Cdls: a difesa del contratto industria

Cdls: a difesa del contratto industria

Il contratto industria difende salari e occupazione
SAN MARINO 5 OTTOBRE 2012  “Il contratto industria restituisce reddito a chi lavora ed è un passo importante per la tenuta sociale e occupazionale del Paese, l’unica risposta concreta in questi anni di crisi durissima”. La Federazione Industria della CSU ha iniziato il lungo ciclo di assemblee nelle fabbriche per discutere il rinnovo contrattuale.
Sotto i colpi della recessione a San Marino  sono crollate storiche peculiarità economiche come il segreto bancario e l’anonimato societario, a cui sin aggiungono gli effetti devastanti dell’ingresso nella black-list. “Un vero e proprio cambiamento di sistema che richiede coraggiose risposte di sistema”, afferma  il segretario industria della CDLS Giorgio Felici.
Per questo il contratto sottoscritto a luglio non è un contratto qualsiasi, ma risponde a una fase storica completamente diversa dal passato. “E’ un  contratto di sistema -continua Felici- che vuole mettere a disposizione delle imprese gli indispensabili strumenti per rispondere alle esigenze dei mercati e offre ai lavoratori la possibilità di una maggiore partecipazione ai processi di cambiamento che le imprese devono affrontare. Il contratto serve a difendere l’occupazione e ad aprire la strada a nuovi investimenti e a nuovi processi produttivi, di cui il Paese ha assolutamente bisogno”.
Dopo 4 anni di stallo e una pesante caduta dei consumi interni, il punto fondamentale dell’accordo “è quello di restituire reddito alle buste paga con aumenti del 3% per quest’anno e complessivamente del 3,5% per il prossimo biennio”, sottolinea il segretario FLIA-CDLS .
Quanto al capitolo orari, l’intesa raggiunta “ferma la deriva imposta dalla aziende sull’allungamento dei tempi di lavoro, tra l’altro non retribuiti. Il contratto unico,  con regole precise che valgono per tutti, pone quindi fine alla discrezionalità e alla disparità di trattamento dentro le aziende ”.
E sempre sul fronte orari Felici è netto: “Per la stragrande maggioranza dei lavoratori del settore privato non cambierà nulla: si continuerà a lavorare 37,5 ore settimanali”.
Le 39 ore sono un opzione, non la norma. ”Non ci aspettiamo certo una fuga verso questo regime orario, il concetto a cui ci siamo ispirati è che a più produttività deve equivalere a stipendi più alti. Che è una regola universalmente accettata. Per questo l’opzione 39 ore prevede precisi vincoli e una contropartita economica del 4% in più di aumento, oltre a quelli già stabiliti dal contratto ”.

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