Felici, dopo essersi
ritirato per deliberare, ha deciso
per il rigetto dell’eccezione
dell’avvocato Conti, sottolineando
che il rinvio a giudizio è
stato fatto nei termini di legge
e che, tra l’altro, l’inquirente ha
deciso nonostante ancora non
fosse completa la risposta alla
rogatoria formulata verso l’Italia.
Circostanza, questa, che addirittura
lascerebbe ancora oggi
l’istruttoria nei termini.
Le vicissitudini del fascicolo
Per comprendere il significato
delle eccezioni preliminari e i
conteggi, non sempre semplici,
sulla prescrizione processuale
che sono stati fatti ieri mattina,
occorre ripercorrere le vicissitudini
del fascicolo.
Un fascicolo dall’iter travagliato
nato dalla denuncia dell’imprenditore
anconetano Claudio
Vitalucci e che venne in prima
battuta archiviato dall’allora
Commissario della Legge Manlio
Marsili. Poi, però, dopo l’impugnazione
dell’archiviazione da
parte dell’avvocato Antonio Masiello
che difende appunto Vitalucci,
venne rimesso in istruttoria
dal Giudice delle Appellazioni
David Brunelli, che cassò in
maniera non tenera la decisione
di Marsili. La vicenda finì così in
mano al Commissario della Legge
Laura Di Bona che, dopo le
rogatorie e le indagini del caso,
ha deciso per il rinvio a giudizio
sfociato nella prima udienza di
ieri davanti al giudice Felici.

La deposizione di vitalucci

Dopo la decisione del giudice
Felici sulle eccezioni preliminari,
il processo è proseguito con
l’audizione della parte civile,
l’imprenditore anconetano, Claudio
Vitalucci, all’epoca titolare
della “Boosley Jeans”, società
con sedi ad Ancona e Marotta. E’ dalla deposizione di Vitalucci
che sono saltati fuori i nomi di
diversi personaggi più o meno
noti già entrati anche in altre
inchieste sulla criminalità tra la
Repubblica e la Riviera. “Avevo
un rapporto con Bianchini
e
Fingestus che mi scontava le
fatture dell’attività della mia
azienda – ha detto Vitalucci – ho
conosciuto questa finanziaria e in
particolare Daniele Tosi perché
avevo dei conti a San Marino.
Mi mandò da loro Marco Cit”.
Quest’ultimo era un promotore
finanziario che operava in una
società sammarinese e il suo
nome è comparso anche nell’inchiesta
sulle bische in Romagna.
E’ anche il rapporto con l’intermediatore
finanziario, Cit appunto,
che fu infatti tra i motivi alla
base dello scontro tra napoletani
e calabresi. Lo stesso Cit precisò
poi che fu vittima di un’estorsione
da parte dei napoletani, per
la quale è stata già emessa una
condanna. A proposito di soggetti
campani, nel racconto di ieri di
Vitalucci sono spuntanti anche i
fratelli Ernesto e Luigi Luciano.
I due erano assieme a
Platone
e
Ricciardi Ricciardi, i due imputati, in
un incontro con l’imprenditore
anconetano. I fratelli Luciano
sono riconducibili al gruppo
degli acerrani, persone già note
nell’ambito dell’inchiesta
Vulcano.
Ma alle riunioni, diverse volte,
era presente anche Giovanni
Pascarella
, oggi deceduto. “C’era
spesso anche lui – ha detto Vitalucci
– diceva di essere un amico
importante di Bianchini. Usava le
sue automobili”. Anche Pascarella
è entrato in più di una indagine
sulla criminalità organizzata tra
la Romagna e il Titano
.
Le estorsioni e le minacce
all’imprenditore anconetano

Vitalucci ha ripercorso anche le
minacce e le estorsioni subite
per soldi che doveva vedersi
restituire e che invece non ha
avuto, per circa 320mila euro.
“Penso che Bianchini abbia voluto
mettermi nelle mani di questi
suoi collaboratori per liberarsi
del rapporto con me. Non mi ha
mai voluto ricevere”, ha detto Vitalucci.
“A quel punto le abbiamo
provate tutte. Abbiamo tentato
con gli avvocati, abbiamo parlato
con Zechini e anche con Riccio.
C’è una telefonata intercettata nel
procedimento italiano – ha detto
Vitalucci – dove Zechini dice a
Ricciardi: non vi posso difendere
perché Vitalucci è andato da Riccio”.
Né Zechini né Riccio, va
detto, sono a processo in Italia o
a San Marino, dove il fascicolo in
un primo tempo aperto nei confronti
dell’ex comandante della
gendarmeria è stato archiviato.
Vitalucci ha riferito che all’epoca
aveva un debito di 1,6 milioni
verso Fingestus. Poi l’imprenditore
ha fatto una affermazione
che contrasta con le carte del
rinvio a giudizio. Ha infatti detto
di non essere mai stato minacciato
da Bruno Platone. Nelle carte
dell’indagine, invece, risulta che
fu quest’ultimo a paventare l’intervento
di una non meglio precisata
“famiglia”. A Ricciardi sono
riconducibili le botte, il lancio
di un estintore e la minaccia di
buttare Vitalucci dal quarto piano
dell’Admiral. Circostanze queste
confermate dalla parte lesa.
Il processo è stato aggiornato ad
altra data, nella quale si inizierà
l’audizione dei testimoni.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy