Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Ricetta falsa, prescrizione processuale per Muccioli

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Ricetta falsa, prescrizione processuale per Muccioli

L’informazione di San Marino

Ricetta
falsa
, prescrizione processuale per Muccioli

Ma restano l’ipotesi
di azione civile e i guai disciplinari

Per le decisioni amministrative si
valuterà in quella sede

Antonio Fabbri

E’ stata depositata il 6 marzo scorso la sentenza con la quale
il giudice Gilberto Felici, accogliendo l’eccezione preliminare della difesa di
Claudio
Muccioli
, patrocinato dagli avvocati Moreno Maresi e Andrea Belluzzi, con il
parere favorevole del procuratore del fisco Roberto Cesarini, ha disposto il non
luogo a procedere nei confronti del medico, per intervenuta prescrizione
processuale. Il rinvio a giudizio, cioè, è arrivato oltre i termini previsti
dalla cosiddetta “legge sul giusto processo”. La sentenza, tuttavia, non si
limita a dichiarare il non luogo a procedere, ma oltre ad affermare che il
certificato era effettivamente falso, dà conto anche dell’influenza esercitata
dall’allora Segretario di Stato, Claudio Podeschi per la cui suocera era stato
redatto il certificato fasullo.

Il fatto
Il fatto, così come
ricostruito nelle carte
del processo, parte dalla
mancata presentazione
entro il termine del 28
febbraio 2011 da parte
della signora Teresina
Bologna, suocera di
Claudio Podeschi, della
richiesta di conversione
del permesso di soggiorno
che aveva in residenza.
Nessuna richiesta fu
mai presentata. Cosa che
poteva anche accadere,
ma per “documentati
casi di forza maggiore”.
Diversamente, come fatto
dalla gendarmeria, la
residenza sarebbe stata
cancellata.
Si pose allora il problema
di riottenere
quella residenza, e allora
Claudio Podeschi chiese
al dottor Muccioli di
documentare il caso “di
forza maggiore” con un
certificato medico nel
quale si attestasse che la
signora Bologna non si
era recata in gendarmeria
nei tempi previsti per
motivi di salute e per
difficoltà a deambulare.

Il certificato
e la piaggeria
Il certificato venne fatto,
ma la gendarmeria si
accorse subito che qualcosa
non quadrava e con
una relazione ed una
indagine che il giudice
definisce precisa e dettagliata,
port; la questione
in tribunale.
Muccioli è stato in
seguito ascoltato e ha
sostenuto di aver fatto
quel certificato per cortesia
verso il Segretario
di Stato. Secondo il giudice
Gilberto Felici, che
lo scrive nella sentenza,
si trattò piuttosto di
“compiacenza e piaggeria”
nei confronti di
Podeschi.
Non solo. Il giudice nel
rilevare come la gendarmeria
abbia condotto
indagini “molto accurate
e proficue”, sottolinea
come il Comandante
in particolare, che
all’epoca era Achille
Zechini, avesse “tempestivamente
riferito al
giudice di essere stato
avvicinato dal ministro
Claudio Podeschi per
parlare di “quella cosa”,
“a quattrocchi, senza
intermediari”. Oltre a
questo il giudice riporta
che il perito d’ufficio
parla di un certificato
con “giudizi grossolanamente
infondati”.
Il che emerge anche
dalla dichiarata, da parte
del dottor Muccioli,
difficoltà a deambulare
della signora Bologna.
Infatti il servizio
Neuropsichiatrico parla,
per contro, di “deambulazione
normale” e
l’ufficio stranieri attesta
che il 6 maggio 2011
la donna si era recata
in gendarmeria con le
proprie gambe.
Insomma, il giudice
Felici in questa sentenza
di non luogo a procedere
attesta, però, che
quel certificato firmato
da Claudio Muccioli
per fare ottenere alla
suocera di Podeschi
la residenza che le era
“sfuggita”, è falso.

La conseguenze
Il giudice Felici, in
assenza di sentenza di
condanna, sottolinea di
non poter stabilire altro
dal non luogo a procedere
per intervenuta prescrizione
processuale.
Aggiunge però che
quanto disposto “non
impedisce alle eventuali
persone offese di svolgere,
nella sede civile,
le azioni che riterranno”
opportune. Tanto che il
giudice ha autorizzato
l’Iss a prendere visione
degli atti come richiesto
dai suoi difensori.
Stessa cosa per le
decisioni disciplinariamministrative,
che
devono essere rimesse
in quella sede. Il giudice
ha quindi disposto la
trasmissione di copia
integrale della sentenza
al Direttore Generale
dell’Istituto per la Sicurezza
Sociale.

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