Come vivono, cosa fanno, cosa pensano, cosa sperano i nostri ragazzi? Per tentare di dare una risposta a questa domanda Rosanna Ridolfi ha intervistato una serie di giovani sammarinesi.
Oggi la storia di Letizia Guidi
Parte prima – Autoritratto
Chi è Letizia?
Sono una ragazza di 28 anni, solare, abbastanza testarda, un po’ orgogliosa, che vede sempre “il bicchiere mezzo pieno”.
La mia formazione è di stampo umanistico: ho fatto lo Psicopedagogico a Rimini (il Valgimigli), la triennale in Scienze della Comunicazione a Bologna e la magistrale a Brescia, laureandomi al GeCo (un nuovo corso della Cattolica, sempre nel campo della comunicazione). Subito dopo la laurea magistrale ho fatto un’esperienza di studio e tirocinio di tre mesi a Dublino e poi sono rientrata in Repubblica.
Com’è la tua vita in questo momento?
Direi frenetica, ma felice. Mi ritengo molto fortunata, sia per l’educazione e il sostegno ricevuti dalla mia famiglia, sia per gli affetti che ho costruito nel tempo e che mi accompagnano nel mio percorso, dalle amicizie di vecchia data a quelle più recenti, alla vita sentimentale.
Con il passare degli anni ho iniziato a dare molto valore al mio tempo, dedicandomi solo ai rapporti che “mi insegnano” e che “valgono la pena” e sono davvero felice di tutte le persone che ho scelto di avere accanto.
Con il mio lavoro ho un rapporto di amore e odio. Faccio l’Account in un’agenzia di comunicazione, ovvero l’intermediaria. La mia è una figura che richiede empatia e capacità di ascolto: devo capire cosa desidera il cliente, tradurlo in modo chiaro all’agenzia, così che quest’ultima possa venire incontro nel miglior modo possibile alla richiesta; devo inoltre verificare che la proposta presentata dall’agenzia rispecchi il desiderio del cliente, il tutto nei tempi prestabiliti.
Il mio è un lavoro molto stimolante, che mi piace e mi dà tante soddisfazioni, ma che spesso mi porta via molto tempo e interferisce anche con la mia vita privata, al di fuori dell’ufficio.
Da cosa sono state guidate fin qui le tue scelte?
Le mie scelte sono sempre state guidate dai miei interessi, da ciò che mi riusciva meglio, dalle mie attitudini. Ho sempre potuto decidere di studiare quello che mi interessava, senza dover pensare troppo a cosa avrei fatto dopo, per questo mi ritengo una persona fortunata: si sceglie con tranquillità solo quando si sa che se si cade, c’è qualcuno che ci aiuterà a rialzarci.
Ad oggi posso dire che l’Università è servita principalmente ad aprirmi la mente ed essere curiosa, poi il lavoro vero lo si impara una volta che si entra in ufficio. Quello che cambierei dell’Università è proprio questo, la praticità. Servono più tirocini, più esperienze reali per capire veramente come potrebbe essere il proprio lavoro. C’è gente che studia per anni e si accorge con il tirocinio finale che non le piace quello che andrà a fare… bisogna prepararsi un po’ di più alla vita vera, una cosa detta e ridetta forse.
L’esperienza post laurea a Dublino penso sia stata una delle cose più belle che abbia fatto. Non mi sono mai sentita così viva, molto anche grazie alle amicizie che mi ero creata in casa e sul lavoro; non cambierei nulla di quel periodo (a parte le ultime settimane “rubate” dal Covid).
Come è stato l’ingresso nel mondo del lavoro? Le aspettative che avevi sono state corrisposte?
Il mio ingresso nel mondo del lavoro è stato particolare, forse un po’ un segno del destino. Sarei voluta tornare a lavorare in Irlanda presso l’azienda nella quale avevo svolto il tirocinio, che mi aveva fatto una proposta. Purtroppo la mia cittadinanza sammarinese non mi ha aiutata nella trasferta, per questo, dato il periodo complicato della pandemia, ho lasciato perdere e ho inviato il curriculum a due agenzie e ad un’azienda di mio interesse in Repubblica. Il giorno dopo l’invio, sono subito stata chiamata dall’agenzia per cui lavoro ora. Dopo un tirocinio di 6 mesi mi hanno assunta a tempo indeterminato.
Penso che a volte le cose accadano per un motivo e che forse dovevo arrivare proprio dove sono ora. Per il momento quindi sono felice, vedremo cosa mi riserverà il futuro.
Quando devi prendere una decisione di chi o che cosa ti fidi?
Chiedo pareri alle persone a me vicine e di cui mi fido, ma alla fine mi faccio sempre guidare dal mio istinto. Quando scelgo voglio essere la sola responsabile, non voglio “incolpare” nessuno dei risultati, belli o brutti che siano.
Per le scelte minori invece lascio sempre fare agli altri (il ristorante per la serata, cosa fare nel weekend ecc.): è come se tenessi tutte le energie per le scelte importanti.
Ti sei mai trovata di fronte ad un “non successo”? Come hai reagito?
Certo, è capitato anche a me. Non sopporto le persone che si piangono addosso, me compresa, quindi se fallisco penso solo: càpita, imparo e faccio meglio la prossima volta.
Nei momenti in cui sono giù ascolto sempre That’s Life di Frank Sinatra, mi dà sempre la carica giusta per rimettermi in gioco.
Cosa pensi del tema del “merito”?
Credo che nella scuola dell’obbligo il merito sia poco riconosciuto. Molto spesso dopo una serie di performance diventi un voto, che tu faccia meglio o peggio, quello resta. Io l’ho sperimentato “in positivo”, prendendo più di quello che meritavo pur essendo impreparata, ma anche all’opposto! All’università fortunatamente è diverso.
Credo che in ambito lavorativo i giovani siano molto apprezzati – soprattutto se hanno voglia di lavorare (cosa sempre più rara) – solo che devono costare poco. Ho fatto vari lavori mentre studiavo e in generale ho capito che il merito dal lato economico, viene riconosciuto quasi sempre solo “su segnalazione”. Le pacche sulle spalle si ricevono, ma se pensi che il tuo lavoro debba essere pagato di più sei tu a doverlo fare presente, o nessuno ti darà niente di sua spontanea volontà… almeno nelle mie esperienze.
Che definizione daresti dell’intelligenza?
Penso che abbia molto a che fare con la capacità di adattarsi, di capire bene sé stessi e i propri obiettivi e trarre il meglio dalle situazioni.
Esistono circostanze o persone che fanno scaturire in te la voglia di ribellione?
Non sopporto le persone con la mentalità chiusa, maleducate e che fanno discriminazioni. La “cattiveria” mi fa diventare matta.
Cosa ha il potere di renderti felice?
Tantissime cose semplici… stare bene con le persone che amo, un aperitivo con gli amici, un tramonto bello, un cane che mi fa la festa… basta poco! Purtroppo anche lo shopping, lo ammetto!
Le emozioni secondo te vanno manifestate o represse?
Le emozioni espresse nel modo giusto non sono mai un limite, ma una forza: siamo fatti di emozioni, è giusto mostrarle ma sempre nel rispetto degli altri e in modo maturo.
La felicità per un successo, l’approvazione per un lavoro che è stato fatto bene o il disappunto per uno che poteva essere fatto meglio… sono tutti stati d’animo che vanno manifestati per farsi conoscere, capire e aiutare a migliorare sia noi stessi che le persone che abbiamo attorno, sia nella vita privata che in quella lavorativa.
Il tuo rapporto con la tua terra, San Marino
“Odi et amo” anche qui… penso che San Marino sia una terra dal grande fascino e con tante potenzialità, ma al momento è un paese addormentato, così come i suoi abitanti per certi lati: molta apparenza e poca sostanza.
Sono molto felice di aver fatto esperienze fuori; a volte quando mi càpita di confrontarmi con certe persone, mi rendo conto di quanto siano “sedute” in questa realtà, che per certi aspetti è un mondo a parte rispetto a quello che c’è al di là del confine.
Quale contributo immagini di poter dare al mondo del futuro?
Penso che molto spesso ci sentiamo investiti di grandi responsabilità, cerchiamo sempre di dare un senso più grande a quello che facciamo. Mi tranquillizza molto pensare che in realtà siamo piccoli, così come i nostri problemi e quello che facciamo.
Ovviamente dobbiamo sempre cercare di fare il meglio che possiamo, per il pianeta e per chi abbiamo vicino. Se tutti facessimo così e ognuno si impegnasse “nel suo piccolo”, sicuramente vivremmo in un mondo migliore e lo lasceremo meglio di come lo abbiamo trovato. Il mio unico obiettivo quindi è quello di provare a vivere bene, con rispetto del tempo che mi è stato dato, cercando sempre di rendere la vita migliore alle persone che ho vicino e insegnando lo stesso ai miei figli, se ne avrò.
Parte seconda – Macrocosmo e microcosmo
Ti invito ad affrontare temi d’attualità attraverso alcune figure di donne contemporanee.
1-Di recente Federica Pellegrini in un suo libro ha parlato dei disturbi accusati, da adolescente e non solo, nel rapporto col suo corpo: bulimia e dismorfia. L’ossessione per la perfezione, indotta da media e social, produce spesso profonde forme di disagio nei giovani. Come aiutarli a fare pace col proprio corpo, convincendoli che non è necessario essere perfetti, che ognuno ha valore al di là degli stereotipi di moda?
Penso che la cosa principale da capire e da “far capire” sia a cosa si voglia davvero puntare nella vita. Ci sarà sempre qualcuno più bello o più intelligente di noi. A voler essere “il più” in qualcosa molto spesso si finisce insoddisfatti e frustrati a furia di competere con il mondo. Ciascuno deve capire quali sono i propri punti di forza e puntare su quelli, cercando sempre di migliorarsi, senza voler essere per forza “il meglio” in assoluto.
Inoltre sono convinta che a volte i piccoli difetti ci rendano noi stessi, diversi dagli altri. Mi chiedo: se potessimo scegliere come vogliamo la bocca, o il naso ecc. avendo più o meno tutti in mente gli stessi canoni, usciremmo dalle mani del chirurgo tutti uguali? Come sarebbe possibile sentirsi belli, quando di pienamente nostro resterebbe ben poco?
Credo che questi siano problemi secondari, che nascono quando non ci sono altri disagi più grandi di cui doversi preoccupare. Se ci penso mi fa arrabbiare il modo in cui “problemi minori” finiscano per rovinare la vita delle persone… credo che la soluzione sia avere una visione più ampia, per capire effettivamente quanto peso dare ai problemi e come poterli risolvere al meglio.
2-Di recente due donne, Meloni e Schlein, su fronti opposti, hanno raggiunto posizioni importanti: l’una come leader del suo schieramento e poi come premier del governo italiano, l’altra come segretaria di un partito con largo seguito. Cosa pensi di loro?
Penso che siano due figure che incarnano in modo diverso l’essere donna. Non c’è un modo giusto o uno sbagliato, ritengo che ciascuna abbia la propria sensibilità.
Quello che è certo è che la Meloni ha sempre sposato il concetto di famiglia tradizionale e cristiana, la Schlein, essendo dichiaratamente lesbica, apre un capitolo diverso per la figura femminile, in politica e nella società.
Quel che mi rende davvero felice però è che stiano aumentando le donne che ricoprono ruoli di potere e rappresentanza in Italia: il percorso è ancora lungo, ma intanto abbiamo iniziato a camminare!
3-Anabel Montes Maier ha lavorato per più di sette anni come volontaria di una ONG salvando migranti in mare: si è dimessa affermando di non sopportare più la tensione emotiva dovuta alla vista di tanto dolore, né l’odio nei confronti delle organizzazioni e dei volontari. Qual è il tuo pensiero sull’argomento?
Riguardo a coloro che prestano soccorso ai migranti in mare posso solo dire che ritengo il loro lavoro fondamentale. Purtroppo se si trovano ad operare in condizioni discutibili è a causa della scarsa cultura e della disinformazione. Le persone non sono sacchi di sabbia. Se ci si trova ad essere insultati o odiati perché si ha una coscienza e si presta aiuto a chi è talmente disperato da fuggire dalla propria terra in modo disumano (rischiando la vita) il problema è di chi parla senza pensare, non di chi aiuta.
Quanto alla volontaria citata, se in un contesto simile il suo lavoro ormai la faceva stare troppo male, penso abbia fatto la scelta giusta. Ci sono persone che sono in grado di fare determinati lavori senza “portarseli dietro” una volta che hanno staccato e altri invece che continuano a “sentire” il dolore dovunque vadano. Allora se il rischio è di perdere sé stessi è meglio fermarsi.
A margine delle prese di posizioni contro l’immigrazione qualcuno di recente in Italia ha parlato anche di rischio di “sostituzione etnica” …
Mi dispiace che ci siano persone che ragionano in questo modo. Se temono che gli immigrati possano diventare più degli italiani forse più che demonizzare l’immigrazione dovrebbero chiedersi perché sono sempre meno i giovani disposti a fare figli, o allo stesso modo, perché molti preferiscano andare a farsi le proprie esperienze fuori e finiscano per crearsi una famiglia altrove.
Di recente ci sono state manifestazioni di protesta di studenti universitari contro gli affitti esorbitanti loro richiesti, che di fatto diventano una negazione del diritto allo studio; qual è stata la tua esperienza in merito?
È capitato anche a me di trovare case molto costose. A Bologna infatti ho sempre vissuto in doppia. Sicuramente era pieno di proprietari che cercavano di sfruttare gli studenti, cosa che mi ha sempre lasciato molta amarezza: penso sia assurdo cercare di “fare i soldi” sulle spalle di ragazzi che vanno fuori a studiare.
In “Magistrale” a Brescia sono stata molto fortunata perché ho trovato un’occasione e in singola pagavo la stessa cifra che pagavo a Bologna in doppia.
Visto che con il passare degli anni gli affitti sono diventati sempre più costosi, è giusto che siano prese delle misure a tutela dei giovani, oppure la possibilità di studiare diventerà un lusso riservato a pochi.
L’invadenza dell’Intelligenza Artificiale nella vita degli umani, sta portando anche gli scienziati a riflettere sulla necessità di elaborare un codice di condotta e di seguire, nella costruzione dei sistemi, una via etica incentrata sulle famose tre H: helpful, harmless and honest (utile, non dannoso, onesto). Sarà possibile secondo te?
Penso che l’uomo sia famoso per la sua “arroganza” nel pensare di poter mantenere il controllo. Se a guidare sarà seriamente l’etica delle 3H, sicuramente l’intelligenza artificiale potrà portare più bene che male; mi chiedo solo se sarà effettivamente così o se entreranno in gioco altre dinamiche.
E nella tua vita che peso ha l’IA?
Al momento sul lavoro non la utilizzo e nella vita privata ancor meno, se non ogni tanto “Siri” in macchina. A tratti penso sia estremamente utile, (mentre guidi ad esempio basta chiedere al telefono di effettuare una chiamata piuttosto che distrarti dalla strada per digitare), dall’altra parte mi chiedo sempre quanti dati/informazioni possiamo rilasciare senza nemmeno accorgercene (la classica paranoia di Alexa che ti ascolta ecc.).
Per il lavoro, penso possa accorciare determinati processi che in genere richiederebbero più tempo, ma penso (e spero …) che la componente umana resti fondamentale per la creatività e la verifica delle fonti.
Chi come me ha vissuto, seppure non in prima persona, le tragedie di Chernobyl e Fukushima ha ancora molte riserve all’idea della riapertura e all’ampliamento delle centrali nucleari, mentre sento spesso che voi giovani avete un atteggiamento diverso …
In effetti anche io penso che, nella giusta misura, con le giuste precauzioni, l’uso delle centrali nucleari per produrre energia non sia da demonizzare.
Gli ultimi disastri avvenuti in Emilia Romagna dimostrano che l’emergenza climatica è un fatto concreto. Quale forma di protesta ritieni più adeguata a sensibilizzare le persone e smuovere l’immobilismo politico?
Ci sono persone che ancora non fanno la differenziata “perché tanto non serve, l’immondizia alla fine la buttano tutta assieme” … credo che vada fatta appunto sensibilizzazione e informazione, non tanto lotte. La gente che lancia vernici sulle opere pubbliche o che si incolla sulla strada non aiuta nessuno, anzi, forse ottiene il risultato opposto. Sinceramente penso che le nuove generazioni abbiano ben chiara la situazione ambientale e che siano anche molto più attente e sensibili. Forse parliamo di un problema per cui vanno sensibilizzate soprattutto le vecchie generazioni…
Come declineresti il concetto di “sostenibilità”?
Compensazione: prendere e restituire alla natura, con rispetto.
Coppie arcobaleno e maternità surrogata, il tuo pensiero …
Tema molto delicato.
Penso che la scelta di diventare genitori debba essere un atto di amore incondizionato verso un’altra vita. Sono quindi pienamente d’accordo con le famiglie arcobaleno quando scelgono di adottare e dare un futuro migliore a bambini che hanno avuto una nascita o un’infanzia sfortunata. L’amore è amore, qualunque tipo di famiglia ci sia alle spalle.
Altrettanto non posso dire della maternità surrogata, che mi sembra un “voler ad ogni costo un bambino tutto mio”. Penso che molto spesso quando le persone scelgono di diventare genitori ci sia in questo gesto anche una componente egoistica: il voler vedere parti di sé nel nuovo nato, il volerlo crescere sin dai primi giorni di vita… Ma se la natura non è dalla nostra parte perché non siamo fecondi o siamo una coppia gay, a quel punto il gesto d’amore più grande che si possa fare secondo me è l’adozione, non forzare le cose per ottenere quello che vogliamo.
Da cosa dipende secondo te una buona qualità della vita delle persone?
Innanzitutto dal capire cosa rende veramente felici: molto spesso, per una serie di dinamiche, ci troviamo ad inseguire cose che, una volta raggiunte, scopriamo non essere veramente quelle che vogliamo: dalla promozione sul lavoro alla necessità di comprare assolutamente “quella cosa” per poi, dopo aver ottenuto quello che volevi, accorgerti che “non sa di nulla”.
Se si riesce a capire cosa rende veramente felici, poi bisogna aver chiari gli obiettivi da raggiungere per ottenerla e quindi vivere bene. Ad esempio se ci accorgiamo che stare più tempo in famiglia è quello che ci fa stare meglio, allora dovremmo preferire un lavoro part time, anche a costo di una vita più “spartana”. Magari arriveremo a chiederci a che serve lavorare il doppio per avere più soldi, se poi non riusciamo a goderci il tempo con le persone che amiamo…
Come definiresti il termine “cultura”?
Penso che la cultura non sia solo ciò che impariamo a scuola ma parte della “forma mentale” che acquisiamo nel corso della nostra vita; è intrecciata alla storia, anche quella personale, va “salvaguardata” e tenuta sempre a mente per non perdere le proprie origini; capire gli altri (a volte conoscere la cultura di una persona aiuta a capire il perché abbia una sensibilità di un certo tipo o meno). Ovviamente non deve diventare un “tramandare” sterile… un po’ come la religione; per essere accettata e non apparire come una cosa “calata dall’alto” deve essere resa attuale e “aperta”, per evolvere e adeguarsi alla modernità… poi ovviamente ogni cultura è a sé. Dal dialetto al modo di vestirsi, alla sensibilità a certi argomenti ecc.
Parte terza – Cosa ti passa per la mente se ascolti queste parole:
Ribellione
Dittatura/Iran.
Penso alle rivolte, alla danza e alle donne senza Hijab.
Emarginazione
Bullismo.
Coscienza
Senso di colpa/giudizio.
Quello che faresti ma che sai di non poter fare.
Dio
Speranza, contro la paura che non ci sia nulla dopo la morte…
Compromesso
Crescita insieme.
Speranza
Malattia – guerra.
Penso alle cose che non possiamo direttamente scegliere e per cui serve solo sperare.
Pace
- Una sorta di oasi, un luogo naturale isolato e bellissimo, in cui stare soli, lontani dal caos e dai doveri.
- Guerra
Amore
Penso al mio moroso (ma non diciamoglielo!).
Pudore
Paura del giudizio altrui.
Cita una o più frasi dal libro che più ti è piaciuto fra quelli che hai letto
“Ti dico una cosa che può sembrarti banale. Fino a quando attribuirai fuori di te la causa delle tue lamentele, poco e niente potrà cambiare… Cambia solo chi vuol cambiare. E talvolta lamentarti è solo la strada più semplice per evitare di agire.
Ma se sei disposto a guardarti dentro, allora capirai che molto del tuo dolore lo stai scegliendo. Magari con una non scelta… La riappropriazione dell’origine della responsabilità delle tue emozioni, ti permette di scoprire un potere a volte dimenticato: la possibilità di decidere sempre. E allora oggi cosa scegli?”
“L’ora o il mai più” di Oscar Travino
(Non è uno dei miei libri preferiti, ma amo le frasi … forse il mio libro preferito è “Novecento” di Alessandro Baricco).
E infine un verso di un poeta o di un cantautore che secondo te ti rappresenta o in cui ti rispecchi
“I’ve been a puppet, a pauper, a pirate, a poet
A pawn and a king
I’ve been up and down and over and out
And I know one thing
Each time I find myself
Flat on my face
I pick myself up and get
Back in the race”.
“Sono stato un burattino, un poveraccio, un pirata, un poeta
Una pedina e un re
Sono stato su e giù e sopra e fuori
E io so una cosa
Ogni volta che mi ritrovo
Schiacciato sulla mia faccia
Mi riprendo e torno
Di nuovo nella corsa …”
Frank Sinatra, That’s life
A cura di Rosanna Ridolfi.