09/10/2009 Consiglio Centrale della Democrazia Cristiana di San Marino, intervento di Marino Cecchetti

09/10/2009 Consiglio Centrale  della Democrazia Cristiana di San Marino, intervento di Marino Cecchetti

Consiglio Centrale  della Democrazia Cristiana di
San Marino,
intervento di Marino
Cecchetti

  

Tremonti
è stato molto duro a Rimini
con noi.

Bene hanno fatto i Segretari di Stato Mularoni e Gatti, a reagire a
quella sferzata, con le promozioni presso Moneyval
e Ocse.

Non è certo la prima volta che il nostro Paese entra in contrasto con lo
Stato di cui è enclave, cioè  che lo contiene. È successo con la stessa Italia,
ad esempio, nel 1874. Ed ancor prima con lo Stato Pontificio, ad esempio nel
1739.

E sempre in coincidenza con periodi di grave degenerazione della vita
interna della comunità sammarinese.

E si è vinto sull’esterno, tutte le volte, mettendo anzitutto a posto le
cose all’interno.

Che le cose all’interno, anche questa volta non siano a posto, ce lo ha
fatto osservare lo stesso Tremonti.

Ad esempio: le
triangolazioni per fregare l’Iva
. Quel problema è lì dagli anni Novanta. In
una delibera
congressuale degli anni Novanta
c’è scritto che gli autori delle truffe dei
liquori – maestri di triangolazioni – avrebbero dovuto versare allo Stato come
minimo 10 miliardi di lire a compensare i “gravissimi danni derivanti dalla
lesione dell’immagine e del prestigio della Repubblica nei confronti di altri
Stati, degli Organismi Internazionali e dell’opinione pubblica in generale”
.
 Parole sante. Ma senza seguito. Di fatto non pagano nulla. In fondo alla stessa
delibera, si accenna a  non meglio precisati interventi compensativi nel sociale
… Insomma,  quei tizi finiscono per essere trattati come  benefattori.

Ma c’è di peggio. Per aiutare   quei tizi  si è arrivati a modificare
il codice penale:
sono stati depenalizzati alcuni reati fiscali e societari,
onde evitare agli amici degli amici, forensi e nostrani, il fastidio
delle rogatorie
.

Stoppate le rogatorie, qui a San Marino i furfanti sono cresciuti in
numero e in spregiudicatezza.

Un esempio di questa spregiudicatezza: la Banca del Titano.

A cavallo tra il
2005 ed il 2006 i gestori
vi fanno fatto un buco da 30 milioni di euro. Il
governo, per non far fallire la banca, interviene  e contribuisce 
con oltre  metà
.

Ma senza
alcuna denuncia verso i responsabili
.

Dopo un paio d’anni dal crac i soci (anonimi), che hanno ricevuto tutti
quei soldi, all’improvviso vendono (
25 ottobre 2007) baracca
e burattini a nuovi soci (anonimi) a condizione che questi non
promuovano azioni legali contro di loro
.

È scritto tre volte nell’atto di cessione questo impegno dei nuovi
acquirenti, di non promuovere azioni contro i vecchi proprietari.

Insomma, i gentiluomini
della Banca del Titano,
si parano il fondo schiena.

Col consenso di Banca Centrale che è lì presente all’atto e quindi del
governo (il governo precedente le ultime elezioni).

Cinque
giorni dopo quell’atto
(31ottobre 2007), cioè cinque giorni dopo che i
gestori della banca si
sono messi al sicuro,
ecco che il governo si sveglia e decide che è arrivato
momento di sporgere denuncia.

Denuncia ovviamente ormai inefficace. Infatti
nessuno  va in galera.
Infatti nessuno restituisce un solo euro:  un solo
euro dei 500
euro sottratti a ciascuno di noi
. Non sappiamo nemmeno i nomi di chi li ha
presi, quei nostri soldi.

Non sappiamo nemmeno i nomi di quei signori. Sia  i venditori sia i
compratori (ma potrebbero essere gli stessi, potrebbero aver fatto un giochino)
sono nascosti dall’anonimato.

A San Marino è facile nascondersi dietro l’anonimato. Siamo maestri.
Abbiamo 548
società anonime
a disposizione. Cui si aggiunge un mezzo migliaio di società
immobiliari non meno blindate in quanto a riservatezza. Ed addirittura migliaia
di società srl, anche con quote intestate a società fiduciarie, e, per
sovrappiù, con quote detenute da società anonime di Paesi come  le Isole
Vergini, Panama, eccetera.

Insomma mezzi, stratagemmi ed opportunità  a non finire per il
 sottobosco politico affaristico di cui il Paese sembra essere  divenuto preda.
 Il Paese sembra essersi  tutto organizzato per questo tipo, si fa per dire, di
economia. Tanto che i governi che
si sono succeduti nell’ultimo decennio si sono guardati bene dall’entrare
a far parte, nel Consiglio d’Europa, del ‘Greco’,
il Gruppo di Stati contro la Corruzione: per evitare ispezioni, controlli,
eccetera, eccetera. Insomma noiosità.

Ed anche questo governo
ancora
sta studiando l’adesione a questo organismo.
Ma ancora non l’ha  fatto. E invece vi deve aderire subito. Ne va della sua
onorabilità. 

Non c’è speranza di salvare il Paese, se non si mette mano a questo stato
delle cose.

Non si può garantire trasparenza verso gli altri, nei rapporti con altri,
se non ce l’abbiamo in casa nostra, la trasparenza.  

E di trasparenza in casa nostra abbiamo un assoluto bisogno anche per un
altro motivo.

Il bilancio dello Stato è in sofferenza. Non è da escludere un aumento
delle tasse. Prima di lasciarsi mettere mano nelle tasche la gente vorrà sapere
se tutti pagano, come vengono spesi i soldi, eccetera. E non vogliono sapere di
anonimato, di Isole
Vergini
Panama,
eccetera. 

Insomma trasparenza. Trasparenza vera. Non quella finta, quella fatta per
gli altri,  come con la recente
legge sull’anonimato societario
.

Legge che perfino il giornale dell’Anis (che non mi risulta essere avere
una associazione di estrema sinistra), ha definito legge ossimoro. Cioè
contraddittoria. Anonimato
trasparente
. Come dire delinquente onesto.

Insomma, basta ambiguità.

E non solo verso l’esterno, dove i Tremonti potrebbero moltiplicarsi per
tutti i paesi che hanno fatto accordi con noi.

All’interno un bel segnale di cambiamento potrebbe essere quello, ad
esempio, di far partire una rogatoria in Lussemburgo per sapere in nomi dei soci
della Banca del Titano che si sono presi i nostri 500 euro.

Un messaggio che tutti nel Paese capirebbero. Un messaggio che tutti
 recepirebbero  come segnale vero che il cambiamento, vero,  è
iniziato.

Il cambiamento lo deve promuovere la Dc. Solo la Dc può farlo.

Solo la Dc, nel panorama politico sammarinese, ha ancora  radici  che
attingono da un sicura base di valori
non dissipatasi con la fine delle
ideologie.

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