Antonio Fabbri – L’informazione: Oltre 570mila Euro congelati all’imprenditore vicino alle coop rosse che chiede il dissequestro

Antonio Fabbri – L’informazione: Oltre 570mila Euro congelati all’imprenditore vicino alle coop rosse che chiede il dissequestro

L’informazione di San Marino

Oltre 570mila Euro congelati all’imprenditore vicino alle coop rosse che chiede il dissequestro

Udienza davanti al giudice di terza istanza. La difesa: “impossibile riciclare tramite la voluntary”. Di diverso avviso l’accusa

 Antonio Fabbri 

SAN MARINO. Ricorso in terza istanza per Leonardo Giombini, imprenditore 52enne di Perugia, rinviato a giudizio sul Titano con l’accusa di riciclaggio. Ieri mattina, davanti al giudice di terza istanza, Lamberto Emiliani, i legali di Giombini, hanno chiesto il dissequestro delle somme ritenute di provenienza illecita. L’autorità giudiziaria sammarinese ha infatti congelato 574.325,69 euro.
Leonardo Giombini, con una storica vicinanza alle cooperative rosse, alle giunte di sinistra, e alle opere di ricostruzione post terremoto in Umbria, è accusato di avere trasferito e occultato 1.951.900 versati su un conto presso la Bac collegato a un mandato fiduciario conferito da Giombini a Bac Fiduciaria, e poi investiti in titoli subendo tra l’altro
delle ingenti perdite con
una gestione che il suo
avvocato ha definito
“disastrosa”. Questo fino
al 28 dicembre 2015. In
quella data Giombini
aveva chiesto di chiudere
il rapporto con la banca
sammarinese e il trasferimento
dei soldi presso
una banca di Perugia per
aderire alla voluntary
disclosure.

Per l’accusa quella regolarizzazione
di somme
era mirata a ripulire soldi
che non rientravano,
però, nella casistica della
voluntary. Per la difesa,
invece, il riciclaggio è
impossibile se c’è la richiesta
di regolarizzazione
del denaro. Così ieri
mattina in terza istanza,
i difensori di Giombini,
l’avvocato Achille
Campagna e l’avvocato
Sebastiano Stufano – che
ha sostituito il collega di
studio del foro di Milano
Vincenzo José Cavallaro
– hanno chiesto la revoca
del sequestro delle somme,
sostenendo che per le
finalità e caratteristiche
della voluntary disclosure,
Giombini non poteva
“ripulire” il denaro,
hanno quindi chiesto di
respingere l’ipotesi che
la voluntary possa essere
considerata uno strumento
di ripulitura del
denaro sporco. I difensori
hanno inoltre sostenuto
che dal deposito del 2006
alla richiesta di regolarizzazione
del denaro
avvenuta nel 2015, non
ci sia collegamento ed
hanno quindi sostenuto
che non ci sia continuazione
tra il deposito e
la successiva richiesta
di rimpatrio. I legali,
inoltre, sollevano anche
il principio di irretroattività
della norma penale.
Essendo stato depositato,
il denaro ritenuto illecito,
nel 2006 dallo stesso
Giombini, ed essendo
entrata in vigore la norma
sull’autoriciclaggio
nel 2013, questa per i
legali non sarebbe applicabile
a fatti precedenti.

Non dello stesso avviso,
evidentemente l’accusa.
Il Procuratore del Fisco
Roberto Cesarini ha
infatti affermato che l’accertamento
dell’inquirente
sammarinese è legato
alla liceità della provenienza
delle somme di
denaro, e non alle finalità
della procedura italiana.
A sostegno di questo ha
citato la recente sentenza
sui denari illeciti provenienti
dalla cosiddetta
Rottamopoli italiana.
Anche lì si trattava di
somme da rimpatriare
attraverso lo scudo fiscale.
Nell’aderire a questo
strumento l’imputato
“non ha affatto compiuto
una condotta doverosa,
bensì una condotta
conveniente e deliberata
nella prospettiva di poter
impiegare le somme senza
alcun vincolo, anche
sfruttando una comoda
opportunità fornita dalla
legislazione italiana. Per
l’ordinamento sammarinese
il passaggio del
denaro all’estero, quali
che siano le motivazioni
che l’hanno determinato,
integra già gli estremi di
una ulteriore condotta di
riciclaggio”, ha sostenuto
il Pf richiamando
la sentenza di appello.
Sulla irretroattività, il Pf
  ha sottolineato come la
fattispecie sammarinese
dell’autoriciclaggio sia
diversa da quella italiana,
dove si è ritenuto
di legare l’autoriciclaggio,
appunto, al reato
presupposto. La condotta
di riciclaggio così come
prevista sul Titano, invece,
è reato autonomo,
essendo sufficiente – ha
spiegato il Procuratore
del Fisco sulla base dei
giurisprudenza consolidata
– che il reato
presupposto sia previsto
come reato anche dall’ordinamento
sammarinese
nel momento della
contestata condotta di
occultamento, indipendentemente
dal tempo
in cui questo sia stato
consumato. Il Pf, inoltre,
ritiene fondato il timore
che nel corso del processo
le somme, se dissequestrate,
possano essere
sottratte all’eventuale
giudizio.
La decisione sul dissequestro
o meno della
somma spetterà al giudice
Lamberto Emiliani,
che ha annunciato emetterà
sentenza entro una
quindicina di giorni
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