Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: L’equazione e l’equa azione

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: L’equazione e l’equa azione

L’Informazione di San Marino

L’equazione e l’equa
azione

Antonio Fabbri

Non c’è niente da fare, alla fine i conti devono tornare. E’
questa l’equazione dei bilanci.
Quando il Titano, in piena lista nera, si
sedette ai tavoli dei ragionieri di Tremonti, gli venne sottoposta una
equazione: troppo nero nelle vostre casse uguale meno gettito nelle
nostre.

Gli interlocutori del Monte, allora, proposero la loro di equazione:
togliamo segreto bancario, anonimato societario e riduciamo il differenziale
fiscale… uguale trasparenza e da parte dell’Italia possibilità di verifica sui
suoi contribuenti.

Da Roma, dove di birbara ne hanno quanta e più che a San Marino,
replicarono con un sistema di equazioni: se segreto bancario, anonimato
societario, mancata gestione del nero sono uguali a zero, allora anche entrate
per San Marino sono uguali a zero, crollando la raccolta bancaria. Risultato era
una incognita: “Con cosa tirate avanti?”

In sostanza fu necessario un
altro passaggio matematico: “i pilastri economici di San Marino-paradiso fiscale
stavano al suo sostentamento, come regime fiscale e tributario certificato
staranno al sostentamento di San Marino non più paradiso fiscale”, fecero sapere
a mezza bocca dal Titano, consapevoli di essere stati un bel po’ forzati in
questa operazione
.

 

 


Se tale equazione è vera, come lo è, da essa sono scaturite
tutte le intese con l’Italia che hanno portato, come ultimo
passo, all’ingresso nella wihte list fiscale di cui tanto ci si bea
in questi giorni. Equazione confermata anche in Consiglio
dal Segretario alle finanze, sul quale si premeva a dicembre
per procrastinare l’entrata in vigore della Smac fiscale.
Per coronare il tutto è saltata fuori, in questa concatenazione
di conti e ricerca di pareggio intervallato da un uguale che
poi tanto uguale non è mai, un’altra equazione, quella applicata
recentemente e che fa già tribolare dai primi giorni del
2015: lo Stato ha bisogno di liquidità anche per pagare gli
stipendi Pa, questo implica richiesta di un prestito; prestito
concesso dalle banche uguale indebitamento necessario;
banche concedono il prestito se garantite da entrate; entrate
garantite da gettito tributario. Risultato: prestito per liquidità
attuale uguale previsione di gettito per entrate future
certificate attraverso la Smac. Ecco perché, per la freddezza
dei numeri, non si poteva rinviare nulla come avrebbero voluto
i commercianti.
Ma se l’equazione è inesorabile, ciò che la renderebbe meno
fendente sarebbe il ragionamento politico capace – se è capace
– di fare diventare l’equazione un’equa azione. Ed è
quest’ultimo passaggio che è mancato. Anzi non sembra sia
stato perseguito neppure per asintoto. Fuori dalla matematica,
cioè, non pare si sia neppure provato troppo a tendere
ad un’equa azione.
Sarebbe stata un’equa azione non eliminare il taglio del’1,5%
agli stipendi degli statali. Così, giusto per far notare che sulla
stessa barca dei sacrifici c’è pure chi ha più sicurezza occupazionale
degli altri.
Equa azione sarebbe stato rendere noti a tutti i reali benefi-
ciari di banche e finanziarie, in modo da capire a chi i cittadini
dovranno pagare gli interessi del prestito che lo Stato
ha chiesto agli istituti, i quali, col sedere al caldo poggiato
sui fondi pensione, hanno già beneficiato di un credito di
imposta per deficit e guasti che lo stesso sistema finanziario,
per come era organizzato e gestito, ha prodotto.
Sarebbe stata un’equa azione evitare il taglio all’indennità
di malattia, giustificato con l’equazione tabellare diramata
dal governo mirata ad attestare che, praticamente, adesso è
meglio di prima. Ma l’equa azione è un principio per il quale
bisognerebbe andare a prendere per le orecchie chi abusa
della “mutua” e il medico che fa il certificato farlocco, anziché
far ricadere sulla collettività, in maniera socialmente
ingiusta e diseducativa, le furberie di pochi.
Questo perché solo quando l’equazione e l’equa azione coincidono
si può davvero dire che i conti tornano.

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