Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Vulcano: il Pm chiede assoluzione per Zavoli e 8 anni per Vallefuoco

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Vulcano: il Pm chiede assoluzione per Zavoli e 8 anni per Vallefuoco

 L’informazione di San Marino

Vulcano:
il Pm chiede assoluzione per Zavoli e 8 anni per Vallefuoco

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Processo Vulcano, chiesta l’assoluzione per i sammarinesi
Roberto Zavoli e Leonardo Raimondi. Come per loro, il Pubblico ministero Enrico
Cieri, ha chiesto il proscioglimento anche per Antonio Di Fonzo, Amedeo Gallo e
per Massimo Venosa. A quest’ultimo è tuttavia riconosciuta l’appartenenza
all’omonimo clan, come già emerso nel processo Titano nell’ambito del quale è
stato condannato nel luglio scorso.

Otto
anni, invece, sono stati chiesti dal Pm per Francesco Vallefuoco
, Giovanni
Formicola, Giuseppe Marniello ed Ernesto Luciano. Sei anni e otto mesi chiesti
per Sergio Romano e Pasquale Maisto. Quattro anni per Francesco Agostinelli e
Francesco Sinatra. La prima tranche ad avviarsi verso la sentenza di primo
grado, è dunque quella che riguarda le estorsioni e le vessazioni del gruppo
capeggiato da Franco Vallefuoco, messe in atto tra Rimini e San Marino, ai danni
di Michel Philippe Burgagni e di Luigino Grassi. Uno dei tanti rivoli di una
inchiesta che ha preso diverse strade e ha interessato diverse procure con le
operazioni Staffa e Titano dei magistrati di Napoli, e Vulcano 2

2, quest’ultima che ha praticamente
dato origine alle altre
inchieste e che si trova nella
fase dell’udienza preliminare a Bologna. Questo mentre a
Napoli, nel rito abbreviato per
l’inchiesta Titano con la quale
si è fusa l’indagine Staffa, ci
sono state condanne a 4 anni
per Livio Bacciocchi e Roberto
Zavoli, e a 8 Per Vallefuoco. A
Rimini, per gli episodi contestati
in questa parte del processo,
Bacciocchi non era stato
indagato e, anzi, è stato testimone
in questo procedimento,
con la trasferta senza precedenti
della corte riminese sul Titano
per interrogarlo. Per Zavoli è
stato quindi lo stesso Pm, ieri, a
chiedere l’assoluzione come per
Raimondi.

La requisitoria
Nel corso della sua discussione,
il procuratore della Direzione
Distrettuale Antimafia di
Bologna, ha ricostruito l’origine
dell’indagine condotta dal Ros,
quella che giornalisticamente
è stata definita Vulcano2, ma
che di fatto ha dato origine a
tutte le inchieste parallele. Una
indagine cominciata nel 2008
che ha poi visto una attività
investigativa portata avanti
dalla Dda di Napoli (indagini
Staffa e Titano) su riciclaggio
di capitali sporchi e traffico
di droga. Si è quindi arrivati a
processi frammentati e poco
coordinati tra loro. Una circostanza,
peraltro, già evidenziata
lo scorso anno dalla Direzione
Nazionale Antimafia nella sua
relazione. Nel dettaglio del processo
di ieri il Pm ha descritto,
tra le altre cose, il noto episodio
del pestaggio “dimostrativo” di
Rovereta, davanti a Burgagni e
ai danni di Di Fonzo. Nel processo
di Rimini sono imputate
tredici persone per estorsione
ed usura aggravate dal metodo
mafioso, commesse tra la riviera
romagnola e la Repubblica di
San Marino a cavallo tra il nel
2010 e il 2011. Nella ricostruzione
del Pm è stata ribadita
la presenza di diversi gruppi
criminali, riconducibili a clan
di camorra e ai casalesi, che
pressavano a turno le vittime,
secondo una logica spartitoria
pianificata. Si utilizzava lo
schermo apparentemente legale
di alcune società di recupero
crediti, come la Ises, o finanziarie,
come la Fincapital, al fine
di entrare in contatto con gli
imprenditori e successivamente
estorcerli per riavere indietro il
prestito con interessi altissimi.

La parte civile chiede
un milione
Nel pomeriggio di ieri era in
programma anche l’arringa di
Davide Grassi, avvocato della
parte civile, Sos Impresa.
Il legale ha ripercorso il contesto
economico della Riviera e
di San Marino nel quale si sono
sviluppati i fatti contestati che
hanno interessato anche altri
procedimenti, già definiti, che
in quello riminese hanno trovato
la loro continuazione, come,
ad esempio, le inchieste legate
alle bische clandestine in Romagna.
La parte civile ha chiesto
che venga riconosciuta la colpevolezza
di tutti gli imputati.
Chiesto da Sos Impresa anche
un risarcimento del danno per
un milione, con una provvisionale
di 15mila euro.

Prossima settimana
la sentenza
Lettura della sentenza è prevista
per il 17 dicembre sera,
dopo la camera di consiglio, o,
se non vi saranno i tempi, il 19
dicembre. Entro la prossima
settimana si dovrebbe quindi
giungere alla conclusione.
Il tutto in attesa dell’esito
dell’udienza preliminare di Bologna
sul filone più importante
(l’imputazione è quella del 416
bis, associazione mafiosa).
Il quadro, insomma, è noto.
Atteso, adesso, epilogo processuale
di questo filone.

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