Antonio Fabbri – L’informazione: Il consulente della societa’ accusata di riciclaggio

Antonio Fabbri – L’informazione: Il consulente della societa’ accusata di riciclaggio

L’informazione di San Marino

Il testimone Werner Berger ha riferito che le transazioni dalla Svizzera a San Marino servivano per operazioni immobiliari… mai effettuate 

 Il consulente della società accusata di riciclaggio: “era denaro pulito”  Ha deposto anche Andrea Della Balda di Smt al quale fu consegnato da Silva un libretto con 500mila euro Erano per il progetto delle telecomunicazioni

E’ stato  Werner Berger assistito dall’interprete, testimone indotto dalle difese di Podeschi e Baruca, ad aprire le audizioni testimoniali  della mattinata di udienza di ieri.

Antonio Fabbri

Manager della Solidus Asset Management
di Zurigo, società di gestione
patrimoniale, si occupa dei
rapporti con le società dell’area
asiatica. Oltre a questo Berger è
consulente della Black Sea Pearl,
la società delle isole vergini con
conti in Svizzera, dalla quale partirono
2,5milioni di euro all’indirizzo
della Clabi, società delle
Marshall di Claudio Podeschi e
Bilijana Baruca, con conto a San
Marino, presso il credito sammarinese,
dove la somma contestata
venne trasferita.

L’accusa nel capo
di imputazione

L’accusa contestata a Podeschi,
Baruca, Papadopoulos e Balafoutis
nel capo di imputazione è
che, “con più azioni esecutive del
medesimo programma criminoso,
allo scopo di nasconderne l’origine
criminosa (riciclaggio realizzato
attraverso le junket room
di Macao)”,
gli imputati abbiano
trasferito, sostituito e occultato
“2.500.000 euro, provenienti dalla
“Black Sea Pearl Ltd”, società
delle Isole Vergini Britanniche, il
cui conto svizzero veniva alimentato
con le rimesse dei junkets di
Macao, e 125.000 euro provenienti
dalla Moneybookers Ltd. I
fondi erano accreditati sul conto
acceso presso il Credito Sammarinese
intestato alla Clabi Ltd, società
della Repubblica delle Isole
Marshall, partecipata da Claudio
Podeschi e da Biljana Baruca
”.
Su questi trasferimenti ha quindi
deposto Werner Berger ed ha riferito
anche sul procedimento svizzero,
finito con l’archiviazione nel
luglio 2014, che aveva interessato
verifiche su una serie di società
tra cui la Black Sea Pearl. “Non
ci fu assolutamente riciclaggio

ha detto Berger – Posso garantire
che sull’accusa mossa il procedimento
è stato archiviato, quindi
non si tratta di riciclaggio di denaro
sporco
”.

Non ci fu riciclaggio
Il riferimento è al procedimento
svizzero chiusosi con l’archiviazione,
sul quale le difese fanno
leva per sostenere la regolarità dei soldi movimentati.
Non così per gli inquirenti sammarinesi
che hanno ritenuto, invece,
di avere avuto maggiori
elementi di quelli elvetici per poter
contestare il riciclaggio a San
Marino.
L’indagine svizzera “era iniziato
il 21 dicembre 2012, e l’autorità
Svizzera aveva avanzato l’accusa
di riciclaggio. L’11 febbraio 2014
venne richiesta l’archiviazione e
a luglio fu disposta. Perché non
è mai avvenuto riciclaggio”, ha
ribadito Berger che tuttavia dalla
questione era direttamente interessato
in quanto consulente della
Black Sea Pearl.
Le indagini furono avviate perché
c’erano pagamenti a favore
di società del gruppo della Black
Sea Pearl che apparentemente
erano colpevoli di riciclaggio. I
soldi arrivavano da un paese in
via di sviluppo come il Vietnam,
da un soggetto vietnamita attraverso
diverse transazioni e non
una unica. Il soggetto vietnamita
aveva fatto più versamenti normali
nell’ambito della attività
della Black Sea Pearl che, a livello
mondiale, opera nel settore
delle scommesse sportive. Versamenti
ha detto il testimone– tutti
giustificati da fatture commerciali
”.
L’indagine elvetica portò
anche al sequestro per 40 milioni
di dollari “poi dissequestrati nel
febbraio 2014
”, ha detto Berger.

L’archiviazione
e le sanzioni al manager

La parte civile ha sollevato il
fatto che, nonostante l’archiviazione,
Berger fu però sanzionato
per inosservanza degli obblighi
antiriciclaggio. La risposta sulla
difensiva del teste è partita da un commento sul giudice elvetico
che lo aveva sanzionato: “E’ un
magistrato noto per aver perso
numerose cause
”. Poi Berger ha
affermato di avere ottenuto ragione
di quelle sanzioni nei gradi
superiori di giudizio. Sta di fatto,
tuttavia, che se l’archiviazione ci
fu, va anche detto che avvenne
perché l’autorità elvetica rinunciò
a formulare ulteriori rogatorie in
paesi dai quali, presumeva, non
avrebbe ottenuto risposte.

I contratti e l’adeguata
verifica

Il problema di queste transazioni
milionarie è quello, costante in
questo processo, della mancanza
di giustificativi sottostanti alle
transazioni. Berger ha dichiarato
che per fare l’adeguata verifica
parlò in maniera dettagliata con
i soggetti interessati. In prima
battuta aveva anche affermato di
aver ricevuto copia dei contratti
che avrebbe trasmesso alla banca
svizzera sulla quale vennero fatte
le movimentazioni di denaro.
Poi ha precisato di non ricordare
in maniera precisa se i contratti li avesse avuti o meno, ma in
ogni caso di aver parlato con le
persone interessate della Black
Sea Pearl e di aver assunto dalle
dichiarazioni di queste sulla
provenienza del denaro. Berger,
sul passaggio dei soldi dall
Svizzera al Titano, ha dichiarato
che gli venne riferito che il trasferimento
dei 2,5milioni a San
Marino alla Clabi era motivato
da “investimenti immobiliari” a
San Marino. Di questa operazione
immobiliare, però, non se ne
ha traccia.

Spunta un certo Albert Lau
Nelle carte del procedimento elvetico
emerge il nome di un certo
Albert Lau. “Lo conosce?”, ha
chiesto la parte civile. “No”, è
stata la decisa risposta del testimone
Berger. Eppure il testimone
ha affermato di conoscere bene i
vertici della Black Sea Pearl, la
società della quale era consulente
e che trasferì i denari alla Clabi.
E Lau era l’amministratore della
Black Sea Pearl, questo, almeno,
stando a un documento del quale
la difesa di Podeschi e Baruca
aveva annunciato il deposito nel
luglio 2014, in sede di appello
verso il diniego alla attenuazione
della misura cautelare. Il documento,
che era stato tirato fuori
nel luglio 2014, era stato presentato
come una consulenza per la
costruzione di quattro Resort della
catena Aman. Di questo contratto
non si è tuttavia fatta parola ieri.
Quel contratto era firmato proprio
da Albert Lau che, in quella scrittura,
figura come amministratore
della Black Sea Pearl, anche se il
testimone, consulente della stessa
società delle isole vergini, ha detto
di non conoscere.

La testimonianza di Andrea Della Balda Una stretta di mano e cinquecentomila euro dati sulla fiducia, senza un contratto o un accordo scritto, senza una dichiarazione. Denari dai quali derivò l’intestazione di quote della San Marino Telecom-Prima e la partnership tra Andrea Della Balda e il magnate delle telecomunicazioni Simon Murray, che oggi è atteso per la deposizione come testimone davanti al Giudice Gilberto
Felici.

All’epoca non conoscevo l’inglese.
Quando conobbi Murray
era accompagnato da Pietro Silva,
pensavo fosse il suo interprete
”,
ha detto Andrea Della Balda.
Conobbe anche De Magalhaes.
Non mi piacque il suo modo di
fare e, anzi, quando si propose
per entrare nel Cda, dissi a Murray
che se fosse entrato lui sarei
uscito io
”.

La questione è quella dei tre milioni
di euro che passarono da
Murray alla società Polider, dalla
Polider alla Fondazione per la
promozione economica e finanziaria
sammarinese e di lì su diversi
libretti. Tra questi libretti
c’era Pluto, quello su cui finirono
500mila euro e che venne consegnato
ad Andrea Della Balda da
Pietro Silva. “Mi vennero consegnati
senza alcuna ricevuta. Pensai
che fosse un atto di fiducia
”.
Soldi per il progetto -ha poi
specificato- che ho utilizzato per
il versamento del capitale sociale
della società Da Vinci
”. 286mila
euro per la costituzione del soggetto
giuridico attraverso il quale
Andrea Della Balda detiene quote
nella San Marino Telecom-Prima.
Poi li ho utilizzati per spese
per l’azienda e personali
”. Della
Balda ricostruisce che, dopo aver
ottenuto la concessione in funzione
del piano per le Tlc nel 2005,
venne avvicinato da Giuseppe
Roberti che fornì la sua disponbilità
a metterlo in contatto con soggetti
importanti per quell’investimento.
Fu quindi Roberti a fare
conoscere Murray a Della Balda.
Nulla sapevo – ha detto Andrea
Della Balda confermando le dichiarazioni
già rese in istruttoria
dei passaggi di denaro versato
da Murray
”. L’amministratore di Smt ha anche riferito che Murray
gli fece presente che gli investimenti,
in hotel –il Panoramic– e
nel sistema bancario, non stavano
andando avanti e di questo era
rammaricato. “Mi interessai con
il proprietario del Panoramic
il quale mi riferì che non era in
vendita
”, come invece era stato
riferito a Murray, cosa che diede
l’impressione che l’uomo d’affari
potesse essere stato raggirato.
Della Balda ha anche espresso alcune
considerazioni sul perché il
progetto di Prima sia naufragato,
additando in particolare inadempienze
dello Stato “che ho segnalato
in almeno 40 lettere alle istituzioni
nel corso degli anni e fino
ad oggi Smt ci ha perso 20milioni
di euro. Una cifra astronomica
”,
ha detto.

Alle precise domande dei difensori,
Della Balda ha poi risposto di
non avere mai incontrato l’allora
Segretario alle Tlc Claudio Felici
prima della concessione ottenuta
dalla sua compagnia, e di non
aver mai incontrato nell’ambito
di questa operazione Marcucci e
Menicucci.

L’audizione di Faraone
A chiudere la giornata di udienza
il comandante della Gendarmeria
Maurizio Faraone e Capo di
Interpol.
Sentito su informazioni richieste
all’inizio delle indagini alle corrispondenti
autorità inglese e americana,
il comandante Faraone ha
riferito che solo da quest’ultima
giunse risposta relativamente
alla Black sea pearl, ma nulla
risultava, cosa che venne verbalmente
comunicata al Commissario
della Legge Morsiani che
aveva richiesto informazioni.
Poi ha specificato che arrivò una
successiva risposta dall’Fbi, con
esiti analoghi, ma in quel caso la
e-mail di risposta era indirizzata
ad Aif e il capo di Interpol ritenne
che questa autorità si sarebbe
interfacciata con il commissario
della legge. “Insomma, tutti
chiedevano informazioni, ma le
indagini non le faceva nessuno
”,
ha rilevato il giudice Felici. L’avvocato
Pagliai ha chiesto l’acquisizione
al fascicolo di questa documentazione
relativa anche alle
informative da cui non risultava
nulla.

Udienza valutata come positiva
dalle difese per le affermazioni
di Berger che afferma che si trattava
di denaro pulito. Per contro
le parti civili hanno visto la conferma
dell’ambiguità dei passaggi
di denaro quasi sempre privi di
giustificativi e la conferma delle
affermazioni che Andrea Della
Balda aveva già reso in interrogatorio.
Oggi, a chiudere il cerchio
della vicenda delle Tlc dovrebbe essere presente Simon Murray

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