Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Riciclaggio soldi di Corona, 4 Condanne confermate e una assoluzione

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Riciclaggio soldi di Corona, 4 Condanne confermate e una assoluzione

 L’informazione di San Marino

Assolto per mancanza di
dolo Giorgio Urbinati. Per gli altri confermata anche la confisca per
equivalente fino a 1,2 milioni
/ Riciclaggio soldi di Corona, 4
Condanne confermate e una assoluzione

Antonio Fabbri

Riciclaggio
dei soldi della bancarotta fraudolenta della Corona’s
, la società di
Fabrizio Corona, sentenza
definitiva
.

Parzialmente
riformata la decisione di primo
grado con l’assoluzione per uno
degli imputati e l’abbassamento
della pena per un altro. Confermata
nel resto la sentenza di
prima istanza. Subito disposto i
mandato di arresto per gli imputati
nei confronti dei quali è stata
emessa condanna definitiva.
E’ stata dunque pubblicata ieri
mattina la sentenza del Giudice
delle appellazioni, David Brunelli
datata 8 gennaio. La lettura
è stata affidata al Giudice Roberto
Battaglino che nell’aula delle
udienze penali del palazzo di
giustizia dei Tavolucci, ha reso
noto quanto disposto in via de-
finitiva.
Le condanne
L’accusa, per tutti, era di riciclaggio.
In appello il Procuratore
del fisco, Roberto Cesarini, aveva
chiesto la conferma delle condanne
di primo grado, mentre
le difese volevano l’assoluzione,
sollevando, per alcuni degli imputati,
anche la questione del ne
bis in idem, ritenendo che già la
condanna emessa in Italia fosse
relativa anche ai fatti commessi
a San Marino. La pena definitiva
più pesante è in capo al sammarinese
Massimo Maria Micheloni
(difeso dagli avvocati Luca
Greco, Caterina Filippi e Maria
Antonietta Pari). A suo carico
è confermato quanto disposto
primo grado: 3 anni e 6 mesi di
prigionia e 4 anni e mezzo di
interdizione dai pubblici uffici
e diritti politici. Una pena che
prevede necessariamente la traduzione
in carcere. E l’ordine di
arresto è stato eseguito nel pomeriggi
di ieri (vedi box).
In primo grado, alla stessa pena,
era stato condannato anche Luciano
Vannucci, difeso dall’avvocato
d’ufficio Elia Fabbri. In
appello Vannucci ha ottenuto
uno sconto di pena di un anno.
Il giudice Brunelli ha riformato
la decisione di primo grado condannandolo
a 2 anni e 6 mesi e
all’interdizione per 4 anni. Essendo
la prigionia prevista inferiore
ai tre anni è possibile che
gli venga concessa una misura
alternativa alla detenzione in
carcere.
Conferma della condanna per
Mario Matera a 2 anni e 6 mesi.
Matera era difeso degli avvocati
Stefano Brandina e Luca Della
Balda che patrocinavano anche
Bruno Tiziano. Anche per
quest’ultimo confermata la condanna
a 2 anni e 3 mesi di prigionia.
Il sammarinese Giorgio
Urbinati, difeso dall’avvocato
Filippo Cocco, che in primo grado
era stato pure lui condannato
a 2 anni e 3 mesi, è stato invece
assolto in appello “in ragione
della insussistenza di prove in
ordine al dolo”.

I soldi
Di certo pesanti e, ad oggi, senza
precedenti, sono i risvolti
pecuniari di questa vicenda. Infatti,
nel richiamare la sentenza
di primo grado, il giudice delle
appellazioni David Brunelli ha
confermato anche quanto, in
ordine ai denari riciclati, aveva
stabilito il Commissario della
legge Alberto Buriani in prima
istanza: oltre alla confisca della
somma ancora sotto sequestro
pari a 104.400 euro, aveva condannato
anche in solido i responsabili,
a titolo di confisca
per equivalente, a rifondere una
ulteriore somma pari a 1 milione
e 270mila euro, a raggiungimento
dell’importo di oltre 1,3
milioni che, come emerso dagli
atti, è stato riciclato.

Il fatto
Ai vari soggetti condannati veniva
contestato di avere occultato
e distratto i soldi della bancarotta
fraudolenta della Corona’s,
attraverso vari passaggi fatti da
prestanome e da due società, due
sammarinesi e una inglese.
I denari, infatti, erano stati trasferiti
a San Marino tramite la
costituzione di un’altra società,
la Fenice srl, della quale lo
stesso Fabrizio Corona risultava
essere amministratore unico. La
stessa somma era poi passata
alla società Zeta srl, anch’essa di
diritto sammarinese, della quale
risultava amministratore unico
Giorgio Urbinati, assolto tuttavia
per assenza del dolo in quanto
risulta abbia agito su indicazione
di Micheloni. Attraverso
quest’ultima società, secondo
l’accusa, con false vendite e altrettanto
false fatture, i denari
passarono alla Ta.Da. Ltd, società
di diritto inglese con amministratore
Tiziano Bruno. La
Ta.Da. risultava avere un conto
presso la Polis s.a, finanziaria
del Credito Sammarinese che,
tra l’altro, si era fatta parte attiva
per la costituzione della società
inglese .
Da questa, amministrata da Matera,
i soldi rientravano nella disponibilità
di Corona.

Ne bis in idem
Per due imputati, Matera e Bruno,
in appello i legali avevano
posto l’eccezione del ne bis in
idem. I due infatti sono stati
condannati per i fatti legati alla
bancarotta di Corona in Italia.
Il giudice Brunelli ha tuttavia
sottolineato che, pur avendo
San Marino e Italia aderito alla
Convenzione europea sul ne bis
in idem internazionale, questa
è stata ratificata da San Marino,
ma non dall’Italia e, inoltre,
sull’argomento non vi sono
accordi fra i due stati. Si tratta
quindi di un problema politico,
nonostante l’orientamento sia il
medesimo per i due stati. Manca
la ratifica di quella convenzione
da parte dell’Italia e, allo
stesso tempo, manca un accordo
bilaterale. In questo vuoto, dice
il giudice Brunelli, il tribunale
non può sostituirsi alla politica e
deve applicare il principio della
territorialità, che impone ad uno
stato di punire i reati commessi
sul proprio territorio. Di qui la
decisione. Le difese avevano richiamato
un altro caso – quello
dell’estorsione nei confronti di
Reggini – nel quale l’avvocatessa
veneta ritenuta in concorso con
gli estorsori, era stata assolta
a San Marino perché già condannata
in Italia. In quel caso,
tuttavia, evidenzia Brunelli, la
condotta della donna si era sostanziata
totalmente oltre confi-
ne e, per il principio di territorialità,
spettava all’Italia punire la
condotta penalmente rilevante.

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