L’Informazione di San Marino
Intervista a tutto campo sul
sistema bancario all’ex presidente della Fondazione Carisp-Sums: “Forti dubbi
sulla nazionalizzazione di Cassa”
Proliferazione banche, tito
Masi: “Inevitabile pensare che qualcuno abbia intascato tangenti”
Antonio Fabbri
In un periodo in cui l’argomento banche è diventato centrale nel dibattito politico, abbiamo rivolto alcune domande a chi nel settore ha ricoperto senz’altro ruoli di primo piano. Tito Masi è stato infatti Presidente di Cassa di Risparmio in anni passati e Presidente della Fondazione della stessa Cassa dal 2009 al 2013, oltre che, per alcuni anni, membro del Comitato Credito e Risparmio.
Masi,
alcuni giovani si sono chiesti come si
sia arrivati ad un così elevato numero di banche e finanziarie… lei cosa risponde?
“La scelta di ampliare il sistema bancario poteva certamente avere una sua logica ma doveva essere attuata con equilibrio e ponderazione. Così non è stato e abbiamo assistito ad un vero e proprio assalto alla diligenza. A San Marino, dal 1882, in oltre cento anni, sono nate quattro banche. Poi, dal 1999 al 2003, sono stati concessi nulla osta per l’apertura di ben otto nuove banche e di decine e decine di società finanziarie, senza aver creato un quadro normativo di riferimento e adeguati ed efficaci sistemi di controllo e vigilanza, senza un progetto di sviluppo discusso, approfondito e concordato e senza valutare, come sarebbe stato necessario, anche le possibili reazioni dei nostri vicini di casa. Pura follia. Il trionfo della superficialità e della spregiudicatezza”.
Ma
come si spiega tutto ciò? “Quando
sull’interesse generale ha il sopravvento
l’interesse di partito o
personale, quando la cupidigia prevale
sulla lungimiranza e guida le scelte dei politici, non c’è da stupirsi se questi sono i risultati. La crescita improvvisa del sistema promossa dai governi dell’epoca è avvenuta attraverso una chiara logica spartitoria e di lottizzazione partitica, una banca a me ed una a te. Quando poi le autorizzazioni vengono concesse, come in molti casi è avvenuto, senza tuttavia voler generalizzare, non a primarie istituzioni finanziarie di altri Paesi o a soggetti qualificati e di esperienza, ma a persone prive di qualsiasi professionalità specifica, a intermediari o amici, che in alcuni casi le hanno rivendute nei giorni successivi, è inevitabile pensare, come tutti pensano, che qualcuno abbia incassato tangenti, e non da poco”.
Lei
ha già sostenuto pubblicamente questa tesi a proposito di Banca del Titano.
“Nel caso di Banca del Titano c’è stata addirittura una tangente di Stato, pagata non dai proprietari ma utilizzando addirittura il capitale sociale della banca per ripianare l’acquisto – effettuato dal governo in violazione di legge, con delibere secretate ed all’oscuro del Consiglio Grande e Generale – di Nuova Rete, una emittente bolognese in dissesto ma utile per diffondere il segnale di San Marino RTV”.
Cosa
pensa delle ultime operazioni che, dopo Banca del Titano, hanno portato alla chiusura del Credito Sammarinese, di Banca Commerciale e di Euro Commercial Bank? “Fin
dal 2009, suscitando reazioni critiche
piuttosto diffuse, ho sostenuto, insieme al Presidente di Cassa, Sibani, che il settore avrebbe inevitabilmente subito un forte ridimensionamento e che Banca Centrale avrebbe dovuto guidare la transizione. Il ridimensionamento c’è stato ma la guida è mancata. Anzi, la gestione della crisi di alcune banche è stata addirittura disastrosa, poco trasparente (e credo che sia stato aperto anche un fascicolo in Tribunale) ed ha comportato per
lo Stato costi enormi e, a mio personale avviso, per nulla giustificati, soprattutto in momenti di gravi difficoltà come quelli che stiamo vivendo, quando si chiedono sacrifici ai cittadini. Una cosa poi è sostenere una banca che è sostanzialmente solida ed ha un valore sistemico ed un futuro, ben altra cosa è ripianare un buco di bilancio con i soldi di tutti”.
Lei
aveva già anticipato le sue riserve sull’operato di Banca Centrale. I motivi della sua presa di distanza sono quelli che ha illustrato? “Non
solo. Io credo che tutti si attendessero da Banca Centrale un forte impegno per la salvaguardia del sistema bancario e finanziario – e mi riferisco ovviamente alle aziende serie e sane – e per garantire ad esso un futuro. Nei fatti Banca Centrale ha esaurito la propria attività nelle funzioni di vigilanza, esercitate in alcuni casi con un rigorismo esasperato e quindi pericoloso. I vertici dell’Istituto si sono dimostrati inadeguati ai propri compiti, all’interno e sul fronte importantissimo delle relazioni esterne”.
Anche
sul Presidente non è stato tenero. “Fino
ad ora ho solo affermato, e ne sono ancora convinto, che il Presidente di un’istituzione così importante deve essere un sammarinese. Posso aggiungere che l’attuale Presidente ha un compenso decisamente esagerato, soprattutto in considerazione della sua scarsa presenza. Per non parlare delle dichiarazioni improvvide che ha rilasciato, come quella, che da sola in altri Paesi avrebbe comportato le sue dimissioni, che non occorreva più un memorandum d’intesa con Banca d’Italia. Come se la normalizzazione dei rapporti con Banca d’Italia e la possibilità di operare nel mercato italiano non fossero priorità dell’intero sistema e del Paese”.
Veniamo a Cassa di risparmio. cosa pensa del progetto di nazionalizzazione che sta
prendendo forma con la prossima
nomina della maggioranza del C.d.A. ad opera del Governo? “Ho decisamente molti dubbi. Soprattutto per motivi di principio. C’è già troppo Stato nel nostro Paese. E poi credo che sia rischioso che lo Stato assuma direttamente il controllo di una banca e che il Governo nomini la maggioranza dei membri di un C.d.A. D’ora in poi i clienti che avranno necessità di un prestito si rivolgeranno ai Segretari di Stato o di Partito. L’esperienza ha poi dimostrato che a guidare le scelte della politica in materia di nomine non sono sempre la competenza, l’esperienza e l’indipendenza di giudizio che dovrebbero avere le persone prescelte”.
Sembra
tuttavia che le carenze patrimoniali di Cassa non possano essere affrontate diversamente. “Fondazione
e Cassa a suo tempo hanno presentato progetti diversi. Occorre poi considerare che la carenza patrimoniale di cui si parla dipende dalla contabilizzazione delle perdite, sia quelle vere e accertate che quelle presunte, conseguenti alla vicenda Delta, dipende dalla valutazione degli attivi, cioè dal valore che si attribuisce, nel caso specifico, alle partecipazioni ed ai crediti di Cassa. Su questi temi, ancora una volta, è stata determinante l’opinione di
Banca Centrale. Io non esprimo
valutazioni ma mi limito a rilevare come Cassa di Risparmio, documenti alla mano, avesse espresso opinioni molto diverse. Rilevo infine come le modalità di intervento siano piuttosto singolari: lo Stato sottoscriverebbe infatti l’aumento di capitale di Cassa, diventandone il principale azionista, utilizzando denaro messo a disposizione dalla stessa Cassa”.
E’
notizia dei giorni scorsi che cassa di Risparmio abbia raggiunto un accordo con gli eredi di Mario fantini per la consegna agli stessi di circa 7 milioni di euro per i quali i fantini avevano accusato la Cassa di appropriazione indebita.
La Cassa
di Risparmio, a sua volta, circa un anno fa, ha presentato un esposto in tribunale con il quale denuncia un’attività parallela e sommersa svolta da fantini e stanzani che configurerebbe “ipotesi di reato di elevata gravità tra cui, verosimilmente, l’amministrazione infedele,
le false comunicazioni sociali,
la truffa o la frode nell’esecuzione dei contratti, se non addirittura il riciclaggio”. Qual è la sua opinione in proposito?
“Sull’accordo non esprimo giudizi perché, avendo lasciato la Fondazione
nel mese di maggio, non conosco gli eventuali elementi di novità e le motivazioni che hanno indotto Cassa a raggiungere un accordo transattivo. Sull’esposto non posso che sottolineare l’estrema gravità dei comportamenti emersi a seguito di una accurata indagine interna derivante da rogatorie internazionali e richiesta anche dalla Fondazione da me presieduta nella prospettiva di un’eventuale azione di responsabilità. Ora tutti possono capire perché più volte nell’Assemblea dei soci ho parlato di conflitto di interessi. Mi auguro che il Tribunale vada avanti e celermente nell’attività avviata, che la verità emerga e che giustizia sia fatta, scuotendo le coscienze che, di fronte ai gravissimi episodi denunciati, invece di scandalizzarsi, come io ancora mi scandalizzo, rimangono inerti”.