Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Mafia e mezzo miliardo di sequestri, decine di rogiti sul Titano per intestare immobili a Mazara del Vallo

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Mafia e mezzo miliardo di sequestri, decine di rogiti sul Titano per intestare immobili a Mazara del Vallo

 L’informazione di San Marino

Mafia e mezzo miliardo di sequestri, decine di rogiti sul Titano per intestare immobili a Mazara del Vallo

Antonio Fabbri

 

SAN MARINO. E’ nata nel 2005 la società sammarinese che muoveva denari e immobili di un fedelissimo di Cosa Nostra, la magia siciliana. Il collegamento con San Marino è emerso dall’indagine della Direzione investigativa antimafia che nella conferenza stampa di ieri ha fatto il quadro di un giro di riciclaggio di denaro sporco tra massoneria e rapporti con la mafia in una indagine che ha visto al centro un imprenditore di Monreale, in provincia di Palermo, Calcedonio Di Giovanni. Secondo gli inquirenti al Di Giovanni è riferibile anche una società sammarinese la Compagnia immobiliare del Titano srl. Società che è tra quelle finite sotto l’attenzione della Direzione Investigativa Antimafia.

I sequestri della Dia

Sono circa 200 le unità immobiliari,
tra terreni, abitazioni e
complessi residenziali, sequestrate
al Di Giovanni, 76 enne,
nel solo territorio di Monreale.
Aggiungendo altre proprietà, in
maggioranza presenti nel territorio
di Campobello di Mazara e
di Mazara del Vallo in provincia
di Trapani, si arriva ad un totale
di 547 immobili. A questi vanno
aggiunti 12 veicoli, 8 rapporti e
depositi bancari, per un valore
complessivamente stimato in
oltre 450 milioni di euro. E’ un
impero economico quello sequestrato
dalla Direzione Investigativa
Antimafia di Trapani a
Calcedonio Di Giovanni. “Uno
dei maggiori mai sequestrati nella
zona”, afferma il Colonnello
Riccardo Sciuto, della DIA di
Palermo, durante la conferenza
stampa di ieri mattina a Palermo
assieme al Tenente Colonnello
Rocco Lo Pane, della DIA di
Trapani.

La storia di Di Giovanni

Gli esponenti della Dia per spiegare
la figura del 76enne di Monreale
ne ripercorrono la storia che
comincia negli anni settanta e si
truffa da quasi due
milioni ai danni di banca
commerciale sammarinese
in tre sotto processo
intreccia con i destini delle famiglie
mafiose del mandamento
di Mazara del Vallo, uno dei più
attivi dell’intera organizzazione
criminale. L’obiettivo è quello
di rinvestire in attività lecite i
proventi derivanti dalle attività
illecite. Il nome di Di Giovanni
negli anni ’70, quando la mafia
mazarese è al centro dei traffici
di morfina proveniente dalla Turchia
poi smerciata nel mercato
Usa dopo essere stata trasformata
in eroina presso i laboratori di
Mazara, compare nelle indagini
ed emerge il suo collegamento
con uno dei principali artefici del
riciclaggio internazionale, Vito
Roberto Palazzolo.
Da questi Di Giovanni nei primi
anni ‘70 rilevò per 500 milioni
di lire un enorme complesso
edilizio in fase di realizzazione,
valore attuale 8 milioni di euro,
a destinazione turistica, a Kartibubbo.
In questo complesso sono
stati investiti negli anni notevoli
capitali provento del traffico di
droga e contrabbando di tabacchi
gestiti da Cosa Nostra trapanese
e palermitana. Gli inquirenti
chiedono a Calcedonio di spiegare
intanto la provenienza di
questo capitale, considerando
che ha sempre dichiarato un reddito
di alcune decine di migliaia
di euro.
Le società e l’attività recente
Non finisce qui. Infatti Di Giovanni
gestiva circa 20 società,
con sede in Italia. Quando nel
2004 scattò un’inchiesta per frode
al bilancio comunitario e nazionale,
l’imprenditore cercò di
evitare la confisca delle società,
che sono intanto aumentate, trasferendone
diverse prima a San
Marino e poi in Inghilterra.
Negli anni più recenti, attraverso
meccanismi fraudolenti, Di Giovanni
ha avuto accesso a rilevantissimi
finanziamenti pubblici,
coinvolgendo anche interessi della
mafia di Castelvetrano, in provincia
di Trapani, ed in particolare
quelli di Filippo Guttadauro,
fratello del capomafia Giuseppe
e cognato del boss latitante Matteo
Messina Denaro.

Funzionale, ma non
affiliato, a Cosa Nostra

Di Giovanni non è affiliato a
Cosa Nostra, precisano gli inquirenti.
Ha vissuto attraverso
proventi illeciti. Indagato per 16
reati tra abusi edilizi, truffe, furti
di energia elettrica, sempre collegati
all’attività di imprenditore
edile e a violazioni della normativa
edilizia. Implicato anche in
un’indagine per omicidio colposo
quando una turista in una sua
struttura rimase folgorata nel
fare la doccia poiché l’impianto
non era in regola.

Le indicazioni dei pentiti
Diversi collaboratori di giustizia
hanno dichiarato che Di Giovanni
era portatore degli interessi
delle cosche mafiose siciliane,
evidenziando i suoi collegamenti
con Giuseppe Mandalari,
definito il commercialista della
mafia e di Totò Riina, e la massoneria
non ortodossa. Un collaboratore
di giustizia dichiara che
Di Giovanni gli aveva presentato
Mandalari come consulente di
personaggi mafiosi. Il pentito Rosario
Spatola parla di Di Giovanni
come uomo al servizio della
mafia di Campobello di Mazara
e massone. Al momento la DIA
ha chiesto al Tribunale la sorveglianza
speciale e la confisca del
patrimonio.

 

Il ruolo della società del Titano
Il ruolo della società sammarinese
è stato quello di “contenitore”
nel quale Di Giovanni riversò,
tramite decine di rogiti, gli immobili
che prima erano intestati
a società italiane a lui riconducibili.
Operazioni che iniziarono in
seguito a un patteggiamento giudiziario
del siciliano.
Recentemente, poi, attraverso la
società sammarinese c’è stato il
tentativo di Di Govanni di sottrarre
il suo patrimonio alle misure
di prevenzione. Nel giugno
di quest’anno, ha infatti costituito
in Inghilterra la società Titano
real estate limited che si occupa
di gestione di villaggi turistici
con domicilio fiscale italiano nel
villaggio Kartibubbo.
L’amministratore della società
inglese, un mazarese, a settembre
ha aumentato il capitale sociale
originariamente di soli 100 euro a
11 milioni di euro. Soldi che sono
stati versati dal socio della Ltd
inglese, la sammarinese Compagnia
immobiliare del Titano. I
soldi riguardano il ramo di azienda
costituito da un centinaio di
immobili nel villaggio turistico.
Una manovra organizzata da Di
Giovanni, sostiene l’accusa, per
evitare il sequestro e sotrarre ai
provvedimenti della autorità giudiziaria
i propri denari.

La società sammarinese e lo
storico dei suoi amministratori

La società sammarinese, che ha
sede legale a Dogana in via Rannistratori,
non necessariamente
legati all’indagine della Dia.
Ecco, comunque, lo storico.
Nasce nel giugno del 2005 con
il nome Palenke srl, nome che
mantiene fino al 20 novembre
2006. Primo amministratore è
in quel periodo Luciano Muccioli.

Poi cambia ragione sociale
e diventa l’attuale Compagnia
immobiliare del Titano srl
. Dal
20 novembre 2006 al 12 marzo
2007 amministratore unico risulta
Antonella Cecere. Il suo
posto viene poi preso fino al
12 maggio 2009 da Luca Della
Balda
, quindi di nuovo la Cecere
fino all’8 giugno 2009 e poi
di nuovo Della Balda fino al 26
novembre 2010. Di seguito assume
l’amministrazione della società
fino al primo agosto 2011
Francesco Curti Giardino. Di
seguito è stata amministratore
Claudia Di Giovanni, figlia del
siciliano indagato dall’antimafia,
fino all’11 ottobre 2012. Ha
quindi preso il suo posto fino al
24 giugno 2013 Andrea Pulaneo,
seguito da Monia Gorrini
fino al 7 luglio di quest’anno,
per poi tornare ad amministrare
la societ’ che ha un capitale
sociale di 75mila euro, Andrea
Pulaneo
, 51enne di Campobello
di Mazara. La società vedrebbe
le quote in mano a fiduciarie che
fanno da schermo ai reali beneficiari
delle quote. La società
avrebbe fatto a decine di rogiti,
nel corso degli anni, relativi a
immobili siti nel territorio di
Mazara del Vallo.
Della società sammarinese, che
gli inquirenti ritengono “nella
piena disponibilità” del Di Giovanni
e “asservita alle sue logiche
criminali” è stato disposto
il sequestro dal Gip di Trapani.
Plausibile, quindi che venga
inoltrata una rogatoria sul Titano
per procedere a congelamento
della srl tuttora vigente

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