San Marino “patria” dell’azzardo.
E la gente va in rovina
Nella case da gioco impazza Keno, una sorta di lotto. Ma si punta ogni 30 secondi. E i casinò mettono in crisi il governo
DAL NOSTRO INVIATO
SAN MARINO – C’è chi ha perso la casa. Chi ci ha rimesso la liquidazione. E chi è stato fatto interdire dai famigliari disperati. Le case da gioco di San Marino sono diventate una vorace macchina mangiasoldi e mietono vittime sulla riviera romagnola. Un uomo che vive vicino Rimini ha perso 180 mila euro in poco più di un anno. Ha dovuto vendere l’appartamento. Con l’aiuto di un avvocato cerca una via legale per recuperare qualcosa. Per questo il suo caso è sulla bocca di tutti. Ma molti altri rovinati dal gioco soffrono in silenzio. Bisogna affidarsi, secondo i carabinieri, ai «si dice».
USURA – E allora si dice che il ricorso all’usura è aumentato a causa delle perdite, si dice che il titolare di qualche piccola azienda è stato costretto a svendere tutto, si dice (ma è praticamente una certezza) che un signore si è giocato il suo albergo. Il gioco svuota anche le tasche dei sanmarinesi. E qui i dati sono un po’ più precisi. Giorgio Felici, un sindacalista, segnala le storie di «mariti e mogli divorziati dopo essersi giocato un patrimonio e di pensionati che hanno venduto la casa e ora vivono in affitto». I famigliari di qualche malato di gioco si sono rivolti al centro di salute mentale di Sebastiano Bastianelli.
IL GIOCO COME COME L’ALCOL – «Come l’alcolizzato – spiega il dottor Bastianelli – vive in simbiosi con la sua bottiglia, lo sguardo nel vuoto, così il giocatore si isola e rimane attaccato alla macchinetta infernale». Queste macchinette infernali sono piazzate proprio al confine col territorio italiano, a 15 chilometri da Rimini, nelle case da gioco Mixtere e Diamond. In una sala del Diamond ce ne sono più di cento, una attaccata all’altra, immerse nella penombra, così lo sguardo si concentra meglio sullo schermo luminoso. Si gioca di giorno e tutta la notte. La sala è piena, silenziosa come una chiesa e avvolta nelle nuvole di fumo, perché tutti spengono e accendono sigarette in continuazione. «Meglio non imparare», ci consiglia una signora che sta lì incollata da ore.
KENO – In realtà, c’è poco da imparare: il gioco è molto semplice. Si chiama «Keno». Consente giocate da 5, 10, 50 e anche 100 euro. Promette vincite fino a 500 mila euro. È come il lotto. Solo che al lotto si punta tre volte a settimana. Qui, ogni 30 secondi una nuova puntata. Si inserisce la banconota, sullo schermo compaiono 5 cartelle coi numeri. Si possono scegliere fino a 10 numeri. Segue immediata l’estrazione. E poi altra giocata, altra banconota. A San Marino il gioco è arrivato nel 2002. Un gruppo di svizzeri, con la scusa che in Italia aprivano le sale Bingo, proposero ai governanti della Repubblica del Titano di avviare un’operazione analoga. In realtà, insieme al Bingo sono stati introdotti black jack e macchine Keno che, secondo due perizie di tecnici italiani, sono tipiche dei casinò e perciò configurano in pieno il gioco d’azzardo.
STATO TITOLARE DELLA CASE DA GIOCO – Sommerso dalle polemiche perché San Marino rischia di diventare «la Repubblica dell’azzardo», il governo è andato in crisi in un paio di occasioni. Ma alla fine gli interessi sono prevalsi sugli scrupoli morali e da marzo scorso lo Stato sanmarinese è diventato titolare diretto delle case da gioco, liquidando 2 milioni e 900 mila euro agli svizzeri come buonuscita. Il consigliere di una lista civica, Marco Arzilli, è rimasto solitario oppositore delle macchine mangiasoldi. «Ho ricevuto minacce e perso amici», dice Arzilli. Forse ha perso anche la sua battaglia, perché è in programma l’apertura di altre tre case da gioco. La verità è che il turismo a San Marino è in crisi nera. Il panorama non basta più. Si cerca di attrarre i frequentatori della riviera con nuove emozioni. Ma influiscono sul governo anche le pressioni di due grandi società internazionali specializzate nell’azzardo, la Escor e la Casinos Austria. Herbert Vytiska, dirigente di Casinos Austria, dice chiaramente che aprirà un vero casinò a San Marino per usarlo come rampa di lancio verso l’Italia, «perché nel Nord Italia ci sono 5 milioni e mezzo di appassionati del gioco». Nel 2003, Umberto Calandrella, che allora era prefetto di Rimini, mandò al ministero dell’Interno un rapporto allarmante sulle case da gioco sanmarinesi e sugli italiani che vi andavano a farsi spennare. Come rimedio, venne piazzata al confine una squadra di guardie di finanza che impedivano il passaggio a chi portava somme elevate. Durò poco. San Marino protestò perché si formavano code di auto alla frontiera.
UNA MONTECARLO NEL CUORE DELLA ROMAGNA – Il sogno di diventare una Montecarlo nel cuore della Romagna, San Marino lo coltiva da tempo. Dopo la Seconda guerra mondiale aprì un vero casinò. Rimase in funzione un anno. Finché, nel 1950, l’Italia ne impose la chiusura. Si arrivò, nel 1953, a un accordo in base al quale San Marino rinunciava ai giochi d’azzardo e l’Italia, come risarcimento per i mancati introiti, gli versava 9 miliardi di lire all’anno. Ora, stranamente l’Italia non sembra preoccupata da ciò che sta avvenendo. Le uniche proteste le lancia il casinò di Venezia, seccato per la concorrenza ritenuta sleale.
Giornalista: Marco Nese
27 ottobre 2007
Questo articolo è stato tratta da CORRIERE.IT del Corriere della Sera