Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Scardaccione e quella presunta ‘mazzetta’ rifiutata da Poggiali

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Scardaccione e quella presunta ‘mazzetta’ rifiutata da Poggiali

 L’informazione di San Marino

Scardaccione e
quella presunta ‘mazzetta’ rifiutata da Poggiali

Una busta
con 5.000 euro “dimenticata sulla scrivania”

Antonio Fabbri

Si concluderà mercoledì prossimo il processo a carico dell’ex
presidente della Dc, Leo Marino Poggiali
– accusato assieme ad altre due
persone di riciclaggio
– e di Francesco Scardaccione, quest’ultimo accusato di appropriazione indebita.
Ieri è stata proprio l’udienza nella quale è stato ascoltato l’avvocato
Scardaccione
, quello che, secondo l’accusa, aveva messo in piedi il reato
presupposto ai danni dell’Inps italiana e spostato i denari, per metterli al
sicuro, sul Titano, tramite il rapporto bancario intrattenuto con Poggiali
presso la Euro Commercial Bank.

Scardaccione ha cercato
di giustificare i passaggi
di denaro che lo hanno
visto protagonista, per
un totale di 2,3milioni
di euro.
Non solo. Ha descritto la
nascita dei conti correnti,
quella della società
di diritto inglese di cui
era amministratrice
Antonia Sassone, altra imputata, e i rapporti
che intratteneva con
Poggiali e con la banca.
Tra le cose descritte
anche un episodio, fatto
emergere dall’avvocato
di Poggiali, Gian Nicola
Berti. L’avvocato Berti
ha richiamato come, in
una occasione, il suo
assistito abbbia rifiutato
una dazione che Scardaccione
voleva dargli.
In sostanza era accaduto
che l’avvocato romano,
dopo avere prelevato
cinquemila euro in
contanti, si era recato
nell’ufficio di Poggiali e aveva lasciato sulla sua
scrivania la busta con
i soldi. Poggiali gli era
corso dietro per restituirgliela.
Mentre l’ex presidente Dc afferma
che quel gesto era il ri-
fiuto di una tangente che
Scardaccione avrebbe
voluto dare per evitare
segnalazioni, l’avvocato
romano dal canto suo
si giustifica: “Macché
tangente! Non era stata
proferita parola su quella
busta. Semplicemente
me la ero dimenticata
sulla scrivania di Poggiali”.
Non una dazione
illecita, dunque secondo
Scardaccione, ma una
sbadataggine. L’avvocato
romano ha anche novamente
chiesto indietro
i denari della Sicav, sua
società in fallimento,
per poterli restituire ai
creditori. Appare ovvio,
tuttavia, che, in caso sia
accertato che si tratti
denari da ascrivere alla
massa fallimentare,
questi dovranno essere
consegnati per i canali
giudiziari, e non certo
consegnati all’imputato.
Il giudice Gilberto
Felici ha fissato udienza
per l’intera giornata di
mercoledì 19 in modo da
concludere.

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