Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Ex ambasciatore, giudice federale dichiara illegittima perquisizione al Cesars Palace

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Ex ambasciatore, giudice federale dichiara illegittima perquisizione al Cesars Palace

L’informazione di San Marino

La difesa di Paul Phua
mette a segno punto a suo favore che potrebbe fare ammucchiare il processo


Ex ambasciatore, giudice federale dichiara illegittima perquisizione al
Cesars Palace

Antonio Fabbri 

SAN MARINO. Irregolarità nella richiesta del mandato di perquisizione
presso il Cesars Palace fanno prendere una piega favorevole a Paul
Phua nel processo in corso a Las Vegas
per scommesse illegali a carico
dell’ex ambasciatore non residente di San Marino in Montenegro, chiamato in
causa anche nella tangentopoli sammarinese. E’ di lunedì, infatti, la pronuncia
di un giudice federale, Peggy Leen, che ha definito il mandato di perquisizione
“fatalmente imperfetto” ed emesso sulla base di dichiarazioni “fuorvianti”. Gli
avvocati di Phua avevano sollevato l’irregolarità del mandato di perquisizione,
lo scorso  luglio 2014, al Cesar Palace, dove l’ex ambasciatore dl Titano
assieme ad altri stava, secondo l’accusa, facendo scommesse illegali sul
mondiale di calcio in Brasile.

Una prima soddisfazione per gli
avvocati di Phua, quindi. “Questo
è un trionfo per i cittadini
in tutto il mondo e mostra che i
giudici faranno rispettare la Costituzione”,
ha detto l’avvocato
David Chesnoff, che assiste Phua
e, come lui, è un giocatore professionista
di poker. “Sono contento
che il giudice abbia riconosciuto
che l’applicazione della legge
non deve essere avventata né
omettere informazioni essenziali
quando si esegue un mandato”,
ha aggiunto. Il legale di Phua,
Chesnoff, e il co-difensore Thomas Goldstein, avevano deciso di
proseguire nel processo – mentre
altri cinque coimputati hanno
patteggiato – sostenendo che gli
agenti avevano condotto una indagine
incostituzionale e senza
mandato per raccogliere prove
prima del blitz del 9 luglio, introducendosi
nelle stanze del Cesars
Palace dopo avere staccato la
connessione internet e presentandosi
come dei tecnici. Uno stratagemma
che, nella sua decisione
di 32 pagine, il giudice Leen ha
valutato, sottolineando tuttavia
che l’interruzione della connessione
non è stata una violazione
costituzionale, ma la richiesta di
mandato di perquisizione è stata
costellata di errori e dichiarazioni
fuorvianti, cosa che mina
il caso, dato che il giudice federale
raccomanda di estromettere
dal processo le informazioni così
raccolte. Leen ammette anche che
possano esserci prove a carico di
Phua sulle scommesse illegali,
ma rileva pure l’irregolarità della
richiesta di mandato. “I sospetti
degli investigatori che Phua sia
stato impegnato nelle scommesse
illegali sullo sport al Caesars
Palace, possono essere confermate
da elementi di prova recuperati
nella esecuzione del mandato”,
ha scritto Leen. “Tuttavia
– ha aggiunto – un mandato di
perquisizione non è mai convalidato
da ciò che la sua esecuzione
recupera”. I procuratori dell’accusa
hanno ora la possibilità
contestare la decisione di Leen,
che raccomanda la soppressione
delle prove acquisite sulla base
del mandato irregolare, davanti
al giudice distrettuale Andrew
Gordon, che presiede il caso e
per il quale la raccomandazione
di Leen non è tuttavia vincolante.
Il procuratore del Nevada ha
riferito che Nevada, Daniel Bogden,
ha fatto sapere che i pubblici
ministeri stanno esaminando la
decisione di Leen ed hanno 14
giorni di tempo per rispondere.
I procuratori hanno già detto in
aula che sarebbe più complesso
portare avanti l’accusa contro
Phua senza poter utilizzare le
prove sequestrate nel blitz del 9
luglio al Cesars Palace nel quale
gli agenti avevano sequestrato
decine di telefoni cellulari,
computer, iPad e altri apparecchi
elettronici. Va detto che cinque
imputati malesi e cinesi arrestati
con Phua e il figlio Darren si sono
dichiarati colpevoli nel mese di
dicembre e sono stati multati e
condannati a cinque anni di libertà
vigilata con la condizione
che rimangono fuori degli Stati
Uniti in quel periodo. Il processo
e la battaglia legale, quindi,
proseguono. I pubblici ministeri
hanno sostenuto che Paul Phua
ha legami con il crimine organizzato
asiatico, la triade 14K di
Hong Kong, cosa che i difensori
negano. I procuratori sostengono
che il suo gruppo ha realizzato
un profitto di 13 milioni di dollari
nel giugno e luglio 2014 gestendo
scommesse sulla Coppa del Mondo
nello schema che si estendeva
a Macao, dove peraltro era stato
arrestato con le stesse accuse un
mese prima di spostarsi a Las Vegas.

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