Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Arianna Ghinelli

Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di  Arianna Ghinelli

Non vanno a votare. Non conoscono la storia, non si occupano dei problemi del presente. Mirano a far carriera nel mondo dello spettacolo o nel calcio. Non sanno cosa sia l’impegno, rifiutano il sacrificio. Sono fragili, non sono capaci di rialzarsi dopo un fallimento…  

Ecco gli stereotipi più comuni quando si parla di giovani. Col risultato che la combinazione di tali elementi della narrazione moltiplica all’infinito la rappresentazione fino a creare un’apparente realtà. E se per una volta invece provassimo ad ascoltare la voce dei diretti interessati? 

Questa è la condivisione di conversazioni avvenute con ragazzi normali – ma davvero speciali – che hanno accettato di raccontarsi a viso aperto. Le domande sono state le stesse per tutti; ognuno di loro ha risposto in base alla propria personalità e alla propria sensibilità.  

Oggi protagonista è Arianna Ghinellistudentessa ventunenne di ingegneria edile – architettura.

 

Parte prima – Autoritratto    

Il racconto di te…

“Ho ventuno anni, sono una ragazza semplice e spontanea ed è questo aspetto del mio carattere che voglio evidenziare prima di ogni altra cosa. Sono una persona molto aperta e sincera, abituata a dire quello che pensa senza filtri né barriere; ritengo gli altri debbano sapere che io sono esattamente come appaio e da parte mia mi piace avere la certezza che gli altri siano sempre veritieri, perché solo in questo modo si possono costruire relazioni autentiche“.

Com’è la tua vita in questo momento? 

“È quella di una studentessa universitaria, al quarto anno (sono una “primina”, nata nel 2001) della Laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile – Architettura.  È una laurea un po’ particolare perché fa parte del vecchio ordinamento e alla fine rilascia due titoli, sia quello di ingegnere che quello di architetto. La scelta è stata influenzata dal mercato del lavoro attuale: in un primo momento infatti pensavo di iscrivermi ad architettura, che sentivo un po’ più affine al mio lato creativo; la realtà però a volte costringe ad accettare qualche compromesso e io l’ho trovato in questa scelta, proprio per avere maggiori possibilità in ambito lavorativo.

Ad oggi non sono per nulla pentita perché, anche se mi sono trovata a studiare materie molto tecniche, queste mi sono piaciute moltissimo ed ho scoperto che la creatività non consiste solo, come credevo, nella realizzazione artistica, ma anche nel trovare particolari soluzioni, nell’adottare un approccio personale alla risoluzione dei problemi. Questo corso di studi mi sta dando gli strumenti per divenire un progettista, un architetto che (come dice spesso un mio prof) si caratterizzi come una figura rinascimentale, completa, che si sa muovere in più ambiti, ha piena coscienza del proprio operato e dunque capisce meglio l’essenza di ciò che sta realizzando.

Da piccola non sognavo di fare questo: immaginavo che avrei fatto l’astronauta o magari l’archeologa …però tra i miei ricordi infantili ce n’è uno che forse si è rivelato premonitore: un giorno mentre costruivo un castello con scotch e cartone e volantini presi non so dove, mi si avvicinò mio nonno e mi disse: “Ma sai che tu secondo me un giorno diventerai un architetto?” e io, che non sapevo esattamente di cosa stesse parlando, risposi che no, mai, che era un brutto mestiere! Oggi invece non penso di aver fatto una cattiva scelta … certo sto cercando di capire cosa potrò fare dopo, ma adesso posso dire di essere felice del percorso intrapreso, anche se impegnativo.

Oltre a studiare faccio mille altre cose, attività sportive ad esempio, in particolare arti marziali, cosa che mi piace tanto perché è un’ottima valvola di sfogo. Poi mi piace cucinare, cucino una montagna di cose, sperimento continuamente nuovi piatti. Ed ho anche un sacco di piante e mi piace tantissimo l’idea di prendermene cura: sapere che è grazie a me che stanno bene, che diventano belle, rigogliose … è fantastico. È molto gratificante prendersi cura di qualcosa, è una bella sensazione …”

Quali sono (la o) le persone che ora contano di più per te? 

“In questo momento ho accanto tante persone davvero importanti per me: ci sono i miei amici, la mia famiglia, c’è il mio ragazzo… ognuno di loro ha un significato diverso ma ognuno costituisce un tassello di un grande mosaico che riempie i giorni che vivo; sono tutte persone importantissime che mi definiscono e mi rendono felice, dunque fondamentali”.

Esiste qualcosa o qualcuno per cui saresti disposto a lottare senza tregua?

“Mia madre qualche tempo fa mi disse questa frase: “L’unica persona con cui sarai costretta a convivere per sempre, sei tu stessa”. E dunque è per me stessa che lotterò sempre, per tutto quello che può rendermi felice, si tratti di persone o si tratti di giuste cause”.

Hai un modello di riferimento?

“No, non uno in particolare almeno. Comunque cerco di prestare attenzione a quanto c’è di meglio nelle persone che ho intorno”.

Quali esperienze particolari hai vissuto finora e ricordi con piacere?

“Non sono necessariamente particolari, o meglio lo sono tutte. I viaggi all’estero sicuramente, che adesso comunque sono abbastanza frequenti fra noi giovani, comunque li ricordo tutti con piacere. Ma non bisogna andare per forza all’estero per fare qualcosa che lascia il segno … anche recarsi a vedere una mostra d’arte a venti chilometri da casa può essere significativo. Nell’ultimo anno sono stata in molti posti diversi, ognuno mi ha arricchita, e mi piace tenerne traccia in un album di fotografie. Se dovessi scorrere quell’album troverei, tra le altre, delle pagine dedicate a una mostra di aquiloni a Cervia, che mi è piaciuta tanto. Mi ricordo di aver letto dei cartelli con le indicazioni su come si costruiscono e di essermi detta: “Bello, ne voglio realizzarne uno anche io!” Poi c’è stato un viaggio in Grecia dove mi sono trovata in mezzo a straordinarie architetture antiche e dove ho visitato il teatro di Epidauro, che volevo vedere da tantissimo tempo; tutte esperienze che mi hanno regalato qualcosa di importante”. 

Fino ad ora ti è mai capitato di scontrarti con quella brutta faccenda che si chiama “compromesso”? 

“Prima o poi, almeno una volta nella vita, capita a tutti. Mi è successo già più volte, una proprio nel momento della scelta degli studi, come ho già detto. O in alcune scelte di vita. Ma anche in famiglia o in altri ambiti. Io comunque non lo vivo come un fallimento o una rinuncia ma come un’opportunità, nel senso che a volte anche andare fuori da quelli che erano i piani originali può produrre qualcosa di inaspettatamente positivo”. 

Cosa pensi del tema del “merito” a scuola o in università? 

“Tema difficile. Non mi ci sono mai scontrata perché ho sempre avuto buoni voti a scuola o in università, questo grazie al fatto che affronto sempre le cose con un approccio positivo, cercando di farle bene prima di tutto per me stessa, per non disperdere tempo ed energie, andando in profondità. Tuttavia questo non garantisce sempre un voto giusto, magari a volte è più basso rispetto a quel che ci si può aspettare dopo un certo tipo di impegno. Tuttavia alla fine il risultato complessivo è positivo se c’è stato uno studio adeguato. Alle volte la differenza non sta tanto nei contenuti ma nel modo in cui vengono esposti“.

Come definiresti tu l’intelligenza?

“L’intelligenza ha varie sfaccettature, diversi ambiti: quello sociale, quello artistico, quello intuitivo, quello pratico, quello relazionale; non la si può relegare al fatto che una persona è “brava” a scuola.  Forse si potrebbe dire che chiunque sia “bravo” in qualcosa, sia una persona intelligente”.

Per realizzare un progetto conta di più la motivazione o la volontà? 

“Se dovessi rispondere senza pensarci direi subito la volontà. Ma è anche vero che se non c’è motivazione può venire a meno anche la forza di volontà”.

Pensi di dover dimostrare qualcosa o di non dover dimostrare proprio nulla a nessuno ma semplicemente di dover rendere felice te stesso?

“Non penso di dover dimostrare molto. Ci sono ambiti molto specifici in cui è necessario. Ma in ambito sociale potrebbe essere negativo, perché si lega ad un’ottica di confronto, del fare meglio di altri, può significare dover continuamente competere. Credo invece che si debba dimostrare quel che si sa fare bene e di cui ci si può sentire orgogliosi”.

E più in generale quale contributo ritieni di poter dare al mondo del futuro?

“Il contributo che spero di poter dare è legato alla dimensione etica del lavoro che farò, indipendentemente che si tratti della progettazione o di un ambito più tecnico: rispetto verso l’ambiente, attenzione alla sostenibilità; vorrei essere in grado di contribuire a costruire una coscienza legata al rispetto di quella che è la terra, ovvero la casa, il rifugio dell’umanità. Ricordo quando con gli aderenti ad un’associazione di Bologna sono andata a ripulire il centro storico dai rifiuti e ci siamo trovati persone che ci osservavano e ci elogiavano; dentro di me ho pensato: “Ok, grazie, ma potreste farlo anche voi …”; quello che speravo era di contagiare con la nostra passione gli altri. Anche i piccoli gesti contano”.

Tornare o andar via definitivamente da San Marino? … 

“Al momento non vorrei tornare. A San Marino si vive bene ma ai miei occhi è piccolo. Vorrei fare esperienze più vaste, non tanto nella speranza di maggiori opportunità lavorative ma per conoscere e confrontarmi con realtà diverse. Già Bologna per quanto non sia una grande città mi ha trasformata e allora mi chiedo come vivere ad esempio in un altro paese europeo o del mondo potrebbe cambiarmi, come potrebbe arricchirmi… Infine dopo aver conosciuto altre realtà vorrei poter scegliere dove fermarmi. Sono nella fase della vita in cui ho la possibilità di conoscere, sperimentare e per questo voglio vivere spazi differenti e più variegati, almeno per ora”.

 

Parte seconda – Macrocosmo e microcosmo

Cosa hai vissuto il periodo più duro del confinamento dovuto al covid?

Non l’ho vissuto male, grazie ad Internet per mezzo del quale ho anche recuperato tanti amici lontani che non vedevo da tempo. Ecco gli amici, anche se comunicavo con loro solo su internet, mi hanno aiutato. Poi mi ha aiutato curare il giardino con i miei, e ho cucinato tanti dolci, non è stato così pesante… Ho imparato ad apprezzare anche la tranquillità della vita casalinga, la quotidianità e le piccole cose, senza avere sempre quell’urgenza dell’uscire, dello stare fuori casa.

È innegabile comunque che mi è mancata tanto la libertà: quell’anno avevo appena iniziato a frequentare l’università a Bologna, ero nel pieno di nuove scoperte, di una nuova vita indipendente e autonoma, e sono dovuta regredire … Infatti la prima cosa che ho fatto, finito il periodo di quarantena, è stata tornare a Bologna; era il mese di luglio e mi sono ritrovata a fare un picnic al parco con gli amici, che finalmente potevo riabbracciare e vedere di persona, e mi è sembrato bellissimo nonostante il caldo infernale della città in quella giornata!“.

Argomento complesso: “vax” e “no-vax”

“Non vorrei che fosse un argomento complesso: io sono a favore dell’obbligo vaccinale. Quando un comportamento individuale mette a rischio altre persone, specie gli appartenenti alle fasce a rischio, gli immunodepressi, gli anziani… io non lo giustifico, mi sembra una scelta egoista. Se poi dottori, scienziati, dicono che è sicuro, anche se il tempo di sperimentazione è stato breve, non vedo perché dovrei andare contro chi ne sa più di me: io non sono un medico, non ho studiato medicina….”

Internet offre una montagna di informazioni che possono però anche risultare senza alcun filtro o selezione. Esercitare un controllo sulle fonti (spesso anonime) è difficile, così come distinguere tra verità e menzogna o tra oggettività e soggettività? 

“Quando leggo qualcosa su Internet che non mi torna, controllo. Il buon senso è lo strumento principale per orientarsi in questo magma. Internet è un posto difficile, fra tante informazioni le menzogne sono sempre in agguato; prima è necessario cercare siti autorevoli, affidabili, poi la prima forma di controllo è il confronto attraverso una molteplicità di fonti, anche se una garanzia assoluta non c’è mai. Del resto è un problema che nel mondo dell’informazione è stato sempre presente credo…”

Figure come quella dello scienziato, del medico, dell’insegnante sempre più spesso vengono messe in discussione, addirittura denigrate, perché tutti pensano ormai di essere in grado di reperire ogni sorta di informazione da soli e di essere in grado di giudicarne l’operato; come vivi tutto ciò? 

“Come dicevo prima credo che non vada mai dimenticata la conoscenza che deriva da una specifica ed adeguata preparazione professionale. Tutti possono avere opinioni, ma nessuno può pretendere di avere le stesse conoscenze di chi ha fatto studi specifici. Comunque la colpa non è tanto di Internet, ma di una presunzione del conoscere data dalla superficialità, che deriva dal racimolare tante informazioni da fonti differenti e non sempre attendibili”

La parola e l’immagine sono diventate un patrimonio a disposizione di tutti; tuttavia quello che potrebbe essere uno straordinario strumento di diffusione di idee e conoscenza come Internet finisce a volte col divenire un mezzo per alimentare odio e ignoranza. Come incoraggiare un uso appropriato ed utile del web? 

“Alla base di tutto ci deve essere un’educazione al dialogo e al confronto, che insegni ad esprimere correttamente la propria opinione e a rispettare quella degli altri. Ma anche ad un utilizzo critico di questo strumento dalle mille possibilità ma anche dalle mille insidie”.

Che cosa pensi degli ambientalisti “futuristi” che imbrattano opere d’arte o bloccano il traffico per attirare l’attenzione sui problemi del pianeta? 

“In realtà per quanto ne so le opere erano tutte dotate di vetro protettivo, quindi l’intento era solo quello di coprirle momentaneamente, di oscurarle, per porre l’attenzione del pubblico sul problema ambientale e far capire l’urgenza di affrontarlo. Questa protesta la appoggio. Ma creare disagi e pericoli col blocco delle tangenziali no, interferisce troppo sulla vita delle persone e non si sa quale catena di eventi negativi potrebbe causare. Credo invece siano importanti anche i piccoli gesti quotidiani che ciascuno può fare, dalla borraccia riutilizzabile invece della bottiglia di plastica, all’utilizzo di prodotti solidali; dalla raccolta differenziata, al comprare prodotti con meno imballaggi possibile…”

Come vedi questa tendenza alla “cultura della cancellazione” che sta prendendo piede anche nel nostro paese e rischia di rendere “fuorilegge” anche autentiche opere dell’ingegno umano, perché ritenute oggi “politicamente scorrette”? 

“Non sono d’accordo: è una forzatura. Voler eliminare certi contenuti significa negare il processo di evoluzione, la riflessione sul percorso attraverso cui si è giunti alle libertà e al rispetto attuali. Una soluzione potrebbe essere quella adottata da una casa cinematografica americana che nel presentare situazioni oggi ritenute discriminatorie, ha spiegato che non le riteneva condivisibili ma che le rappresentava com’erano per verità storica e per fare capire che ora fortunatamente non è più così”. 

Qual è il ruolo che ogni individuo può avere nella collettività in un tempo così duro come il nostro? Quali cambiamenti auspichi?

Non condivido questa affermazione secondo cui il nostro sarebbe un tempo duro: ogni tempo ha le sue complicazioni. In realtà il nostro tempo ha la caratteristica di offrire a tutti la possibilità di emergere, di esprimersi, di trasmettere e condividere idee e messaggi, e quindi è in realtà un tempo che offre grandi opportunità.

Io non mi aspetto niente di particolare dalla società. Spero invece di poter essere io a contribuire a migliorarla, con i miei ideali, col mio impegno, con il mio lavoro”

Giudica chi ti giudica … 

“Non mi piace essere giudicata né mi piace giudicare. E di certo non amo le generalizzazioni. A livello generazionale potrebbe sempre esserci uno scambio, e a chi ha qualche anno più di me vorrei dire che non dovrebbe focalizzarsi sulle proprie idee rigidamente, ma provare a considerare che i problemi del mondo ci riguardano tutti e si può cercare di risolverli insieme”.

 

Parte terza – Cosa ti passa per la mente se ascolti queste parole: 

Divertimento “È un termine che lascia spazio a molti equivoci quando si parla dei ragazzi. Io vado in discoteca con i miei coetanei per ballare, nessun problema, ma non è il mio svago preferito. Penso che anche la maggior parte dei miei amici si diverta in tanti modi normali … senza bisogno di “sballarsi”. La cosa che amo di più è stare insieme agli altri, scherzare, fare un gioco da tavolo, bere una birra accalcati attorno allo stesso tavolino o incontrarsi durante una pausa delle lezioni e ridere e scambiarci battute, girare per Bologna per andare a comprare i regali di Natale insieme e … ecco la parola chiave alla fine, anche per divertirsi, è “insieme”, senza chissà quale evento eclatante. Gli esempi negativi fanno sempre tanta notizia, ma credetemi non sono la normalità.

Moda “Non la seguo e non la creo. Metto cose che ho da anni per il semplice fatto che mi piacciono sempre, che mi ci sento bene dentro. Invece mi interessa la creatività dell’alta moda, quando è veramente creativa ed originale. Ci sono abiti di grandi stilisti che sono vere opere d’arte“.

Emarginazione “Implica mettere da parte qualcuno, isolarlo rispetto ad un gruppo, una maggioranza; ma credo che grazie alla sensibilizzazione portata avanti negli ultimi tempi le cose stiano cambiando in meglio“.

Pensiero “Un momento in cui possiamo essere da soli con noi stessi. Ciò che quando lo esprimiamo, rivela quello che siamo. Qualcosa che possiamo condividere o che ci differenzia dagli altri. Oppure un rimando a qualcuno o a qualcosa che sta nella nostra memoria. O può essere il pensiero critico, che ci allena a ragionare, a distinguere”

Dio Io non sono credente. Essere credente credo dia forza, faccia sentire sostenuti. Personalmente, anche se rispetto ogni forma di religione, fatico a figurarmi qualcosa che la mia mente non riesce a definire, che probabilmente è creato solo dalla mente degli uomini. Forse un giorno troverò qualcosa in cui credere, ma al momento non lo trovo affine al mio pensiero“.

Coscienza Individuale, collettiva… la coscienza di noi stessi, di ciò che facciamo. Vorrei che tutti fossero coscienti delle proprie azioni, in modo da essere consapevoli delle conseguenze di come agiscono“.

Pace ” In questo periodo è complesso parlarne. L’Ucraina, quel che accade alle donne in Iran, i diritti schiacciati in tante parti del mondo. La pace è una costruzione complessa di cui l’uomo non sembra essere ancora divenuto esperto. La pace può esistere solo se parte dal quotidiano e poi si ramifica in contesti sempre più ampi“. 

Dolore “ Tutti nella vita prima o poi ci hanno a che fare. Può essere un’occasione di crescita, se ne può ricavare un insegnamento; può aiutare a diventare più forti, nonostante faccia male“.

Gioia “Anche piccole cose possono dare gioia: sapere che qualcuno ha visto un oggetto, ti ha pensata e il giorno dopo te lo porta in regalo; rivedere dopo un po’ di tempo una persona che ami; ritrovarti con qualcuno che ti fa stare bene. In questo periodo la mia vita è piena di gioia, anche perché cerco di trovarla sempre, in ogni minuscola cosa”.

Ansia Ho a che fare abbastanza spesso con questa emozione negativa e non sempre riesco a gestirla. Me la provoca per lo più la mancanza di tempo per fare le cose bene come vorrei“.

Amore “Mi fa venire in mente la coppia, la condivisione. Ma amore è anche semplicemente volersi bene, capirsi, essere amici“.

Pudore Attitudine del carattere, un modo di porsi, la capacità di non mettere mai a disagio nessuno con parole o comportamenti“.

Uguaglianza-Disuguaglianza Dal punto di vista sociale la disuguaglianza è negativa. Dal punto di vista delle singole persone è un bene il non essere tutti uguali, la diversità arricchisce il mondo“.

Libertà “Davvero difficile da definire. Concetto molto personale. A volte condizionato anche dal luogo in cui si vive. Libertà dalle necessità materiali, dalle preoccupazioni, dai vincoli del potere, libertà di esprimersi o di scegliere…

Per terminare questa nostra conversazione cita una frase dal libro che più ti è piaciuto fra quelli che hai letto

 “Facciamo del nostro meglio per ereditare l’universo che ci aspetta; da soli, se sarà necessario, o insieme ad altri, se ci sono”. Isaac Asimov, “Civiltà extraterrestri” 

E infine un verso di un poeta o di un cantautore che secondo te ti rappresenta o in cui ti rispecchi 

“Well we’ll never be free/If our incarceration/Is a story we tell/A tale of invention/Is it personal choice/Personal conviction”

“Beh, non saremo mai liberi/Se la nostra incarcerazione/È una storia che raccontiamo/Un racconto di invenzione/È una scelta personale/Convinzione personale”

Franz Ferdinand, “Paper Cages”

 

Il prossimo appuntamento vedrà come protagonista Alberto Muratori.

A cura di Rosanna Ridolfi

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