Antonio Fabbri – L’informazione: Faccendieri e camorra / Sequestri per 5 milioni al sammarinese Flavio Pelliccioni

Antonio Fabbri – L’informazione: Faccendieri e camorra / Sequestri per 5 milioni al sammarinese Flavio Pelliccioni

L’informazione di San Marino

Faccendieri e camorra

Sequestri per 5 milioni al sammarinese Flavio Pelliccioni

Il provvedimento muove dall’inchiesta del 2011 Il Principe e la Ballerina. Congelate le azioni di Beach Paradise e Beach Cafe’, oltre alla villa con piscina e campi da tennis del faccendiere in passato implicato pure in Long Drink

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Nel dicembre 2011 era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta dell’antimafia di Napoli denominata “Il Principe e la (scheda) Ballerina”, indagine che scoprì le entrature politiche di quelle che è definita la camorra militare di Casal di Principe, clan Schiavone e Bidognetti, e la gestione della politica con finalità di interesse nel mercato immobiliare. In ballo, infatti, c’era la vittoria delle elezioni locali per poter poi dare il via alla costruzione del centro commerciale “Il Principe”, nell’interesse del clan. In questa inchiesta entrò anche Flavio Pelliccioni, sammarinese in passato implicato nel caso Long Drink, la cosiddetta frode dei liquori. La Dia lo etichetta come imprenditore e faccendiere funzionale ai clan. Pelliccioni nel 2011 terminò la custodia cautelare e sul suo capo rimase l’imputazione per truffa, decadendo quella di concorso in associazione camorristica. 

Ma a vedere il nuovo provvedimento della Direzione investigativa di Napoli, la sua posizione non pare del tutto alleggerita. Infattinella mattinata di ieri, il Centro Operativo della Dia di Napoli, congiuntamente alla Sezione Operativa della Dia di Bologna, ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro dei beni emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione – nei confronti di Flavio Pelliccioni, appunto l’imprenditore 59enne sammarinese residente a Rimini. “Nel mese di dicembre 2011, Pelliccioni – ricostruisce la Dia – venne tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 57 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzioni e concussioni elettorali, truffa ai danni dello stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio e reimpiego dicapitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan “dei casalesi. Tale indagine ebbe il pregio di disvelare gli intrecci patogeni tra il ceto politico di Casal di Principe e l’ala militare e imprenditoriale del predetto clan, fazione Schiavone e Bidognetti”.

La Dia indica Pelliccioni come “intermediatore finanziario e faccendiere” che “partecipava da esterno all’organizzazione camorristica, fornendo un contributo stabile nel settore della acquisizione e della gestione degli appalti e, più in generale, delle attività di reinvestimento del sodalizio. In particolare, lo stesso perseguiva la realizzazione di un articolato disegno criminoso volto a procurare garanzie finanziarie ad un imprenditore della prefata consorteria, l’Ing. Nicola Di Caterino, coinvolto nelle vicende relative alla realizzazione dell’erigendo centro commerciale “Il Principe” in Madonna di Briano, frazione del comune di Casal di Principe”. I sequestri di ieri sono conseguenti a verifiche patrimoniali sullo stesso Pelliccioni e sul suo nucleo familiare. A Pelliccioni sono state sequestrate le quote sociali di due imprese in Riccione, impegnate nel settore turistico (Beach Paradise di Pelliccioni Flavio e c. S.A.S. e Beach Cafe’ srl). Sequestrata anche una villa a Rimini con piscina e campo da tennis, immersa nel verde, ben recintata, con illuminazione notturna, per un valore stimato complessivamente in oltre cinque milioni di euro. Sotto sequestro anche 21 rapporti finanziari e sei auto e moto. Pelliccioni, già implicato nella vicenda delle triangolazioni Long Drink e, come gli altri, da questa uscito “indenne” grazie alla prescrizione, nell’inchiesta della Dia è accusato di avere ottenuto, presentando documentazione falsa, una fideiussuione. In base alla ricostruzione dei magistrati di Napoli, Pelliccioni sarebbe stato il vertice di un gruppo definito “ben organizzato” che doveva procurare garanzie finanziarie all’imprenditore casalese Nicola Di Caterino. Si parla di una fideiussione pari a 8 milioni di euro emessa da Monte dei Paschi di Siena, istituto non consapevole di quanto stava accadendo. A procurarla fu appunto Pelliccioni per consentire a Di Caterino un’ulteriore operazione: farsi concedere un affidamento bancario da Unicredit da 5,5 milioni di euro, funzionali all’operazione del centro “Il Principe”. Operazione truffaldina che causò danni ingenti alla banca. Non solo. Emerse anche dall’ordinanza del Gip Egle Pilla, che parecchia attività di Pelliccioni, con cambio di assegni e utilizzo di prestanome e società, passò per San Marino. Dopo la scarcerazione, nel 2011, Pelliccioni dichiarò: “Non sono un camorrista, sono solo un truffatore”. I sequestri e quanto messo nero su bianco dalla Dia, sembrano tuttavia aggravare di nuovo la sua posizione.

Leggi aggiornamento del 14 novembre 2017 da Il Resto del Carlino

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