Beccari: “Il vaccino del Titano non si vende”

Beccari: “Il vaccino del Titano non si vende”
Beccari: “Il vaccino del Titano non si vende”
 

MARCO CAPPONI – Nella burrasca della campagna di vaccinazione europea, che sembra mettere sempre più a repentaglio le soluzioni condivise a livello comunitario, in molti guardano con interesse a San Marino. La minuscola Repubblica del Titano ha infatti deciso di utilizzare per le sue inoculazioni l’antidoto russo Sputnik V, in aggiunta agli accordi siglati con l’Italia per le forniture dei sieri comunitari. Recentemente il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato che sarebbero già pronte migliaia di dosi per gli italiani che vivono e lavorano nei pressi dell’enclave. Ma la realtà parrebbe un’altra, e la priorità del micro-Stato resta quella di inoculare l’antidoto alla popolazione nazionale. MF-Milano Finanza ne ha parlato con il segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari.

Perché avete optato per lo Sputnik V?

“San Marino ha individuato come strategia prioritaria quella di un canale di collaborazione con l’Italia che permane di ovviare al fatto che il Paese non può accedere al sistema di approvvigionamento come Stato membro dell’Ue. Quindi noi acquistiamo fino a 25 mila trattamenti attraverso l’Italia, che fa da mediatore all’acquisto. Questa procedura dovrebbe garantirci il fabbisogno interno, ma ha richiesto molto tempo, e quindi ritardi nell’avvio della campagna. Per questo motivo abbiamo esplorato altre soluzioni, tra cui lo Sputnik V, che aveva un ottimo feedback in termini di qualità”.

Un vaccino in vendita anche al di fuori del Paese?

“Per noi è prioritario risolvere la campagna vaccinale interna, e allo stato attuale non abbiamo, né rispetto allo Sputnik né agli altri vaccini, la disponibilità per vendere a nessuno”.

Quanti Sputnik avete ordinato, e quanti ve ne sono arrivati finora?

“Abbiamo ordinato 7.500 trattamenti che servono per il nostro fabbisogno. La notizia ha suscitato l’interesse di molti, ma deve essere chiaro che la vaccinazione è seguita dal sistema sanitario sammarinese, che ha sue regole e protocolli, diversi da quelli italiani. Siamo aperti però a collaborare con le realtà limitrofe tramite accordi di cooperazione tra sistemi sanitari”.

Esclusa quindi la suggestione di un turismo vaccinale.

“Come Stato terzo ed enclave dell’Ue abbiamo una condizione peculiare: siamo integrati ma siamo al di fuori della comunità, e in questa vicenda non è un vantaggio, perché non possiamo partecipare alle politiche comuni. Al contempo, però, abbiamo risposto a una nostra esigenza adottando una scelta strategica da Stato sovrano: abbiamo cercato il vaccino che ci serviva”.

Qual è la vostra timeline di ordini e vaccinazioni?

“La campagna è iniziata la scorsa settimana, quindi siamo ancora all’inizio. Ora dobbiamo mettere in sicurezza personale sanitario a fasce a rischio, a cui andranno le prime dosi di Sputnik e Pfizer-Biontech. Poi andremo avanti, presumibilmente con lo stesso passo degli altri Paesi Ue”.

Esiste un’agenzia del farmaco sammarinese incaricata dei vaccini?

“No, perché non siamo un Paese produttore. I farmaci che usiamo devono essere registrati da uno Stato o da un ente certificatore, che sia l’Era o la Fda. Per l’uso dei vaccini abbiamo adottato provvedimenti specifici per l’autorizzazione”. 

 

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