Antonio Fabbri – L’informazione: ex Console Colombelli, Claudia Minutillo e Piergiorgio Baita a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione: ex Console Colombelli, Claudia Minutillo e Piergiorgio Baita a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Oltre 11 milioni di fondi neri per le tangenti del Mose, tre a giudizio / L’ex Console Colombelli, Claudia Minutillo e Piergiorgio Baita devono rispondere a di associazione a delinquere e, a vario titolo, di riciclaggio e appropriazione indebita

SAN MARINO. Undici milioni di fondi neri per
pagare le tangenti delle grandi
opere in Italia. Un altro milione
per versare il capitale sociale
della Finanziaria infrastrutture
che, nelle intenzioni dichiarate
nelle testimonianze, doveva
diventare una banca. Il tutto
movimentato grazie a false
fatturazioni e spallonaggio
reso più agevole dall’incarico
di Console a disposizione della
Repubblica di San Marino.
Questi i fatti che vengono contestati
a vario titolo a William
Ambrogio Colombelli, l’ex
Console, Claudia Minutillo,
ex segretaria e braccio destro
dell’allora governatore del
veneto Giancarlo Galan, e Piergiorgio
Baita, manager della
Mantovani Spa, società italiana
leader nella realizzazione di
grandi opere: una fra tutte il
Mose di Venezia.
I tre sono stati rinviati a giudizio
a San Marino nell’inchiesta
parallela a quella italiana che
li ha visti patteggiare nell’ambito
dell’indagine denominata
Chalet, che ha preceduto il
procedimento più ampio sulla
Tangentopoli veneta.

I fatti contestati San Marino Le indagini hanno consentito di ricostruire le operazioni effettuate e contestate sul Titano. Operazioni che, secondo l’accusa, sono servite per creare fondi neri poi utilizzati per pagare mazzette. Il meccanismo prevedeva che la Bmc Brocker srl di Dogana, società di William Colombelli, emettesse fatture per operazioni inesistenti alla Mantovani e non solo, in modo da giustificare consulenze ben pagate, ma mai effettuate. Sulla base di queste fatturazioni i denari arrivavano sui conti della società sammarinese e, qualche giorno dopo, defalcati della percentuale prevista come remunerazione per il “servizio” di Colombelli, venivano prelevati in contanti e dallo stesso Console a disposizione, o a volte dalla Minutillo, portati a Baita in Italia per essere destinati al pagamento delle mazzette. Di qui le accuse mosse a San Marino contenute nel decreto di rinvio a giudizio spiccato nei giorni scorsi a firma degli inquirenti Antonella Volpinari e Alberto Buriani. 

L’associazione a delinquere
A tutti e tre gli imputati
viene contestata l’associazione
a delinquere finalizzata a
commettere una serie di reati
tra cui l’approiazione indebita,
l’emissione e utilizzo di fatture
false e il riciclaggio. Ciascuno,
secondo l’accusa, aveva il suo
compito. In particolare Pier
Giorgio Baita dirigeva l’associazione
a delinquere connotandola
come struttura per raccogliere il
denaro da utilizzare allo scopo
di corrompere i funzionari
pubblici italiani. La Minutillo,
secondo l’accusa, svolgeva il
ruolo di collegamento tra le
società sammarinesi e quelle
italiane e tra le imprese e i pubblici
funzionari da corrompere.
Colombelli si occupava di fare
tornare i fondi neri da San Marino
nelle mani di chi li aveva
versati, perché, così “ripuliti”, li
potesse utilizzare per pagare le
mazzette.

Il riciclaggio
L’accusa di riciclaggio, in questo
caso, è mossa nei confronti
del solo Colombelli in quanto,
nel periodo in cui vengono
contestate le movimentazioni,
tra il 2005 e il 2010, non era
ancora in vigore la normativa
sull’autoriciclaggio, approvata
nel 2013. Quindi questo reato,
nella formulazione dell’epoca,
non poteva essere contestato
agli autori del reato presupposto,
Baita e Minutillo, che sono
invece accusati dell’appropriazione
indebita dei fondi poi
movimentati tramite la Bmc
Brocker e diventati tangenti.

L’appropriazione indebita
Baita e Minutillo sono accusati
di appropriazione indebita per
aver sottratto alle società di
cui erano legali rappresentanti,
la Adria Infrastrutture srl e la
Mantovani spa, cospicui fondi
(…) attraverso il pagamento delle
fatture false emesse dalla Bmc
Brocker di Colombelli. Somme
ingenti pari a 1.870.000 euro
sottratti all’Adria Infrastrutture
e a oltre 9 milioni sottratti alla
Mantovani, più un altro milione
e 25mila euro sottratti ad Adria
infrastrutture, Mantovani e
Consorzio Venezia Nuova.
Denari, questi ultimi, serviti per
versare il capitale sociale della
famigerata Finanziaria Ingrastrutture
(quella del bonifico di
Bcs in blocco dei pagamenti).

Le fatture false
e le false dichiarazioni
L’ex Console Colombelli è
anche accusato di emissione e
utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti e di false dichiarazioni
di privato a pubblico
ufficiale. Questo per le fatture
emesse e depositate agli uffici
competenti, usate per giustificare
il passaggio di milioni
poi finiti in tangenti. Lo stesso
Colombelli, in un interrogatorio,
ha dichiarato di sentirsi
tranquillo dato che, all’epoca
dei fatti, non esisteva a San
Marino il reato di false fatturazioni.
In effetti questo illecito
è stato introdotto nel 2010, e in
questo procedimento gli viene
contestata una fattura emessa
dopo quella data per un importo
di circa 100mila euro. Per le
operazioni precedenti, con fatturazioni
complessive per oltre
11 milioni, esisteva tuttavia il
reato di false dichiarazioni a
pubblico ufficiale, ed è esattamente
questo l’ulteriore misfatto
che, unitamente a riciclaggio
e associazione a delinquere, gli
viene ulteriormente contestato.
La data della prima udienza è
ancora da fissare.

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