14/12/1999 La depenalizzazione dei reati fiscali e societari

14/12/1999 La depenalizzazione dei reati fiscali e societari

La depenalizzazione dei
reati fiscali e societari

 

San Marino Oggi 14/12/1999 (Evasione fiscale e legge
aggirata
)

La seconda decade di luglio del 1997, per il
nostro paese, è stata veramente difficile. Ai confini la Guardia di Finanza. Sui
giornali italiani (con qualche eco oltralpe) il Titano additato come un covo di
contrabbandieri. Alcuni nostri concittadini fatti oggetto di scherno o peggio.
Ancora se ne sentono gli effetti girando per l’Italia.

Il blocco del 1997 è un nervo scoperto. Perché
toccarlo? Non certo per masochismo. Si è costretti da una constatazione. Il
nostro paese non si sta adoprando per riguadagnare la considerazione degli
italiani che, fra l’altro, sono i nostri naturali ambasciatori presso l’Unione
Europea. Al contrario, il governo si accinge ad allargare la casistica delle
depenalizzazioni dei reati fiscali e societari decise nel 1996. Non si può dire
che le depenalizzazioni del 1996 siano state la causa diretta ed immediata del
blocco della Finanza del 1997, ma esse, di certo, non hanno costituito un
deterrente per le operazioni truffaldine che quel blocco hanno provocato.

Un esempio di tali depenalizzazioni. Nel nostro
Codice Penale esiste un articolo (il 316) che prevede certe pene in caso di
“False comunicazioni” prodotte nell’amministrazione delle società. Ebbene nel
1996 il Consiglio Grande e Generale ha stabilito che detto articolo non si
applichi se le “False comunicazioni” sono finalizzate alla evasione
fiscale
! In aggiunta ha modificato anche l’articolo 389 per favorire, fra
l’altro, chi si presti ad agevolare l’altrui evasione! Questo
abbassamento della guardia verso l’evasione fiscale è arrivato proprio nel
momento in cui gli italiani si stavano sottoponendo a sacrifici enormi (esempio
tassa per l’Europa) per rientrare nei parametri di Maastricht ed erano
praticamente in ‘guerra’ contro gli Stati che avevano scommesso sulla loro
esclusione. In tale contesto scattò il blocco della Finanza.

Una decina di giorni fa si è avuto notizia dai
giornali che il nostro governo si accinge a modificare anche l’articolo 388:
“Fabbricazione e contrabbando di beni in frode del pubblico erario”. Verrebbe
depenalizzato, fra l’altro, il mancato pagamento della monofase su tutti i
beni importati in Repubblica
. Come dire: noi sammarinesi ci siamo così
calati nella parte di contrabbandieri che riteniamo opportuno che venga
riconosciuta – per legge! – una qualche tolleranza anche sulla evasione contro
il nostro stesso Stato.

Ora i guai provocati dal nostro reiterato
comportamento potrebbero essere ben peggiori del blocco della Finanza del 1997.
L’Unione Europea sta discutendo di armonizzazione fiscale. Venerdì 10 dicembre a
Helsinki solo per un soffio è stato mancato l’obiettivo (rimandato al più di sei
mesi). Lì, a quel tavolo, solo l’Italia può parlare per noi. Quell’Italia –
ahimè! – che, a sentire un esperto, il dr. Umberto Giovine (convegno di venerdì
10 dicembre, Teatro Concordia), già starebbe meditando di inserire San Marino
nella lista dei paesi verso i quali applicare il massimo rigore: per gli
operatori italiani, indeducibilità dei costi di operazioni fatte a San
Marino; per gli operatori sammarinesi, imponibilità totale dei dividendi
maturati in Italia.

L’Italia, per riuscire ad entrare nell’Euro, ha
dovuto dimostrarsi, a suo tempo, più virtuosa degli altri Stati, perché, a causa
del suo passato comportamento, aveva perso credibilità. Ora tocca a noi. Anche
quel che ad altri è concesso, anche in tema di depenalizzazioni, noi, ora, in
questi tempi, non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo prima riacquistare
credibilità. Anzitutto presso l’Italia, e poi, con l’aiuto dell’Italia, in
Europa.

In gioco non è solo la nostra economia.

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