L’informazione di San Marino
Restis, nuovi guai giudiziari per ex ambasciatore del Titano / Ad Atene accusato di essere a capo di un’organizzazione criminale. Negli Usa una sua denuncia per diffamazione bloccata per tutelare il “segreto di stato” / A San Marino l’attività dell’armatore legata all’indagine ancora aperta per la quale Podeschi e Baruca si trovano ancora sotto custodia cautelare ai domiciliari
Antonio Fabbri
Nuove vicende giudiziarie e nuovi guai negli Stati Uniti e nel suo paese d’origine, la Grecia, per l’armatore Victor Restis, ex ambasciatore di San Marino in Polonia e collegato anche alle più recenti indagini sulla tangentopoli sammarinese-conto Mazzini. In particolare il suo nome è emerso in maniera preponderante nell’ultima ordinanza dei Tavolucci, quella per la quale l’ex segretario di Stato Claudio Podeschi e Biljana Baruca sono ancora oggi sotto custodia cautelare ai domiciliari. La prima vicenda, quella che ha interessato un tribunale degli Stati Uniti, è del marzo di quest’anno. La seconda, con pesanti accuse da parte del tribunale di Atene, è più recente e risale a luglio. (…)
La vicenda americana Nel caso che ha visto impegnata la Corte Federale di Manhattan, Restis era la parte denunciante. Aveva infatti citato per diffamazione l’organizzazione non governativa United Against Nuclear Iran (UANI), Ong statunitense che si schiera contro il programma nucleare iraniano. I fatti risalgono a prima dell’accordo di Vienna del luglio scorso con il quale l’Iran ha rinunciato alla bomba atomica e questo ha visto come contropartita la revoca dell’embargo internazionale. Accordo caldeggiato da Obama, mlavisto da Israele, tanto che alcuni commentatori legano quanto accaduto in quel procedimento giudiziario, apparentemente banale, a questa intesa per la quale le diplomazie stavano lavorando. Difficile dire se la vicenda giudiziaria su un caso di diffamazione fosse legata ai delicati equilibri diplomatici per accordi internazionali in predicato. Vero è che a bloccare quel caso giudiziario, i cui esiti sono stati riportati anche dalla Cnn, è intervenuto il governo Usa, chiedendo al giudice distrettuale che si stava occupando del processo, Edgardo Ramos, di dichiararlo chiuso. Di fatto il Dipartimento di Giustizia è intervenuto nel procedimento – una denuncia fra privati – invocando la preminenza del “segreto di Stato”, cosa che permette al governo di arrestare controversie legali per proteggere informazioni sensibili per la sicurezza nazionale. Decisione che il giudice ha preso. Una chiusura del caso che ha visto contrariati i legali di Restis ed esultanti quelli della Ong.
La vicenda greca Più grave e pesante il caso che vede implicato l’ex ambasciatore di San Marino in Polonia nel suo stato di origine. Estorsioni, minacce, percosse e persino tentato omicidio sono le accuse mosse dalla procura di Atene a carico dell’armatore Victor Restis e del suo stretto collaboratore, Anastasios Palli, ritenuti dall’accusa a capo di un’organizzazione criminale. Il procuratore Helen Touloupakis ha condotto quella che i giornali ellenici hanno definito una maxiinchiesta. Le autorità giudiziarie hanno vietato all’armatore e uomo d’affari di lasciare il paese. Nel riportare pagine degli atti giudiziari i media di Atene scrivono che Victor Restis avrebbe guidato una orgnizzazione dellaquale facevano parte ex poliziotti e “buttafuori”. Questa organizzazione è accusata, appunto, di aver messo in piedi un sistema di estorsioni, minacce, percosse e addirittura un tentato omicidio. Nelle carte vengono descritti metodi duri applicati dall’organizzazione criminale per risolvere questioni di carattere economico.
Tra le vittime, alcune delle quali hanno denunciato episodi di violenza, c’è un avvocato che è stato picchiato. Ma non solo. La lista delle persone che hanno subito l’azione dell’organizzazione criminale vedrebbe nomi famosi nel mondo degli affari, stando a quanto riportano i media della Grecia. Intanto il difensore di Restis, Michalis Dimitrakopoulos, sottolinea che il suo assistito non ha nulla a che fare con gli atti che gli sono attribuiti dal pubblico ministero ed è fiducioso che la sua estraneità emergerà quando il caso sarà deciso. Il legale di Restis, tra l’altro, ha chiesto l’apertura di una inchiesta sulla fuga di notizie in una fase preliminare in cui gli atti del procedimento dovrebbero rimanere riservati. Pendente nei confronti di Restis c’è anche l’altra vicenda, quella dell’appropriazione indebita di buona parte del patrimonio della banca greca della quale la famiglia del facoltoso armatore è azionista e l’accusa di riciclaggio attraverso transazioni immobiliari e prestiti. In questo caso l’armatore, che era stato arrestato, pagando una sorta di cauzione a titolo di risarcimento è stato scarcerato lo scorso maggio. E’ tuttavia in attesa di giudizio su questo caso.
Il collegamento con San Marino E’ proprio questa indagine per appropriazione indebita e riciclaggio che lega Restis all’inchiesta sammarinese. Oltre al fatto che il facoltoso armatore era ambasciatore del Titano in Polonia, uno dei tanti del corpo diplomatico sammarinese che hanno poi avuto guai con la giustizia in casa e fuori, il suo nome compare infatti nell’ultima inchiesta legata alla tangentopoli sammarinese-conto Mazzini. L’accusa di Atene nei confronti di Restis ha riguardato l’appropriazione indebita e il riciclaggio di 5,8 milioni di euro della First Business Bank (FBB), un piccolo istituto finanziario ateniese in cui la famiglia Restis deteneva una quota del 64%.
Secondo le inchieste condotte dalla banca centrale greca e dalla magistratura, i fondi sono stati illegalmente trasferiti all’estero attraverso società off-shore. Le ricostruzioni degli inquirenti, questa volta sammarinesi, portano in Montenegro e sul Titano dove, attraverso investimenti di varia natura, dal settore immobiliare in hotel di lusso e resort, a quello del settore bancario e finanziario, si sarebbero messi in piedi i meccanismi di riciclaggio e restituzione dei milioni di provenienza illecita. Queste le tesi dell’accusa che conducono, secondo gli inquirenti sammarinesi, ai rapporti intrattenuti da Podeschi e Baruca con lo stesso Restis e con gli altri soggetti gravitanti attorno alle attività dell’armatore ed ex ambasciatore di San Marino.