Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: ‘Tentativi del sottobosco politico affaristico di delegittimare i magistrati’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: ‘Tentativi del sottobosco politico affaristico di delegittimare i magistrati’

 L’informazione di San Marino

“Tentativi del
sottobosco politico affaristico di delegittimare i magistrati” / Allarme
lanciato in consiglio da Valeria Ciavatta di Ap

Il Dirigente del tribunale
nella relazione sulla giustizia: “Si registra omertà”

Antonio Fabbri 

SAN MARINO. E’ una considerazione inquietante, che molto probabilmente era
già emersa anche in Commissione Affari di Giustizia. A renderla pubblica è il
consigliere di Alleanza popolare Valeria Ciavatta nell’ambito del dibattito
consiliare sulla relazione del Magistrato dirigente Valeria Pierfelici relativa
all’anno 2013. “C’è il tentativo o più tentativi di mettere in difficoltà un
magistrato o più magistrati. Questi tentativi sono in atto. A prescindere dalle
lettere anonime, il sottobosco politico e imprenditoriale cerca di delegittimare
chi conduce le indagini e di depotenziarle. E’ giusto che ciò non rimanga una
notizia segreta”, ha detto la Ciavatta
.

L’omertà
E’ sempre nel dibattito
sulla relazione del Magistrato
dirigente che emergono
altre parole pesanti e
sono quelle messe nero su
bianco dalla stessa Pierfelici.
Parole che parlano di
omertà e di difficoltà a
portare avanti indagini in
un contesto nel quale la
coscienza civica spesso
difetta e dove si devono
fare i conti con proclami
o accuse pubbliche alle
quali non seguono, però,
posizioni altrettanto coerenti
quando ci si trova
a dover testimoniare davanti
ai magistrati.
La scena muta
Scrive la dirigente: “E’
anche doveroso evidenziare
la superficialità con
la quale parti politiche e
sociali, invocando (solo)
ora ‘legalità e trasparenza’,
e senza conoscere
nulla sull’attività concretamente svolta dal Tribunale,
richiedono – come
riportato dalla stampa –
alla “Magistratura ‘oltre a
rispondere alle rogatorie
internazionali’, di indagare
motu proprio e fare
così ‘pulizia a tutti i livelli,
sulla commistione tra
politica, affari, criminalità,
che purtroppo ha contaminato
pesantemente il
nostro Paese”, cavalcando
così demagogicamente il
diffuso malcontento della
società civile dovuta soprattutto
alla crisi economica.
In ogni Stato democratico,
le indagini al fine
di ricercare le notizie di
reato e di acquisire le prove
degli stessi competono
alle Forze di Polizia, e
non alla Magistratura, che
interviene solo quando la
notizia di reato è emersa
(a seguito di denunce,
esposti, rapporti, querele,
ecc.): c’è peraltro da registrare
l’omertà di chi sa o
dovrebbe conoscere fatti
di reato e non li denuncia,
limitandosi ad avanzare
sospetti, ovvero di chi,
qualora sentito quale testimone,
non ricorda più
i fatti o riferisce che sono
‘voci’ o cose che tutti sanno,
e ciò vale anche per i
soggetti che, per la posizione
culturale conseguita,
dovrebbero più di altri
assumersi la responsabilità
della denuncia nelle
sedi preposte”.
L’omertà e Facebook
Una riflessione è dedicata
dal Magistrato dirigente
anche agli “urlatori” del
web. “Tale omertà è ancora
più perniciosa se la si
confronta con gli scambi
di opinioni nei social networks
o con le conversazioni
“da bar”, da cui
sembra emergere che tutti
siano a conoscenza di fatti
di rilievo penale”.
A fronte, cioè, di affermazioni
gravi e spesso
con accuse pesanti e precise
affidate ai social, non
si fanno avanti comportamenti
conseguenti nel
rendere denuncia o testimonianza
nelle sedi competenti.
Atteggiamento
che, scrive la dirigente, si
rivela evidentemente dannoso
per la collettività e
per la stessa giustizia.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy