Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sei Miliardi di dollari dal Giappone . L’ungherese che voleva trasferirli indagato per riciclaggio e truffe

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sei Miliardi di dollari dal Giappone . L’ungherese che voleva trasferirli indagato per riciclaggio e truffe

L’informazione di San Marino

Sei Miliardi di
dollari dal Giappone

 L’ungherese che voleva trasferirli indagato per
riciclaggio e truffe

Non ha alcuna possibilità di successo una piazza
finanziaria in cui clienti delle banche vengono sottoposti a rigorose verifiche
e, invece, vanno esenti da controlli aspiranti banchieri e i loro
“procuratori”

Antonio Fabbri – 

SAN MARIO. Sei miliardi di dollari, quasi cinque di euro, sono
un’infinità. Pensare che un solo soggetto, di origine ungherese con tutti quei
denari in una banca giapponese, volesse da lì trasferirli in un istituto di
credito sammarinese, ancora non meglio identificato, fa venire subito più di un
dubbio sul fatto che con tutti quei soldi avrebbe potuto “comprarsi” San Marino.
Se a questo si aggiunge che il trasferimento, caldeggiato da procuratori
indagati e segnalati dalla stessa autorità ispettiva di Via del Voltone,
riguardava i denari di un soggetto, l’ungherese appunto, risultato pure sotto
indagine con accuse di riciclaggio, frode e truffa, le perplessità su come
abbiano agito i vertici di Banca centrale presenti alle trattative, sono
inevitabili. Tanto inevitabili da avere indirizzato l’indagine della
magistratura sulla Tangentopoli sammarinese, anche verso questi comportamenti
anomali di esponenti delle istituzionali attualmente in carica. Come attuali
sono anche i membri di governo, pure questi finora non meglio precisati, che
alle trattative mediate dai soggetti che la stessa politica aveva segnalato
addirittura nella Commissione antimafia, hanno preso parte. Trattative che in
ballo avevano anche la
vendita di licenze bancarie ad investitori russi
, quelle rimaste “orfane” di
Bcs e di Ecb

Dalle istituzioni nel mirino della
magistratura, finora, si lesinano
le parole o si tace addirittura.
Ieri il presidente di Bcsm Renato
Clarizia ha rotto il silenzio (vedi
sotto), mentre all’indomani delle
perquisizioni, da Banca Centrale
è stato emesso un comunicato
che, però, visti gli sviluppi delle
indagini, pare aumentarle le perplessità,
anziché dissiparle.

Cosa dice Bcsm

Via del Voltone ha sostenuto che “il vaglio tecnico condotto dalla Banca Centrale sugli investitori che intendano assumere partecipazioni rilevanti in soggetti vigilati comporta l’acquisizione di informazioni sia sui profili soggettivi (onorabilità, professionalità, origine dei fondi, relazioni di indebitamento, ecc.) sia sul progetto industriale; ad oggi, nessuna delle iniziative prospettate è stata ritenuta meritevole di accoglimento”. Il problema sollevato dai magistrati, però, è che, nonostante queste verifiche abbiano individuato soggetti non idonei perché pregiudicati o sottoposti a indagine – e nel caso dell’ungherese miliardario, e nel caso dei russi -, nessuna segnalazione sia stata fatta all’autorità giudiziaria. Proprio sugli esposti da fare Bcsm afferma nella stessa nota: “ogni decisione in ordine alle ispezioni da avviare, agli esposti da effettuare e alle variazioni di assetti proprietari è assunta – ai sensi dello Statuto – dal Coordinamento della Vigilanza”. Certo, decisione di fare segnala zioni ed esposti che viene assunta dalla vigilanza, la quale però, sostengono i magistrati che hanno già interrogato in qualità di testimoni anche i membri del gruppo ispettivo Ielpo e Vivoli, è tenuta per legge a fare segnalazione ad Agenzia di informazione finanziaria, Aif, e autorità giudiziaria, quando si verifichino, come in questo caso, operazioni sospette.

Cosa dice il governo

Nulla. L’esecutivo per ora tace,
mentre appare ormai assodato
che alle riunioni per le trattative
e abboccamenti relative agli interessamenti
dei russi per le licenze
“dismesse” e ai tavoli in cui si discuteva
del maxi trasferimento di
denaro dal Sol Levante al Monte,
ci fossero anche alcuni non meglio
precisati, per ora, membri
dell’attuale governo. Questo a
testimonianza di una modalità
di gestione della piazza finanziaria
sammarinese che non pare
cambiata troppo. E lo dicono gli
stessi magistrati nell’ordinanza
che ha accompagnato l’arresto di
Stolfi: “La fallimentare gestione
di alcune recenti cessioni bancarie,
evidentemente, nulla ha insegnato.
Non ha alcuna possibilità
di successo una ‘piazza finanziaria’
in cui i clienti delle banche
vengono sottoposti a rigorose
verifiche e, invece, vanno esenti
da controlli aspiranti banchieri e
i loro procuratori”, affermano i
magistrati.

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