Antonio Fabbri – L’informazione: La Ferrari e i soldi dei rottami che passarono per la Fondazione

Antonio Fabbri – L’informazione: La Ferrari e i soldi dei rottami che passarono per la Fondazione

L’informazione di San Marino

La Ferrari e i soldi dei rottami che passarono per la Fondazione

Proseguono gli interrogatori dei soggetti che hanno avuto a che fare con la Fondazione sulla quale sono transitati 16 milioni di euro

Antonio Fabbri

Conto Mazzini, si stanno ascoltando
come testimoni i soggetti
che, nel corso del tempo, hanno
avuto rapporti con la Fondazione
per la promozione economico
finanziaria sammarinese
amministrata da Pietro Silva e,
secondo l’accusa, riconducibile
a Claudio Podeschi.
Per la Fondazione, secondo le
contestazioni del decreto di rinvio
a giudizio, furono destinati
oltre 16 milioni di euro, poi finiti
su libretti, conti, e utilità di
politici e non.
Ieri mattina dovevano essere
sentiti 6 testimoni. Ne erano
presenti, però, soltanto tre. Un
paio non si sono presentati,
mentre un terzo, Claudio Mafrinati,
ha inviato comunicazione
di essere impossibilitato
a intervenire in quanto destinato
ai servizi sociali in Italia in
funzione di un procedimento a
suo carico oltre confine.

La Ferrari da 560mila euro. La mattinata di udienza è dunque iniziata con l’audizione di Michele Raineri, teste richiesto dalla difesa di Pietro Silva. L’avvocato Andrea Belluzzi ha formulato le domande per ricostruire il rapporto di Raineri con la fondazione. Raineri è un dipendente della Ferrari di Maranello ed ha riferito di avere conosciuto Silva proprio nell’ambito delle auto. In particolare si trattò della vendita di un’auto. Tra le movimentazioni contestate per la Fondazione, infatti, ce n’è infatti una da 560mila euro verso Ferrari spa. “Si tratta dell’acquisto di un’auto da corsa – ha affermato il testimone – per la partecipazione al Campionato Europeo di montagna”. L’acquisto dell’auto doveva dare il via anche ad una collaborazione per portare questa tipologia di campionato a San Marino. Ma il progetto non andò mai in porto.

Ferrari era informata del progetto?”, ha chiesto l’avvocato Belluzzi. “Sì”, è stata la risposta del testimone. “Per la preparazione del progetto ci furono vari incontri. Mi pare che a uno fosse presente anche Jean Todt”.

Dalla parte civile l’avvocato
Antonella Monteleone per l’Eccellentissima
Camera ha chiesto
come mai il progetto non fosse
partito. “Non so. In sostanza
abbiamo venduto un’automobile.
Importante era vendere
l’auto. Un progetto scritto non
c’era. Non ce ne siamo interessati
”.
Ma se il progetto non fosse
stato a voi confacente, avreste
ritirato il gradimento?
”,
ha chiesto l’avvocato Belluzzi.
Sì, è stata la risposta”. In sintesi,
tuttavia, è emerso che l’auto
venne pagata dalla Fondazione
e finì a Pietro Silva. Oggi
non si sa che fine abbia fatto il
bolide da 560mila euro.

I soldi dei rottami. Quindi è stata la volta del secondo testimone della giornata, Damiano Alessandro Spelta. “Svolgo la professione di artista”, ha detto. All’epoca dei fatti contestati, tuttavia, era titolare di una impresa lasciatagli dal padre che commerciava rottami non ferrosi, in particolare rame e ottone. “Una azienda che fatturava 200-250milioni di euro l’anno con 15 dipendenti”. Il testimone ha spiegato che su San Marino, interfacciandosi con la Heaving Trading Metal, aveva operato per circa 20 milioni di euro. “Oggi c’è un procedimento
in corso ed è tutto sotto
sequestro
– ha detto – L’agenzia
delle entrate mi aveva contestato
una multa da 146 milioni
proprio per transazioni con
San Marino e con la Heaving
Tradig Metal. Adesso si è risolta
con 340 mila euro
”. Una
multa “perché avevo portato in
carico fatture soggettivamente
inesistenti
”. Poi, sulla questione,
il testimone ha affermato
che ha avuto una assoluzione in
Appello a Milano perché il fatto
non sussiste.

Tuttavia non ha ben spiegato,
ma da quel che ha dichiarato
si è capito che abbia ancora
un procedimento in corso. E
l’attività dei rottami? “Non mi
occupo più per nulla di questo,
fortunatamente
”, ha tuttavia
dichiarato. Il testimone ha
affermato di aver conosciuto
Pietro Silva nell’ambito della
motonautica off-shore. Quindi
ha dichiarato di aver versato
alla Fondazione 135 mila euro per acquistare una società immobiliare.
Facemmo l’atto dal
notaio Della Balda. Era un investimento.
Poi non me ne sono
più interessato, ma ho saputo
che il valore effettivo di quella
immobiliare era di 30mila euro
ed era stata ri-ceduta
”.

Risulta un trasferimento di denaro
dal suo conto a quello della
Fondazione di 250 mila euro.
Ci sa dire che cosa sono?
” ha
chiesto l’avvocato Monteleone.
Mah, forse sono quelli della
immobiliare. Non ricordo se
fossero 135 o 250 mila versati
per le quote
”, ha risposto il testimone.
Ma come non lo ricorda?
– ha chiesto il giudice
Felici – lei in quegli quegli anni
giocava con le decine di migliaia
di euro come se fossero
fiches?”
– è stata la risposta – fatturavo
200-250milioni all’anno
”.

Ascoltata infine la segretaria di
Fincompany che ha affermato
come il leasing della casa di
Domagnano dove abitava Pietro
Silva, dopo il diniego del
Consiglio dei XII, fu intestato a
Claudio Podeschi. Rispondendo
alle domande degli avvocati
Andrea Belluzzi e Francesco
Mazza, difensore di Marziano
Guidi, ha affermato che il trasferimento
di leasing era stato
deliberato dal Cda della finanziaria.

Oggi in programma altri sei
testimoni sempre del filone legato
ai passaggi di denaro della
Fondazione

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